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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Ambiente

“Preleveremo l'acqua dalla falda del Brenta senza impoverirla”

A Cittadella l'annuncio dell'assessore regionale Maurizio Conte. A Carmignano di Brenta previsto un nuovo pozzo che preleverà 950 litri di acqua al secondo per alimentare gli acquedotti dell'Etra, della Bassa Padovana e del Polesine

Pubblicato il 04-02-2011
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Come portare l’acqua buona, quella prelevata dalla falda che può essere consumata a tavola senza nessun trattamento, anche a territori privi di sorgenti come la Bassa padovana e il Polesine senza impoverire le falde già sfruttate da altri acquedotti?
La strategia della Regione del Veneto è stata illustrata dall’assessore regionale all’Ambiente Maurizio Conte stamani nel corso di un convegno organizzato dall’autorità di bacino Ato Brenta a Cittadella.
“La Regione del Veneto - ha detto l’assessore Conte - vuol concludere entro i prossimi 10 anni la creazione dell’anello del sistema acquedottistico regionale, un progetto molto importante in cui stiamo investendo 110 milioni di euro per le infrastrutture.

Una fase del convegno di Cittadella

Uno dei punti di approvvigionamento di questo anello che distribuirà l’acqua in tutto il Veneto è previsto a Camazzole di Carmignano di Brenta, dove oggi c’è un pozzo che preleva 500 litri al secondo. Il nuovo pozzo preleverà 950 litri al secondo e alimenterà sia il sistema locale del gestore Etra, sia gli acquedotti della Bassa padovana e del Polesine”.
“E’ però importante - ha aggiunto l'assessore regionale - che questo prelievo venga fatto senza danno per la falda. Per questo è importate che possiamo prevedere quali saranno le conseguenze delle nostre scelte”.
Lo strumento previsto a questo scopo è il “Modello matematico di flusso idrico sotterraneo”, di cui per la prima volta nel Veneto si è dotata l’Autorità d’Ambito ottimale “Ato Brenta”.
Il modello, presentato nel corso del convegno di Cittadella, è stato elaborato in due anni di lavoro da un gruppo di studiosi dell’Università di Padova coordinati dal professor Andrea Rinaldo. Obiettivo dichiarato è stimare gli effetti dei nuovi prelievi dalle falde del Medio Brenta previsti dal modello strutturale degli acquedotti del Veneto per alimentare gli acquedotti del Basso Veneto.
Le simulazioni hanno messo in rilievo che la prevista apertura di un nuovo pozzo da 950 litri al secondo a Camazzole se non verrà compensata con efficaci azioni di ricarica della falda porterà importanti modifiche nell’assetto idrogeologico dell’area, con una diminuzione della portata sfiorante dalle risorgive compresa tra 0,83 e 0,94 metri cubi al secondo in un’area di circa 4 chilometri quadrati.
Per limitare l’impatto dei nuovi prelievi sul Medio Brenta, secondo la strategia della Regione, è necessario programmare interventi organici di risparmio idrico, prima tra i quali la regolazione o la chiusura di pozzi privati.
Secondo la stima del centro idrico di Novoledo il prelievo privato ad uso sia civile sia industriale nel Veneto è di circa 6 metri cubi al secondo, ovvero 189 milioni di metri cubi l'anno.
“Nel bacino del Brenta - ha spiegato il presidente di Ato Brenta Lino Ravazzolo - poche migliaia di persone che attingono acqua dai pozzi privati sprecano acqua pari alla città di Padova”.

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