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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
A tu per tu con Edda Bruna Dalla Costa
L’autrice parla del suo ultimo libro presentato di recente, una “Declinazione d’amore”
Pubblicato il 07-11-2009
Visto 4.026 volte
Lei nei suoi libri ha sempre raccontato le donne, in quest’ultimo Mirto (la protagonista) è il pretesto per raccontare Bartolomeo
Nel mio libro la declinazione dell´amore è innanzitutto la declinazione della vita, la sua modulazione, è l´intraprendere un percorso personale sulla propria persona, nelle pieghe dell´ intimo, cioè “declinare” sé stessi ad accogliere l´amore e fare chiarezza dentro di sè. Sia in Mirto che in Bartolomeo il rapporto con l´amore e la proprie vita implica una presa di coscienza graduale, faticosa, ma imprescindibile per il raggiungimento della completezza e quindi della felicità, l'uscita dal bozzolo genera voli di farfalle.
Nella presentazione del suo libro ha citato il mito di Aristofane secondo il quale ciascuno di noi è un complemento di un essere originario e tende al ricongiungimento con la sua parte mancante, sia essa uomo o donna. E’ un bel mito, non giudicante
Ho citato il mito di Aristofane per far capire che ciascuno di noi cerca "l´altro" sempre.
Nel suo libro ha raccontato l’amore, non quello a tinte rosse o rosa, quello lilla mitigato o sublimato da mille pennellate di vita. Ha visto il film “I segreti di Brokeback mountain” di Ang Lee? Ha senso la censura quando si racconta l’amore?
Ho visto il film di cui lei parla e mi è piaciuto molto. Una storia che comincia con una complicità maschile che poi diventa affetto tenero, eros, amore vissuto anche individualmente fin dopo la morte. Il film ha destato indignazione in America non in Europa, dove siamo usi fin dai tempi di Aristofane, Socrate, Saffo, alla narrazione di rapporti omosessuali, anche se per secoli sono stati sottaciuti. No, la censura nel raccontare l´amore non ha senso, purchè ciò che va al grande pubblico sia nei limiti della decenza (non si può raccontare di far l´amore con una donna e subito dopo scuoiarla viva e farla morire... sono provocazione di autori). L´amore proviene dall´uomo e va trattato con introspezione delicata anche se nelle pieghe dell´animo nasconde tormenti; in caso contrario è deviazione.
Lei usa “declinare” nel suo significato di “modificare gli accenti, il genere, il numero...” ma significa anche digradarsi, tramontare. Che ruolo ha il Tempo nella declinazione?
Il mio “declinare” ha voluto far intendere il lavorio interiore che porta alla conoscenza vera di se stessi, al di là delle maschere che la vita o la società ci impongono. Non c’è un tramonto in questo, casomai un’aurora. Il Tempo che intercorre tra le generazioni nella trama del libro mi è servito anche per mettere in luce il ruolo importante dell’ereditarietà. Non siamo solo il prodotto dell’ambiente, ma anche dei nostri geni.
L’idea che dà vita ai suoi romanzi nasce più dalla volontà di raccontare i personaggi o le loro storie?
Amo sviscerare l´animo dei miei personaggi, ma per realizzare un romanzo e non un trattato di psicologia, bisogna inserirli in una storia e in un mondo oggettivo che possa interessare il lettore. Mi piace l’idea di avere l’occasione di raccontare anche un periodo, un’epoca, ma penso che l’uomo non sia molto cambiato nel tempo, la sua natura profonda è sempre la stessa.
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