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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Mezo e Mezo
A proposito della piazza mezza piena e mezza vuota del comizio di ieri sera di Matteo Salvini a Bassano
Pubblicato il 14-05-2019
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Qual è la differenza tra la politica e l'aritmetica? Nessuna: fanno entrambe le divisioni.
La politica (e non da oggi) in Italia divide su tutto: o sei di qua o sei di là. Non c'è resto: la divisione è netta. E ci si divide anche di fronte all'evidenza dei fatti. Leggo con interesse cronistico, ma anche con umano stupore, la ridda di discussioni scatenate sulle pagine Facebook bassanesi riguardo alla questione di quante persone abbiano partecipato ieri sera al comizio di Matteo Salvini in piazza Libertà a Bassano. La qual cosa ha generato due partiti contrapposti: quello secondo il quale la piazza era piena, o più oggettivamente mezza piena e quello secondo il quale la piazza era mezza vuota. L'eterno discorso del solito bicchiere. Al primo partito appartengono i seguaci e gli aficionados della Lega e del centrodestra, al secondo i detrattori di Salvini e di ciò che rappresenta.
C'è chi scrive che bisogna tenere in conto anche la gente rimasta sotto i portici e persino “sui terrazzi e sui tetti”, chi prende come unità di misura la capienza della piazza riferita “da chi fa gli spettacoli” e fa un suo personale calcolo degli astanti, chi giudica l'evento come un grande successo per essere stata una serata di pioggia, chi posta le foto che dal palco fanno vedere una miriade di teste e chi invece posta un'immagine che mostra come la parte opposta della piazza, anche durante il discorso di Salvini, fosse praticamente deserta. Fatta eccezione, aggiungo io, per i sette mezzi delle forze dell'ordine tutti in fila a fare da cordone di sicurezza vicino all'edicola. Due parti di piazza come due facce opposte della stessa medaglia. Che fa comparire testa o croce a seconda di come la pensi.

Fonte immagine: Facebook / Bassano Senza Censura
Il bello è che la discussione è infinita, perché il fatto di questionare sulla quantità dei presenti non è un esercizio numerico ma è un braccio di ferro politico sulla riuscita della manifestazione. E quindi, allargando il tiro, sulla capacità del centrodestra e nella fattispecie della Lega di attirare attenzione e consenso a Bassano.
Ripeto in questa sede quello che ho già scritto nel mio articolo “Salvini Night Fever”.
E cioè che nel giro di tre ore la piazza si è riempita per poco più della metà. Diciamo pure, per stare larghi, fino ai tre quarti di San Giovanni. E ho scritto anche che c'era la folla, ma che visto il grande nome in cartellone non si può certo definire “oceanica”.
Certamente erano presenti alcune migliaia di persone. Un migliaio, come ha scritto il Giornale di Vicenza, o persino 4-5000 come ha calcolato qualcuno nei social? Probabilmente la verità sta nel mezzo. A voi comunque il pallottoliere: non è questa la cosa che mi interessa. Trattandosi di un comizio politico - evento ormai raro se non in via di estinzione nelle campagne elettorali - è stato comunque un gran bel risultato.
Sfido chiunque non si chiami Salvini o non si fosse chiamato Beppe Grillo qualche anno fa a richiamare in piazza, a Bassano del Grappa, più di qualche centinaio di spettatori, per essere magnanimi. Devo dire però, oggettivamente e con grande schiettezza, che alla serata di ieri io mi aspettavo più gente. Del tipo “si fa fatica a camminare”, e intendo dire nella piazza intera, dal municipio e dall'imbocco di via Roma alle due colonne, come i mercoledì sotto le stelle nel mese di luglio. Anche se ieri, almeno per una parte della serata, era un lunedì sotto la pioggia.
Da quando si è insediato il governo del premier Conte, che da lui è sistematicamente oscurato, Matteo Salvini è l'uomo del giorno. Tutti i giorni.
Il suo partito scrive nel simbolo “Salvini Premier”, che la dice lunga sulle sue dichiarate ambizioni. Lo vediamo e lo sentiamo sempre e ovunque, nei media e nei social, in giro per l'Italia e per gli studi televisivi, al punto che è lecito chiedersi quanto tempo riesca a dedicare al suo ufficio al Ministero. Non c'è telegiornale o giornale radio che non riporti una sua dichiarazione, in questo periodo particolarmente vocata a stimolare il fuoco amico incrociato con i 5 Stelle, che continuano peraltro a controbattere con reciproca energia. Salvini è come il polistirolo espanso: arriva dappertutto. Le sue dichiarazioni più estreme, oltre a riempire i titoli dei giornali, diventano meme su internet. Un suo tweet ha più efficacia di mille conferenze stampa. Una persona a me cara è solita dirmi: “Salvini non è un politico, è una webstar”. Come se non bastasse, persino le riviste di gossip si occupano regolarmente delle sue fidanzate. Siamo fortunatamente un Paese ancora libero, ma siamo invasi da Matteo Salvini. In tutte le forme possibili.
Per questo mi aspettavo una piazza piena, ma piena veramente. Dal municipio e dall'edicola fino al palco. Piena di appassionati e di simpatizzanti della Lega, ma anche di curiosi, di osservatori esterni, di passanti interessati, di elettori critici e - perché no? - anche di avversari politici. Come è giusto che avvenga per un “big” riconosciuto della politica, anche se lontano anni luce dalle tue idee. La qual cosa, tuttavia, non è avvenuta. Probabile controeffetto da sovraesposizione mediatica, risultato senza resto delle divisioni di cui sopra o effettivo segnale di popolarità in calo?
Ai posteri, come sempre, l'ardua sentenza. E non si tratta di una posterità lontana: è in calendario infatti il prossimo 26 maggio.
Al comizio c'era una concentrata “marea” di persone tutte assiepate, ma in numero tale da andare poco più oltre la metà della piazza. Mezo e Mezo. Il pubblico presente ha comunque risposto alla grande e il vicepremier Matteo, che ha carisma da vendere e sa benissimo quali corde andare a toccare, ha detto le parole che quel pubblico voleva sentire. Era reduce dai veleni non ancora risolti del caso Siri e dalla sconfitta elettorale in Sicilia. E scusate se è poco. Ma a Bassano del Grappa è riuscito nel capolavoro di farlo dimenticare a tutti. Ma anche nell'ancor più grande capolavoro, nell'evento clou della campagna elettorale della Lega in città, di aver consegnato agli annali la serata di Salvini e non la serata di Elena Pavan.
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