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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Dalla Russia con livore

L’Ermitage nega il prestito della “Maddalena Penitente” di Canova ai Musei di Forlì. Un problema che si riflette sull’organizzazione della mostra “Canova e l’Europa” per il Bicentenario Canoviano a Bassano

Pubblicato il 11-03-2022
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La notizia è di oggi e arriva dai Musei di San Domenico di Forlì.
Un nome già noto ai più assidui lettori di Bassanonet. È ai Musei di San Domenico nella città emiliana, infatti, che è conservata la statua in marmo della Ebe di Antonio Canova, il cui gesso restaurato è esposto nella mostra “Canova Ebe” in corso al Museo Civico di Bassano. Un intervento di ripristino del gesso semidistrutto dal bombardamento alleato su Bassano del 24 aprile 1945 che è stato reso possibile proprio grazie alla collaborazione dei Musei forlivesi, che hanno messo a disposizione la corrispondente scultura in marmo per la sua scansione in 3D. Operazione necessaria, quest’ultima, alla ricostruzione tecnologica delle parti mancanti del gesso bassanese tramite la tecnica dell’ingegneria inversa.
La notizia odierna riguarda ancora Canova e riguarda la Russia, Paese in guerra con l’Ucraina e in rottura con l’occidente, che detiene alcuni tra i marmi più noti e più preziosi del sommo scultore neoclassico di Possagno.

Antonio Canova, ‘Maddalena Penitente’, San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage (fonte immagine: ilbolive.unipd.it)

Ed è una situazione che si riflette, specularmente, sui problemi organizzativi - a loro volta conseguenti agli attuali rapporti interrotti tra Italia e Russia - della mostra-evento “Canova e l’Europa” in programma il prossimo autunno a Bassano del Grappa per il Bicentenario Canoviano.
Ma prima di andare a Forlì facciamo un salto a San Pietroburgo.
Come è noto dalle cronache internazionali, a seguito delle sanzioni imposte alla Russia il Museo Statale Ermitage, su direttiva del Ministero della Cultura russo, ha richiesto alle istituzioni museali italiane interessate la restituzione delle opere d’arte di sua proprietà che attualmente sono esposte in prestito in mostre allestite sul territorio italiano.
Tra queste: la Giovane donna con cappello piumato di Tiziano, in mostra a Palazzo Reale a Milano e la Giovane donna di Picasso, esposta presso la Fondazione Alda Fendi - Esperimenti di Roma. Le sole Gallerie d’Italia di Milano, nell’ambito della mostra Grand Tour. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei, devono restituire all’Ermitage la bellezza di 23 opere. Compresa anche una scultura di Antonio Canova: il Cupido alato.
E se da una parte si richiede il rientro a San Pietroburgo delle opere d’arte temporaneamente in Italia, dall’altra è altrettanto inevitabile e anzi ovvio che dall’Ermitage, ovvero dallo Stato russo, non vi sia attualmente alcuna volontà di concedere ulteriori opere in prestito. La Fondazione Ermitage Italia - presieduta da Maurizio Cecconi e centro di passaggio obbligatorio per tutte le iniziative culturali promosse nel nostro Paese in collaborazione con la grande istituzione museale russa - ha comunicato di aver “sospeso le relazioni con il Museo Ermitage” e che “non verranno chiesti né concessi prestiti o attività che coinvolgono lo Stato, ma verranno mantenuti tutti i rapporti con i curatori, gli studiosi e i responsabili dell’Ermitage”.
Sono le prime conseguenze di quella che è già stata definita la guerra “artistica” di Mosca all’Italia. Dalla Russia con livore.

E arriviamo, finalmente, a Forlì. I Musei di San Domenico sono la prima “vittima”, per così dire, del nuovo corso del Museo di Stato di San Pietroburgo che da ieri ha bloccato il prestito di capolavori in uscita dalla Russia.
Il prossimo 27 marzo è infatti in programma l’inaugurazione della mostra “Maddalena. Il mistero e l’immagine”, dedicata alle rappresentazioni nell’arte di Maria di Magdala, ovvero Maria Maddalena, con ben 200 opere in esposizione.
Ma quattro capolavori richiesti in prestito per l’occasione non arriveranno in Italia, perché di proprietà dell’Ermitage che ne ha negato il trasferimento. Uno è il celeberrimo marmo della Maddalena Penitente di Antonio Canova. Gli altri tre sono altrettante tele del Domenichino, di Lefebvre e di Pietro da Cortona.
La direzione artistica della mostra ha già fatto sapere di aver rimpiazzato le quattro opere mancanti con altrettante opere sostitutive, ma resta l’amaro in bocca per la situazione in corso. Sulle testate giornalistiche emiliane il coordinatore delle “grandi mostre” dei Musei di Forlì Gianfranco Brunelli ha dichiarato che con l’Ermitage “collaboriamo come Fondazione e come città da anni”, come per la precedente mostra dedicata a Canova per la quale il Museo russo aveva prestato 13 capolavori. “Noi sappiamo che l’Ermitage ha subito questa decisione - ha ancora affermato Brunelli -. Noi siamo amici dell’Ermitage e delle persone che lo animano. Il danno non è tanto per la nostra mostra ma è più generale e più profondo. Riguarda l’Europa e il mondo intero.”
A Forlì hanno comunque trovato il modo di coprire il “buco”, oltre alla sostituzione forzata e last minute delle quattro opere negate.
Il marmo canoviano e i tre dipinti di San Pietroburgo troveranno infatti spazio nel catalogo della mostra con l’indicazione dell’assenza dal percorso espositivo a causa del conflitto in corso in Ucraina e all’interno della mostra stessa la Maddalena di Canova sarà comunque presente attraverso il suo modello in gesso proveniente dall’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Ho scritto di quanto sta accadendo ai Musei di San Domenico di Forlì perché si scrive “Forlì” ma si può leggere anche come “Bassano del Grappa”.
Come ho già rilevato nel precedente articolo “Canova e la Pace”, l’attuale rottura tra Russia e Italia in campo museale e culturale e le incertezze generali conseguenti al conflitto in corso si proiettano negativamente sull’organizzazione della mostra “Canova e l’Europa” in programma il prossimo autunno a Bassano quale grande evento per il Bicentenario Canoviano.
E non solo perché, come rivelato da Bassanonet, una delle opere annunciate in mostra è la statua canoviana della “Pace” conservata al Museo Nazionale d’Arte di Kiev e attualmente sottratta al rischio di bombardamenti in un bunker di sicurezza della capitale ucraina. Ma anche e soprattutto per il fatto che alcune importanti sculture di Antonio Canova previste in esposizione per l’evento celebrativo al Museo Civico, e per le quali è stato richiesto il prestito ampiamente per tempo, sono di proprietà dell’Ermitage.
Non se ne esce: con Canova si arriva sempre là, in riva al fiume Neva.
Mentre sto scrivendo è oggettivamente impossibile che la città di Bassano speri in qualche modo in un disgelo delle relazioni internazionali tale da realizzare la mostra secondo il programma originario. Da qui al prossimo ottobre, quando “Canova e l’Europa” sarà inaugurata, sotto il profilo delle tensioni tra Russia e occidente può accadere tutto e il contrario di tutto. Limitando le considerazioni al solo campo della cultura, la speranza è come sempre l’ultima a morire ma l’obiettività impone di essere pronti a un niet definitivo al prestito delle opere come a Forlì. La qual cosa costituirebbe un grave handicap culturale. Anche perché, per raccontare la storia dei rapporti di Canova con i governanti, i diplomatici, gli intellettuali e gli altri grandi dell'Europa del suo tempo, il “capitolo Russia” è fondamentale.
E a nulla servono i richiami all’amicizia storica e alla collaborazione con l’Ermitage, come dichiarato dai referenti dei Musei forlivesi. Anche la città di Bassano, come ho già scritto sempre in “Canova e la Pace”, vanta una pluriennale collaborazione diretta con il Museo di Stato russo che ha generato in passato delle mostre memorabili e persino il conferimento del Premio Cultura Città di Bassano al Museo Ermitage medesimo.
Si tratta certamente di precedenti di cui la nostra città può andare orgogliosa, ma che nulla possono fare rispetto agli sconvolgimenti generati da una guerra che sta cambiando il disegno stesso dell’Europa. E anche se la guerra finisse domani, durerebbero ancora a lungo le sue conseguenze.
Conseguenze che vediamo già oggi: nell’economia, nel rincaro abnorme dell’energia e dei carburanti, nella nostra spesa quotidiana, nell’immane emergenza umanitaria che ci troviamo ad affrontare dopo due anni di Covid.
Sono queste, purtroppo, le conseguenze del conflitto a cui dobbiamo riservare un interesse prioritario. Chi ama la cultura come me non può che dispiacersi di ciò che sta accadendo nel mondo dell’arte, ma il realismo con cui la situazione in atto ci impone di guardare le cose mi fa dire che l’eventuale mancanza di alcune sculture dalla Russia alla mostra per il Bicentenario di Canova sarebbe, tutto sommato, il minore dei mali.

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