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Viaggio all’Aquila, città fantasma

Reportage dalla città terremotata della scrittrice Maria Pia Morelli, in visita all'Aquila con il Soroptimist Club di Bassano e Vicenza. “Il rischio è che l'Aquila si trasformi in una nuova Pompei”

Pubblicato il 27-04-2011
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Il dramma dell'Abruzzo, sconvolto dal terremoto del 6 aprile 2009, è ancora vivo nella nostra memoria. Ma non lo è più, probabilmente, nella nostra coscienza: come tutte le tragedie italiane, dopo il grande movimento di partecipazione e solidarietà dei giorni successivi al sisma il Paese sembra essersi dimenticato di questa regione martoriata e della sua città-simbolo, l'Aquila, ancora in attesa di risorgere dalle macerie.
L'avvio della ricostruzione ha in qualche modo instillato nell'opinione pubblica la convinzione che il ritorno alla normalità, per quanto lungo e tortuoso, fosse ormai un fatto assodato.
Ma la realtà delle cose è molto diversa: dopo due anni l'Aquila è ancora una città fantasma, il cui centro storico è “una ragnatela di ponteggi” dove aleggia "la minaccia della speculazione" e dove gli abitanti “continuano a confrontarsi con un futuro tutto da ricostruire”.

A segnalarlo è Maria Pia Morelli, giornalista e scrittrice bassanese, autrice del recente e fortunato libro “Raggi di luce rosa - Storie di donne che rischiarano le nostre vite” e reduce da un viaggio all'Aquila con una delegazione del Soroptimist Club di Bassano e Vicenza.
La visita in terra abruzzese è stata motivata dall'incontro con il Soroptimist Club dell'Aquila, composto da donne chiamate tutti i giorni ad affrontare i problemi dell'emergenza post-terremoto e al quale la scrittrice, rinunciando ai diritti d'autore, ha deciso di destinare i proventi ricavati dalla vendita del suo ultimo libro.
Nell'occasione, Maria Pia Morelli ha raccolto le sue annotazioni e impressioni in un reportage che ha trasmesso a Bassanonet, e che pubblichiamo volentieri.

Viaggio all'Aquila
Maria Pia Morelli

Quella sera la signora Anna Maria Carli era tornata in cucina per rigovernarla dopo una cena con gli amici che si era conclusa a notte fonda con una piacevole partita di burracco. Uno degli argomenti obbligati di conversazione era stato il susseguirsi di scosse di terremoto che tanto preoccupavano gli aquilani. Ma lo storico palazzo in pieno centro all’Aquila, ristrutturato e rinforzato con le catene, era da considerarsi sicuro. La signora Anna Maria era quindi abbastanza tranquilla anche se tutti si interrogavano su dove fossero potuti andare, se la terra avesse continuato a tremare; una eventualità remota però, in quanto le loro vite, le loro occupazioni era lì che si svolgevano.
L’evento sismico fatale del 6 aprile 2009 sorprese Anna Maria Carli, la farmacista di piazza Duomo, ancora in cucina alle 3,32. Il resto della abitazione resse la terribile scossa: il marito e il figlio, che viveva con la famiglia nell’appartamento attiguo, si salvarono, lei no.
Questa è una delle tante storie che ancora oggi intristiscono chi le racconta. A quella cena c’erano anche Paola Bellisari e Anna Rita Arduini, tutte socie del Soroptimist aquilano. In questi giorni, a due anni dalla sciagura, hanno ricevuto la visita di un gruppo di consorelle bassanesi e vicentine.
Le prime le avevano conosciute subito dopo il sisma e da allora il filo di solidarietà e di simpatia reciproca non si è mai spezzato. Le sezioni di Bassano e di Vicenza si sono quindi attivate con alcune iniziative che hanno consentito di raccogliere fondi per la ricostruzione. Le donazioni di Bassano sono diventate un asilo: una struttura utile e apprezzata, in un contesto però che ancor oggi rimane drammatico. Gli aquilani infatti, continuano a confrontarsi con un futuro tutto da ricostruire, in particolare a livello psicologico.
Emblematica anche la storia di Paola Bellisari che viveva in Corso Principe Umberto, in un palazzo affrescato dalla scuola di Raffaello e che adesso è sistemata in un residence di 50 metri quadri del Progetto C.A.S.E. attuato dal governo in una frazione di Pagliare di Sassa, un paesino a 15 km dall’Aquila. Tutto sommato però, non le è neppure andata così male, come dice la figlia Flavia, perchè almeno loro sono vivi. Ma ciò che ha dell’incredibile, verrebbe da dire oltre il danno anche la beffa, è che Paola, avvocato dalla grande tradizione famigliare è stata una delle "vittime" dell’ordinanza del sindaco dell’8 aprile 2009 che dichiarava inagibili tutte le case del comune dell’Aquila. Mentre era sfollata a Roma, il 17 aprile ricevette la telefonata di un amico che le comunicava l’affissione sulla porta della sua residenza di campagna di un avviso di abbattimento da eseguirsi l’indomani. In realtà l’abitazione non presentava danni alle strutture e neppure al tetto, solo lesioni. Eppure a nulla valsero le sue proteste e la richiesta semmai di puntellare l’edificio o transennare la strada e si arrese all’evidenza di vedere rasi al suolo non solo i muri ma una parte della sua memoria.
Quella di Giovanna Colangelo non è una storia molto diversa. Altro palazzo storico posto nella zona rossa dell’Aquila, catalogato in classe E, la più grave categoria di inagibilità: ai privati fino a ieri non è stato possibile fare nulla e solo ora si possono cominciare a presentare i progetti di ripristino. Insomma, una ricostruzione che pare protrarsi alle calende greche.
Il rischio è che l’Aquila si trasformi in una nuova Pompei, diventando una città morta da far visitare con il caschetto in testa ai turisti che partecipano commossi e attoniti per poi andarsene il giorno dopo.
“Il capoluogo abruzzese è diventato ormai e suo malgrado, anche un simbolo delle divisioni, dell’incompetenza della politica e della burocrazia, del contrasto tra le varie correnti, aspetti che di certo non giovano al bene della collettività”, dicono sconsolati gli abitanti...
La strumentalizzazione è tanta e la confusione tra chi ha fatto cosa e cosa invece dovrebbe ancora essere fatta è tale che si corre il pericolo di non capirci più niente.
Un dato di fatto inconfutabile è che la zona del centro storico resta una ragnatela di ponteggi, dove la minaccia della speculazione aleggia. Basti solo pensare alla miriade di snodi di tubi Innocenti: il noleggio di ogni ponteggio viene pagato a snodo e il loro costo è molto alto. Va da sé che per i puntellamenti sono state ingaggiate imprese da tutta Italia, alcune più serie, altre meno. La magistratura ha in corso indagini sulle infiltrazioni mafiose di ditte che lavorano nel campo edile. Una triste considerazione se si pensa che per il denaro facile si è disposti a tutto.
Ma in questo spaccato di disperazione generale ci sono tanti livelli di abissi, tra chi è vivo e chi è morto, tra coloro che già stanno a casa propria e chi non riuscirà mai più a tornarci e chi ha cambiato completamente ogni abitudine quotidiana e tutte le mattine si sveglia pensando di aver avuto un incubo, salvo poi accorgersi che invece è la realtà. Brutta ma vera.

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