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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Alessandro TichAlessandro Tich
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Politica

L'autonomista Elena

“Maggiore autonomia col referendum popolare della Regione Veneto.” La svolta federalista dell'assessore regionale all'Istruzione Donazzan, “nazionalista e patriota” nonché vestale politica del Tricolore

Pubblicato il 12-01-2017
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Incredibile ma vero. Elena Donazzan sostenitrice dell'autonomia del Veneto.
Sì, proprio lei: la “nazionalista e patriota” (parole sue, postate su Facebook), paladina dei valori e dell'identità nazionale, vestale politica del Tricolore.
In realtà il suo attuale partito, Forza Italia, già da tempo ha sposato la causa dell'autonomia regionale in contrapposizione alla riforma costituzionale proposta dall'allora governo Renzi e oggetto del Referendum dello scorso 4 dicembre. E già all'indomani del Referendum, in un'intervista rilasciata al “Gazzettino”, la stessa Donazzan aveva lanciato il suo anatema contro il centralismo romano e dichiarato che “solo il federalismo differenziato può salvare l'unità dello Stato italiano”, riconoscendo al Veneto “le esigenze specifiche e quindi autonomia amministrativa e finanziaria”.

Elena Donazzan: "Autonomia per la continuità didattica." Fonte immagine: Facebook

Roba che neanche i leghisti.
Ora la pasionaria di Destra di Pove del Grappa, nel suo ruolo specifico di assessore regionale all'Istruzione, rilancia la sua posizione a sostegno della causa. Prendendo spunto dal caso - che ha trovato ampio spazio sui quotidiani anche nazionali - del docente di Diritto dell'Istituto Tecnico Industriale “Severi” di Padova messosi in congedo sin dal primo giorno dell'anno scolastico e rientrato a scuola all'improvviso, alla vigilia delle vacanze di Natale, per un solo giorno. Per poi ripresentare domanda di congedo a partire dal 9 gennaio.
Così facendo, il geniale professore ha interrotto la supplenza che era svolta da una insegnante motivata, preparata e apprezzata dagli studenti, costringendo l'istituto a rimettersi alla ricerca di un nuovo sostituto, scorrendo le graduatorie.
Il “giochetto” del docente di ruolo rientrato in cattedra per un solo giorno ha provocato il risentimento della preside del “Severi” Nadia Vidale, che ha scritto una lettera al professore, inoltrata anche alle famiglie degli studenti e pubblicata dal “Corriere della Sera”.
Nella lettera la dirigente scolastica ripercorre le difficoltà nella ricerca di un supplente, riuscendo finalmente, in data 2 dicembre, a trovare come sostituta “una giovane docente, entusiasta e coinvolgente” grazie al cui impegno “gli studenti erano contenti e i genitori confortati”.
“Ma l’ho licenziata il 22 dicembre - scrive la preside -. In obbedienza al suo superiore diritto di occupare quel posto, in quanto docente titolare. E, finalmente, il 23 dicembre, il giorno prima delle vacanze di Natale, lei si è presentato alle classi. Professore, io mi impegno a trasmettere le sue parole ai ragazzi e ai loro genitori che, insieme a me, si chiedono: cosa è venuto a fare?”
Parole forti che trovano il plauso della Donazzan, che della dirigente scolastica apprezza “l'indignazione e il coraggio”, ponendo “non solo un problema di coscienza e di deontologia alla classe docente” ma sollecitando anche “governo e parlamento ad interrogarsi e ad affrontare il problema del reclutamento docenti e della gestione delle supplenze, che incide profondamente sulla qualità della nostra scuola”.
“Un problema, quello della qualità e della continuità didattica - ricorda l'assessore veneto all'Istruzione -, che è al centro della proposta di maggior autonomia che la Regione del Veneto intende portare avanti nel corso del 2017 con il referendum popolare.”
“Scuola e formazione - aggiunge - sono uno degli ambiti privilegiati in cui la Regione intende rivendicare maggiori forme e condizioni di autonomia. Poter scegliere gli insegnanti migliori, garantire dal primo giorno di scuola la docenza e la continuità didattica sono obiettivi raggiungibili: basta modificare la legge, collegando la programmazione dell’offerta scolastica ed i concorsi per i docenti al reale fabbisogno delle scuole.”
Ergo, come sottolinea la patriota Elena: “La lettera di una preside coraggiosa rimette al centro la continuità didattica. Norme da cambiare, per questo chiediamo l'autonomia.”

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