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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Sei personaggi in cerca di attori

“Superstrada Pedemontana Veneta: le aspettative degli attori del sistema territoriale vicentino”. Le evidenze emerse da un’indagine promossa da Confartigianato Imprese Vicenza e condotta dall’Università di Milano Bicocca

Pubblicato il 10-11-2022
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Stiamo lavorando per voi. Strada facendo.
La Superstrada Pedemontana Veneta si avvia alla sua conclusione, stimata da qui a due anni. Manca ancora il tratto più ad ovest tra Malo e Montecchio Maggiore e mancano ancora, soprattutto, i due raccordi che in futuro collegheranno direttamente la SPV alla A4 Venezia-Milano e alla A27 Venezia-Belluno. Solo allora l’infrastruttura, che nel frattempo verrà quasi sicuramente classificata come autostrada, assolverà al compito di anello di congiunzione tra le principali direttrici viarie della Regione, A31 Valdastico compresa.
Attualmente la Superstrada, di cui fanno notizia gli alti pedaggi da pagare in rapporto ai chilometri percorsi, è ancora una Bella Addormentata nel bosco del traffico di attraversamento prevalentemente locale. È molto comoda e su questo, grazie anche al bel tempo di queste settimane, non ci piove. Ma quanto, oltre che comoda, sarà realmente funzionale ed importante in prospettiva e cioè quando sarà completata?

Foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet

È la domanda a cui ha cercato una risposta una ricerca commissionata da Confartigianato Imprese Vicenza ad un team di esperti dell’Università di Milano Bicocca.
L’obiettivo dell’indagine è stato quello di cogliere “le aspettative degli attori del sistema territoriale vicentino” nonché la “sfida alla sostenibilità” rappresentata dalla SPV.
La ricerca ha visto impegnato un gruppo di lavoro composto dal prof. Mario Boffi e dai dott. Simone Caiello, Oscar Luigi Azzimonti, Sarah Taranto e Sharon Romano, coordinati dal prof. Matteo Colleoni, e rientra nel più ampio progetto CI.TE.MO.S. (Città Tecnologia Mobilità Sostenibile). Sono sei esperti in tutto: sei personaggi in cerca di attori.
Per elaborare il documento, oltre ad “audit esplorative” sul campo (quanto mi piacciono queste terminologie), sono stati intervistati diversi attori del territorio distribuiti nelle province di Vicenza e Treviso per cogliere opinioni e aspettative sul ruolo dell’opera nello sviluppo del territorio interprovinciale.
Alla fine i risultati della ricerca sono stati presentati ieri nel corso di un convegno in sala Chilesotti a Bassano del Grappa. Vediamone dunque i principali contenuti.

Vi risparmio in questa sede le considerazioni riportate nella sezione introduttiva dello studio, che hanno affrontato gli aspetti “quantitativi” dell’impatto della Superstrada nel territorio in base anche all’ampio materiale degli studi pregressi e della documentazione prodotta sull’opera infrastrutturale veneta.
Basterà citare il solo passaggio secondo il quale “la SPV, oggetto di una lunga attesa temporale, viene unanimemente considerata in questi studi un asset centrale dell’area pedemontana veneta, con attenzione non solo al sistema dei trasporti ma a quello sociale e produttivo più generale”.
Concentriamoci invece sulle opinioni degli intervistati sulla Superstrada Pedemontana Veneta e sulle sue ricadute territoriali ed economiche, che possono essere sintetizzate in cinque punti.
In primo luogo, sono unanimi i giudizi degli “attori” intervistati sull’importanza dell’infrastruttura viaria per il futuro dell’area, sia con attenzione alla riduzione del traffico veicolare sulla rete stradale ordinaria e sia in termini di sviluppo produttivo e commerciale del territorio. L’elevata frammentarietà del territorio continua infatti a dare centralità al trasporto extra-urbano su strada e alle sue infrastrutture di supporto.
Secondariamente, a fronte delle possibili ricadute negative dell’infrastruttura in termini di incremento della congestione veicolare e di immissione di inquinanti nell’aria emerge la richiesta di promuovere interventi di efficientamento ambientale dei veicoli ordinari e di trasporto merci, con l’istanza di un rinnovo dei parchi veicolari e della dotazione di impianti di ricarica delle fonti energetiche alternative a quelle tradizionali.
Per la serie: Go Electric.
È inoltre unanime il giudizio sullo scarso e inefficiente utilizzo della SPV che suggerisce di promuovere interventi finalizzati a incrementare i flussi veicolari quotidiani anche turistici, anche attraverso programmi di fidelizzazione e di differenziazione dei prezzi di utilizzo a seconda della categoria veicolare o delle fasce orarie e giornaliere.
L’inefficiente utilizzo della Superstrada è anche spiegato dal mancato completamento di alcune opere accessorie (bretelle di collegamento e opere di mitigazione) la cui realizzazione è considerata una condizione fondamentale al fine di ottenere un maggiore flusso veicolare in particolare leggero, attualmente sottodimensionato dispetto al traffico pesante.
Un consistente numero di intervistati ha puntato anche il dito sul tema dell’intermodalità.
Ovvero sull’esigenza di meglio integrare la rete stradale con quella ferroviaria e della “mobilità attiva”. In tal senso l’uso della Superstrada per raggiungere velocemente una sede di lavoro o un luogo di vacanza può integrarsi con la scelta di usare poi un mezzo di trasporto lento per muoversi tra le destinazioni di prossimità. A patto, ovviamente, che le reti siano unite da “nodi” opportunamente localizzati e costruiti per consentire lo scambio modale: da gomma a rotaia, da gomma a gomma eccetera.
Infine un ultimo argomento che ha richiamato l’attenzione degli interlocutori riguarda la governance del territorio. Eccola qua, un’altra parola che adoro.
Vale a dire una “cabina di regia” che pianifichi scelte che massimizzino l’accessibilità dei poli produttivi locali ai mercati di consumo piuttosto che la realizzazione di reti di semplice attraversamento che lasciano poco valore aggiunto al territorio.
L’Area Urbana di Schio-Bassano del Grappa viene portata ad esempio di adeguata modalità di organizzazione e gestione integrata delle politiche di sviluppo del territorio, così come di efficace coordinamento della mobilità in ingresso e in uscita dalle zone industriali e produttive. Una forma di coordinamento che, per alcuni, potrebbe agire come base per l’uso efficace delle risorse e dei fondi europei FESR per l’attivazione di processi virtuosi di sviluppo territoriale integrato.
Avete preso nota di tutto? Bene. Cinque secondi di pausa e vado a concludere.

In sintesi, i risultati dell’indagine comprovano che le opere infrastrutturali, qualunque esse siano, non sono oggetti capaci di integrarsi in modo autonomo nel tessuto sociale ed economico di un territorio. Servono appunto “cabine di regia” che identifichino in modo chiaro le priorità di utilizzo delle reti tra i vari segmenti di traffico, così come servono
strumenti di programmazione e di pianificazione dei trasporti integrati idonei a rendere le infrastrutture parti integranti del territorio, delle sue dinamiche e del sistema socio economico in cui sono collocate.
In altre, e più storiche parole: la Pedemontana è (quasi) fatta. Ora bisogna fare la Pedemontana. E cioè fare in modo, attraverso le opportune politiche territoriali, di portare questa lunga striscia di asfalto al nostro mulino.
L’indagine in parte evidenzia nuovi elementi ma di fatto rafforza l’idea che gli imprenditori di Confartigianato Vicenza siano convinti dell’utilità di questa nuova infrastruttura che può contribuire alla crescita economica del territorio. Gli artigiani poi non hanno dubbi sul fatto che per garantire la sostenibilità economica dell’opera vadano sfruttati anche i flussi turistici, oltre alla progressiva crescita, in termini di fruizione dell’opera, da parte di chi si sposta per esigenze lavorative e dei residenti. A tale scopo sarà comunque il caso di studiare meglio i meccanismi delle tariffe.
“Per fare delle considerazioni puntuali - afferma il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza Gianluca Cavion - si deve attendere il completamento dell’opera, quindi il collegamento ad est con la A27 e a ovest con la A4 (e a Nord con il completamento della Valdastico Nord).” “Di sicuro c’è il tema dei costi del tragitto (biglietto e carburante) mediamente più alti per percorrere la SPV del costo carburante utilizzato per raggiungere la stessa meta sulla viabilità ordinaria - aggiunge -. Da questo punto di vista manca, a nostro avviso, una politica che incentivi l’utilizzo della Pedemontana.”
“Se vogliamo che la SPV sia di servizio al territorio, anche in chiave turistica, si deve ripensare al piano tariffario - sottolinea il presidente di categoria -. Anche perché l’alternativa, passare per i centri abitati con scorrimento lento e a singhiozzo più inquinante rispetto a una mobilità fluida, in termini di inquinamento ambientale ha non poche ricadute in quei territori per non parlare della sicurezza. Il maggior numero di incidenti si verifica infatti nelle strade secondarie.”

“Pedemontana Veneta è l’infrastruttura più grande d’Italia che in questo momento si sta realizzando - ricorda Elisabetta Pellegrini, direttore Coordinamento e sviluppo in materia di infrastrutture, mobilità, lavori pubblici, Superstrada Pedemontana Veneta, Demanio della Regione Veneto, presente al convegno bassanese -. Un’opera importante che sta per essere ultimata.” “Le previsioni - informa l’ing. Pellegrini - sono che nella primavera del prossimo anno sarà tutta in esercizio e che vada a servire un’area tra le più fervide, da un punto di vista economico, del Veneto. Una tratta di 100km, 34 Comuni, 14 caselli, un investimento di 2miliardi 258milioni, e si stima che i lavoratori che si trovano a una distanza da Pedemontana di circa 30 minuti siano ben 600mila, che vuol dire sulla popolazione del Veneto oltre il 10%.”
“Con la SPV si completa in sostanza l’anello centrale del Veneto che insieme quindi alla A4 va a ricomprendere Vicenza, Padova e Treviso, lambendo Venezia, per andare a servire il nucleo centrale del Veneto - aggiunge colei che in un mio precedente articolo ho ribattezzato Lady Pedemontana -. Ovvio che per rendere efficace questo anello sarà necessario nel futuro completare o implementare le adduzioni, che in parte ci sono già e in parte potrebbero avere ulteriori sviluppi.”
“Il territorio attraversato da SPV - conclude - avrà, una volta messa in esercizio l’infrastruttura, un’opportunità più unica che rara nel senso di una facilità di accessibilità a quel territorio che darà delle potenzialità enormi rispetto a quelle che comunque sono già ampiamente sfruttate da un punto di vista produttivo, industriale ma anche turistico, culturale ed enogastronomico di tutta la zona.”

Che dire, alla fine? SPV: Siamo Pronti a Volare. Sperando di trovare le ali da qualche parte.

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