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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Village People
Pedemontana Village a Romano: sui destini del Campo Base della SPV, che il SUNIA vorrebbe utilizzato per l’emergenza abitativa, litiga la politica in consiglio regionale. Ma il sindaco Bontorin ci dice come stanno esattamente le cose
Pubblicato il 20-02-2025
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E così, il Pedemontana Village a Sacro Cuore di Romano d’Ezzelino ha assolto al suo compito e i Village People, vale a dire i dipendenti delle aziende del Consorzio SIS impegnati nei lavori di costruzione della Superstrada Pedemontana Veneta, non “abitano” più lì.
La SPV è cosa fatta e il destino di questo agglomerato di casette prefabbricate, in dotazione alla SIS e meglio noto come Campo Base Pedemontana, sarebbe pertanto destinato allo smantellamento.
Più avanti capirete perché ho usato il verbo al condizionale.

Il Campo Base SIS di Sacro Cuore di Romano d’Ezzelino
È di ieri il comunicato stampa di SUNIA Vicenza, di cui al mio precedente articolo “Supercasa Pedemontana”, con il quale il sindacato provinciale degli inquilini invita “i sindaci di Cassola, Romano e Bassano del Grappa di prendere possesso dell’area ex Campo Base Pedemontana di via Madonna delle Grazie (angolo via don Andolfatto) destinato alla demolizione e di utilizzarlo almeno temporaneamente per l’emergenza abitativa a favore dei Comuni dell’area bassanese”.
La tesi del SUNIA è che quel villaggio di lavoro, con le sue unità abitative, non deve essere demolito ma adibito a sede di abitazione provvisoria per gli aventi diritto ERP (case popolari) e anche per gli sfrattati.
Oggi l’appello del sindacato è stato fatto proprio dai due consiglieri regionali di Europa Verde Renzo Masolo e Andrea Zanoni che attraverso un comunicato stampa a loro volta trasmesso alle redazioni chiedono “se la giunta regionale stia valutando alternative allo smantellamento del Campo Base SIS a Romano d’Ezzelino” e annunciano di aver prestato un’interrogazione al riguardo.
“Conclusi i lavori della Superstrada Pedemontana Veneta, è previsto lo smantellamento dei prefabbricati che sin qui hanno ospitato le maestranze impiegate nei lavori - esordiscono Masolo e Zanoni -. Da quanto è dato sapere, si tratta di un villaggio dotato di 200 posti letto e con sala mensa e sala riunioni e grandi aree scoperte.”
“Lo smantellamento di questo Pedemontana Village - continuano - è motivo di dibattito, poiché cittadini e alcune organizzazioni come il SUNIA (Sindacato Nazionale Unitario Inquilini ed Assegnatari) si chiedono se non sia possibile assegnare a quelle strutture una funzione di tipo sociale.”
Da qui la presentazione di un’interrogazione in consiglio regionale che chiede agli assessori regionali alle Infrastrutture e all’Edilizia residenziale pubblica “se intendano valutare e sostenere la percorribilità dell’ipotesi di destinare gli attuali alloggi del Campo base SIS, in via del tutto eccezionale e transitoria, alle emergenze abitative dei Comuni dell’area”.
Ma ecco che questo pomeriggio è arrivato in redazione un comunicato stampa di replica a Masolo e Zanoni, a firma di Silvia Rizzotto, consigliera regionale della Lega nonché presidente della Seconda Commissione consiliare Politiche del territorio e Infrastrutture, e intitolato “Villaggio operaio lungo la Pedemontana, utilizzarlo per le emergenze abitative è il falò delle assurdità”.
“Dopo aver protestato per anni contro i cantieri della Pedemontana, Europa Verde chiede di mantenere i prefabbricati che ospitavano le maestranze in veste di residenze sociali - dichiara Rizzotto -. Si tratta dell’ennesimo falò delle assurdità, perché è inconcepibile nonché contraddittorio per lo stesso gruppo di opposizione: come può una struttura temporanea, che occupa peraltro una porzione di suolo rilevante, risolvere i problemi abitativi?”
“Quel villaggio era stato progettato soltanto allo scopo di ospitare gli operai specializzati che hanno realizzato la Superstrada - ricorda la consigliera leghista -. Per sua natura, è quindi una struttura destinata a essere abbattuta una volta chiusi i cantieri. Com’è possibile che Masolo e Zanoni chiedano di trasformarla in alloggi di edilizia residenziale pubblica?”
“È inopportuno per la sua stessa collocazione, a fianco di una grande arteria - conclude Silvia Rizzotto -. È indecoroso per il suo scopo originario, perché un campo base per maestranze non può offrire servizi adeguati ai singoli o a famiglie in condizioni di disagio. È contraddittorio di per sé, perché tutti ricordiamo le continue rimostranze contro la Pedemontana da parte dei due proponenti. Impedire che venga abbattuta, per me equivale a favorire un abusivismo.”
Il SUNIA, per voce del suo segretario provinciale Francesco Brasco, lancia dunque un appello ai sindaci e alla Regione mentre a Venezia Europa Verde e Lega litigano, con tanto di controreplica di Masolo e Zanoni alla Rizzotto che qui non riporto per motivi di spazio e di cui cito solamente un passaggio:
“La consigliera Rizzotto sia più cauta nelle sue dichiarazioni pubbliche. “Favorire l’abusivismo” è accusa che oltre a essere destituita di ogni appiglio alla realtà è anche fortemente lesiva della nostra dignità: anche se questo approdo da parte della consigliera non ci stupisce, visto e considerato come interpreta il suo ruolo di presidente della Commissione Seconda. La invitiamo a scusarsi pubblicamente.”
E vai col liscio.
Ma com’è realmente lo stato delle cose in quel di Romano, riguardo ai destini del Pedemontana Village?
Lo chiedo direttamente al sindaco Simone Bontorin, dalle cui parole si capisce - ed ecco il perché del verbo al condizionale all’inizio dell’articolo - che la prospettiva della demolizione del Campo Base Pedemontana non è così immediata né tantomeno certa, perché quella struttura allestita per le maestranze della SPV potrebbe davvero servire a qualcos’altro.
“Da anni il Comune di Romano sta lavorando con la Regione e con SIS - rivela Bontorin - per giungere a un accordo, anche con i proprietari del terreno che è occupato temporaneamente, perché il Campo Base diventi un’area servizi di diversa natura: protezione civile, depositi e magazzini comunali, spazio per associazioni che magari non hanno una sede.”
“Utilizzare quell’area per l’emergenza abitativa, ma questa è una mia valutazione totalmente personale, non sarebbe opportuno per vari motivi - continua il sindaco di Romano d’Ezzelino -. Innanzitutto perché è molto scollegata dal resto della frazione, da cui è veramente distante, e in secondo luogo perché non ha la logistica sufficientemente pronta e di facile accessibilità per costruire un quartiere.”
“Parliamo di un’area che oggi urbanisticamente è ancora un campo, cioè a destinazione agricola - spiega il primo cittadino -, quindi per arrivare a quello che ho letto nel comunicato del SUNIA bisognerebbe intanto trasformarla e renderla edificabile.”
Preciso al sindaco che il SUNIA non chiede propriamente di trasformare l’area in un nuovo quartiere ma di utilizzare per l’emergenza abitativa le casette prefabbricate che sono già a disposizione.
“La mia posizione è la stessa - mi risponde -. Perché mi ricordo che quando sono diventato sindaco la prima fake news che girava era che lì sarebbero arrivati i migranti. Non ci sono le condizioni, come dicevo prima, quella diventerebbe una zona ghetto.”
“Tra le varie cose - continua - c’è anche il fatto che quelle sono case per un’occupazione temporanea di un operaio che lavora e che ci abita e dorme per otto ore al giorno, non sono fatte per viverci. Quindi, anche dal punto di vista proprio della qualità della vita, quel villaggio è assimilabile a una tendopoli in caso di terremoto.”
Infine Simone Bontorin chiarisce l’aspetto territoriale della questione, dal momento che il SUNIA si è rivolto nel suo appello “ai sindaci di Cassola, Romano e Bassano del Grappa”:
“Il Campo Base Pedemontana è tutto in territorio comunale di Romano. Si tratta di un’area privata temporaneamente occupata dal concessionario della SPV.”
L’unica prospettiva reale, dunque, è che il Comune di Romano d’Ezzelino raggiunga l’accordo con Regione Veneto, SIS e proprietari del terreno, a cui sta lavorando da anni, per adibire il Pedemontana Village ad area servizi.
Lo utilizzerebbero i nuovi Village People: non gli inquilini alla ricerca di una casa provvisoria ma i volontari della protezione civile e delle associazioni.
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