Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Neander per sogno

Dell’Uomo di Neanderthal, della cometa di Neanderthal e dei suoi tempi infiniti, con conclusione in chiave…bassanese

Pubblicato il 04-02-2023
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Eccolo qua, il nostro pro-pro-pro-pro-(all’infinito...)genitore. Lo vedete nella foto pubblicata in questo articolo.
È l’Uomo di Neanderthal.
All’anagrafe: Homo neanderthalensis.

Foto Alessandro Tich

Si chiama così perché i suoi primi resti fossili vennero ritrovati nell’omonima valle vicino a Düsseldorf, in Germania.
L’Uomo di Neanderthal, almeno quello di cui è stato rinvenuto il primo scheletro in Europa, era quindi un tedesco. Si cibava di cacciagione, pesce, tuberi e vegetali.
50.000 anni dopo avrebbe scoperto i würstel con i crauti.
Quella che vedete nell’immagine è la ricostruzione della sua fisionomia, colta dal mio telefonino durante una visita di questa settimana all’azienda RAASM di San Zeno di Cassola, passando davanti a una vetrina della collezione paleontologica.
La casualità che ha ispirato questa mia divagazione preistorica.
Secondo le scritture, zio Neander era già molto evoluto. In possesso di tecnologie litiche elevate, che lo portavano a realizzare oggetti di pietra, e dal comportamento sociale piuttosto avanzato, è considerato un ominide strettamente affine all’Homo sapiens.
In questi giorni è ritornato di moda per il passaggio vicino alla Terra della cometa che porta il suo nome. La cometa di Neanderthal, appunto.
Si chiama così perché l’ultima volta che è passata così vicino al nostro pianeta è stato 50.000 anni fa, periodo paleolitico medio, quando l’Uomo di Neanderthal calcava le terre europee.
Alle 18:11 ora italiana di mercoledì scorso 1 febbraio la cometa è passata alla minima distanza dalla terra, a circa 42 milioni di chilometri, praticamente un’inezia.
Ne hanno scritto e parlato tutti, astrofili e appassionati l’hanno attesa come la manna dal cielo, l’hanno anche fotografata ed è diventato virale sul web lo straordinario scatto che la immortala sopra l’Etna innevato.
Per qualche notte si è resa visibile, per chi ha potuto vederla, nella sfera celeste dell’Orsa Minore e dintorni. Adesso, superata la minima distanza dalla Terra, si sta progressivamente allontanando per proseguire nella sua immensa orbita iperbolica.
Se ne riparlerà fra 50.000 anni.
Ma torniamo al nostro pro-pro-pro-eccetera-genitore.
Non è dato sapere se zio Neander si sia accorto del passaggio nel suo cielo dell’astro con la coda, molto meno visibile a occhio nudo della cometa di Halley o della Hale-Bopp.
L’Homo neanderthalensis non aveva un binocolo con cui osservarlo, né tantomeno una fotocamera e dei teleobiettivi per scattarne delle foto e neppure Facebook per postare le immagini. Che tristezza.
Chissà: magari, senza tutto l’inquinamento luminoso che abbiamo oggi, qualcosa avrà anche visto. Del resto, la cometa di Neanderthal - denominazione astronomica: C/2022 E3 (ZTF) - con la sua orbita attorno al sole di circa una cinquantina di millenni, è stata scoperta dagli scienziati appena poco meno di un anno fa.
Ma poco importa. Ciò che conta è fissare questo ideale contatto col progenitore della nostra specie che ci consente di condividere con lui, davvero a distanza, l’attimo fuggente del passaggio vicino alla Terra dell’astro vagante e che ci permette anche di addentrarci nel meraviglioso mondo della paleontologia bassanese.
Sembra infatti che già nell’era dell’Uomo di Neanderthal si parlasse della strada del Piano Mar, del doppio senso di via Parolini, del decongestionamento del traffico in discesa Brocchi, della conclusione dei lavori al Tempio Ossario, della compravendita del Teatro Astra, del recupero del Tribunale, della riapertura del Caffè Italia, del Polo Museale Santa Chiara e poi della sua evoluzione, del futuro della Scuola Mazzini, del Marchio d’Area per il turismo, della Pedemontana gratuita per i residenti.
Pensate che in tutto questo infinito tempo cosmico, da un passaggio di cometa all’altro, la città di Bassano si sia avvicinata a una qualche soluzione?
Neander per sogno.

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