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Nel 2022 il caro bollette rischia di strangolare la manifattura vicentina e bassanese.
Lo scenario, stando alle previsioni delle associazioni di categoria, prevede addirittura il fermo di alcune imprese, quelle cosiddette energivore, e più in generale il congelamento della ripresa economica. Già sulla bolletta di fine dicembre, i contribuenti si sono tristemente accorti dell’aumento importante delle fatture, un aumento che sulla marginalità delle nostre imprese ha e avrà effetti ancora più pesanti.

Il mondo sotto lo spettro di una nuova pandemia: la crisi energetica
Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, ha messo nero su bianco la preoccupazione di chi fa impresa appellandosi al governo e alla politica per tentare di arginare il problema.
«Stiamo da tempo sollecitando il legislatore affinché venga deliberato anche per il primo trimestre del 2022 l’abbattimento degli oneri di sistema per le piccole imprese. Ridurrebbe in maniera relativamente significativa il costo totale della bolletta energetica. Se ciò non accadesse c’è il serio rischio che le imprese sospendano l’attività per qualche settimana o mese, soprattutto quelle i cui costi per l’energia elettrica e il gas hanno una forte incidenza rispetto a quello del lavoro».
Il “rischio energetico” sulla stabilità dell’attività industriale, a Nordest come nel resto dell’Europa, ha come è noto diversi fattori di provenienza.
In primis, l’impennata del costo del gas e dell’elettricità, stimata in Italia ad un impressionate +572% a dicembre sul pre-crisi. L’aumento della bolletta energetica impatta anche sui volumi di produzione: in Italia -0,6% in ottobre, con identiche criticità negli altri Paesi industriali europei, come Germania e Francia. Sempre da Confartigianato Vicenza, il presidente Cavion propone addirittura che «i costi senza alcuna diretta relazione con l’energia elettrica o il gas forniti vengano definitivamente eliminati e spostati, se ancora utili al Paese, nella fiscalità generale. Le piccole imprese italiane pagano il prezzo dell’energia più alto d’Europa, superiore del 33,5% rispetto alla media dei Paesi UE.
Inoltre, i piccoli imprenditori pagano l’elettricità quattro volte in più rispetto alla grande industria secondo un assurdo meccanismo del ‘meno consumi, più paghi’ applicato agli oneri parafiscali in bolletta e che gonfia del 35% il costo finale dell’energia per le nostre aziende».
Confartigianato Vicenza riepiloga poi alla politica la contabilità fiscale da aggiornare per salvarsi dal “caro energia”.
«E’ necessario un intervento legislativo ben superiore ai 3 miliardi di euro (oggi 3,8 miliardi di euro). L’intervento legislativo di riduzione degli oneri di sistema andrebbe fatto soprattutto per le utenze domestiche e per tutte le piccole imprese con tariffe indicizzate o per quelle con tariffe fisse contrattualizzate dal mese di agosto, ovvero quei soggetti che effettivamente nel primo trimestre del 2022 subiranno i fortissimi aumenti tariffari».
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