Pubblicità

Pubblicità

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Libri

Modalità lettura 1 - n.17

La recensione di Febbre, di Jonathan Bazzi, finalista al Premio Strega 2020

Pubblicato il 19-07-2020
Visto 1.927 volte

Pubblicità

Febbre (Fandango, 2019, pagine 328, 18.50 euro) è il libro di Jonathan Bazzi entrato a far parte dei finalisti del premio Strega 2020 — settantaquattresima edizione — come sesto libro in corsa per la vincita, il tutto a seguito di un’applicazione fedele del regolamento che ha generato articoli e discussioni anche polemici.
Fuori dalle dinamiche del concorso e delle operazioni di mercato, il libro può attirare non tanto per la fascetta ma per il titolo in copertina (soprattutto di questi tempi) che potrebbe aprire le porte a un bel racconto fantascientifico tendente al pandemico di quelli da Urania o a un viaggio di quelli nella nostra stanza alla Sterne sulla via del lisergico. Niente di tutto ciò, ma leggere il romanzo di Bazzi senza conoscere la sua storia aiuta, almeno nei primi capitoli. Chi ha l’abitudine di non farsi guidare dai saggi introduttivi — l’anatomia dei libri non è la stessa ovunque, altrove si trovano giustamente alla fine — né dai risvolti di copertina può avvicinarsi a questa storia autobiografica senza pregiudizi non tanto riguardo ai temi che tratta, ma nei confronti della narrazione imbastita dall’autore della sua vita. I brevi capitoli si susseguono in alternanza: a parlare è Jonathan da piccolo via via in crescita e poi Jonathan adulto alle prese con una febbre che non se ne va.
Talvolta questa struttura a doppio binario ingabbia, perché si avrebbe voglia di seguire meno frammentate le vicende del bambino di Rozzano (detta Rosangeles, Milano sud) spesso in difficoltà oppure del giovane Jonathan ugualmente spesso in difficoltà: la tentazione sarebbe quella di sovvertire l’ordine di lettura, ma per rispetto si prosegue come stabilito da chi scrive. In conflitto si va anche quando tra i ricordi d’infanzia di un nativo 1985 si trovano elencati nomi, personaggi e atmosfere che appartengono a chi è nato vent’anni prima (una per tutti, l’appuntamento all’edicola con i dischi di fiabe sonore che iniziano con A mille ce n’è…, ma saranno state ristampe). L’occasione per raccontare questa giovane vita è la scoperta della malattia, o meglio, di una sieropositività da HIV — sì, c’è di mezzo un virus anche qui — ma a far ammalare davvero l’autore è il lungo periodo di sofferenza soprattutto mentale trascorso senza diagnosi, la mancanza di orizzonte del suo malessere che solo in minima parte medici e sistema sanitario contribuiranno poi a rischiarare. La chimica, è l’aiuto concreto. Nel mezzo, anni trascorsi in un luogo difficile, odiato e amato, “veleno e antidoto” di quelli che ti si tatuano sulla pelle ma nell’economia dei luoghi geografici si riducono a un Cap; una famiglia difficile ma in parte amorosa, dove emergono le figure di una madre bellissima e guerriera e di una nonna napoletana saggia e piena di vivacità: bene le donne, 0- gli uomini; tanti “tipi” intorno ma forti difficoltà di relazione e scolastiche motivate con una balbuzie rivelatrice di altri inceppi superati solo in parte grazie a un duro lavoro che ha portato anche alla laurea in filosofia e oltre; innamoramenti assoluti e platonici verso ragazzi dai visi angelici e ricerca affannosa di partner sconvenienti sulle chat di internet, il tutto sfociato in una relazione monogama e felice con Marius.

Rozzano (Milano)

L’immersione nella vita del personaggio Jonathan è molto visiva, infatti si è subito fatta avanti l’offerta di una trasposizione cinematografica della storia.
Sono lontani i diari di guerra spietati di scrittori malati che hanno narrato in cronache da presa diretta, ma non senza un filo di ironia, il loro calvario; si scorge invece traccia di quella narrativa ottocentesca che affermava che i mali del corpo proiettano una patologia sociale.
Niente di troppo premeditato nel libro, pare, che scorre veloce con una scrittura senza ricerca di sguardi a picchi e abissi, se non fosse inframmezzato dai cambi dei due binari narrativi si leggerebbe d’un fiato.
Il fatto che l’autore affermi pubblicamente “il personaggio Jonathan sono io” per la sua vita è un atto di coraggio, anche se Bazzi afferma di no: per lui era un atto dovuto.

Pubblicità

Più visti

1

Elezioni Regionali 2025

20-11-2025

Elezioni, per il Momento

Visto 17.457 volte

2

Elezioni Regionali 2025

22-11-2025

Una poltrona per cinque

Visto 16.167 volte

3

Attualità

20-11-2025

Poesia concreta, anima visionaria

Visto 9.275 volte

4

Elezioni Regionali 2025

24-11-2025

Il principe Alberto

Visto 6.746 volte

5

Imprese

24-11-2025

Bassano Impresa: un’analisi che guarda al futuro

Visto 5.789 volte

6

Teatro

21-11-2025

Il Politeama rinasce dopo trent’anni

Visto 3.886 volte

7

Teatro

21-11-2025

Cantanti, a Marostica per Teatris

Visto 3.535 volte

8

Geopolitica

24-11-2025

Crescenti tensioni diplomatiche tra Giappone e Cina

Visto 3.453 volte

9

Arte

24-11-2025

A Cassola, il racconto dell'Arte che resiste

Visto 3.197 volte

10

Incontri

21-11-2025

Piante viaggiatrici: tra tradizione e contemporaneo

Visto 2.987 volte

1

Elezioni Regionali 2025

16-11-2025

Renzo Masolo: “Il mio impegno è quello di fare comunità”

Visto 24.367 volte

2

Attualità

12-11-2025

Un assaggio di futuro

Visto 21.226 volte

3

Elezioni Regionali 2025

19-11-2025

La profezia dell’asteroide

Visto 20.488 volte

4

Elezioni Regionali 2025

10-11-2025

Elena Pavan: “Sono pronta a rimettermi in gioco”

Visto 20.353 volte

5

Elezioni Regionali 2025

30-10-2025

Quei bravi Tosi

Visto 20.197 volte

6

Elezioni Regionali 2025

17-11-2025

Sim Scalabrin

Visto 20.197 volte

7
8

Elezioni Regionali 2025

09-11-2025

A tu per tu con Francesco Rucco

Visto 19.865 volte

9

Elezioni Regionali 2025

02-11-2025

Là nella valle

Visto 19.767 volte

10

Elezioni Regionali 2025

18-11-2025

PD effe

Visto 19.557 volte