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Adesso va accuratamente scansata la tentazione di far passare la prova di Valdagno come una mezza impresa, secondo l'assioma per cui, avendone prese un sacco e una sporta a Trissino, contenere le perdite al Palalido sia motivo di vanto e orgoglio. Balle, si è perso anche lì, ed è il terzo scivolone fragoroso delle ultime quattro, è evidente che non ci siamo. Poi, più razionalmente, si tiene il tanto di buono apprezzato sino all'intervallo, ma si condanna pure l'eccesso di passività della ripresa, un atteggiamento figlio legittimo della situazione contingente (due titolari fuori), ma anche di carenze congenite che Bassano si trascina da settembre (squadra irrimediabilmente corta) e che a dirlo si rischia quasi il reato di lesa maestà. Poi ci sono anche le note liete, tipo la capacità di tenere il campo di Paolino Trento, ma intanto in 3 giorni si è ruzzolati dal terzo al quinto posto a -3 dal quarto e con lo svantaggio degli scontri diretti, una bella sventola. C'è inoltre il Follonica che alita sul coppino due gradini più sotto con il faccia a faccia tra un mese in Maremma e più un generale un calendario in salita che non promette nulla di buono. Come dire che più che attaccare il quarto o l'ormai chimerico terzo posto, forse, a oggi, è più prudente proteggere la quinta piazza dagli assalti grossetani. Così si è ridotto il Sind vittima di imperdonabili sventatezze e di croniche assenze (il ko di Ambrosio ha complicato dannatamente i piani, mentre Nicolas posticipa il rientro a marzo saltando pure le finali di Coppa Italia). Ma è troppo presto per salvare il salvabile, ora è opportuno tenere la rotta aspettando che passi la bufera e paradossalmente auspicare di non fare troppa strada in Europa per approdare freschi ai playoff, da quinti o da sesti, magari per deflagrare poderosamente una volta tanto in postseason, poichè questa è una formazione che finalmente con tutti gli effettivi non deve avere paura di nessuno.
Nella sfida di ieri sera, il brillante 1-4 della pausa, conseguenza di un mirabile assetto tattico, andava tutelato diversamente, scongiurando ad esempio l'immancabile sfuriata di inizio ripresa di Valdagno (beccare gol sul primo attacco dopo 18 secondi, restituendo fiducia istantanea a un quintetto che non chiedeva altro, è stato esiziale) e producendo comunque qualcosa di più e di meglio dello zero offensivo fatturato nella seconda parte, altrimenti non si sopravvive in quelle bande. Ma se cuore e temperamento sono stati apprezzabili, tenuta e smalto invece no per un quintetto che svuotato di rotazioni arriva sempre spremuto e sfiatato nei tornanti che decidono il match. Così resta sempre la curva per il momento, il vero orgoglio di Bassano, presenziando laddove altrove in molti avrebbero disertato, alla luce dei risultati. E la chiosa sono due pensieri in libertà, per rimpiangere la madornale fesseria compiuta una decina di anni fa, quando per non trattenere prima i Michielon per un affitto in più, eppoi Carlos Nicolìa (che avrebbe richiesto un investimento comunque accessibile ed ammortizzabile), il Bassano, spendendo ugualmente tanto, si è precluso l'opportunità di aprire un ciclo unico e irripetibile, esattamente ciò che ha poi costruito il Follonica. Con la differenza che sarebbe con le primissime anche ora col solo Carlitos. Era un'altra società e un'altra proprietà, è vero. Ma bell'esempio di sagace programmazione.
E' il momento più difficile della stagione per il Sind Bassano (Foto Roberto Bosca)
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