Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
4-11-18 Settembre 2025
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Redazione
Bassanonet.it
Pubblicato il 25-08-2010
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Per la prima volta in Italia la compagnia Bomba Suicida guidata dal coreografo Luís Guerra de Laocoi presenta “Hurra! Arre!”. Il lavoro prende spunto da due versi onomatopeici che si scrivono in modo diverso ma si pronunciano nello stesso modo in tutto il mondo, e soprattutto contengono diverse e contrapposte chiavi di lettura.
HURRA! è l’urlo pronunciato dallo sportivo al termine della gara per segnalare uno stato di esultanza. Ci racconta di un sentimento di gioia, un’esplosione di energia, un sintomo di coinvolgente vitalità. ARRE! invece è l’espressione che usa il pastore per esortare il gregge a camminare. Ci racconta di un sentimento di impazienza, un urlo aspro, perentorio, un segnale di comando verbale. Due suoni all’apparenza simili, ma profondamente diversi nelle intenzioni e nel modo in cui vengono pronunciati. Suoni che affiorano in bocca, che giocano con i performer sul senso e il non senso, mentre tutto il corpo esprime la tensione di uno stato emotivo!
un momento dello spettacolo Co(te)lette
Diversa atmosfera quella che attraversa invece lo spettacolo “Lang” coreografato da Kat Valastur per la compagnia Ablibidances. A partire dalla forma a spirale del D.N.A. umano, prende vita una performance che ha a che fare con la perpetua espansione di un corpo. Il corpo dei performer si muove in relazione ad un altro corpo così come il mondo esiste in funzione dell’altro. La relazione tra i performer potrebbe essere descritta nello stesso modo in cui i gemelli sembrano uguali, ma nessuno può dire quale dei due assomiglia all’altro. In questo senso i performer sono due corpi incastrati in giri vorticosi che fanno perdere il senso di sè e della propria identità. Due figure speculari alla ricerca di un proprio centro.
Kat Válastur (nome d’arte di Katerina Papageorgiou) è nata ad Atene. Ha studiato a New York con Trisha Brown, David Dorfman, Daniel Lepkoff e Susan Klein. Nel 2001 ha fondato la compagnia adLibdances realizzando numerosi lavori. Nel 2007 si trasferisce a Berlino, dove oggi vive, per continuare i suoi studi nel programma Solo/Dance/Authorship del Hochschulübergreifendes Zentrum Tanz e Universität der Künste.
Chiude la serata “We solo men” il secondo lavoro in programma per la coreografa olandese Ann van den Broek che, dopo “Co(te)lette”, prosegue la sua indagine intorno al corpo, spostando lo sguardo dal femminile al maschile. Lo spettacolo è una sorta di viaggio tra gli stereotipi di un uomo che cela dietro la sua virilità un mondo di solitudini e incomunicabilità. Atmosfere da concerto pop per sei performer che non sono esattamente quello che sembrano.