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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Astuniwood

Sull'uscita del nuovo film girato in parte a Bassano “Villetta con ospiti” e sugli ennesimi auspici che la presenza di registi e operatori in città favorisca “il turismo alla visita dei luoghi di ripresa”

Pubblicato il 29-01-2020
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Un mio affezionato lettore mi ha chiesto oggi, ex abrupto, di scrivere qualcosa sul film “Villetta con ospiti”, girato in gran parte a Bassano, in uscita domani, 30 gennaio, nei cinema d'Italia e la cui “prima” bassanese è in programma venerdì 31 gennaio alle ore 18.15 in Sala Da Ponte, con la presenza in sala del regista Ivano De Matteo e ovviamente del sindaco Elena Pavan. Lo faccio volentieri, perché chi mi ha richiesto di farlo è una persona che stimo. Anche se, sinceramente, non ne avevo tanta voglia.
Ieri in municipio si è svolta la conferenza stampa di presentazione della prima visione del film in città, con gli interventi dell'assessore comunale al Turismo Stefania Amodeo e di Roberto Astuni, referente di Vicenza Film Commission. Ma non ci sono andato, perché preso da altri impegni. Non li avessi avuti, ci sarei comunque andato controvoglia perché si tratta di argomenti di cui tendo a non occuparmi più. Sarà probabilmente la conseguenza dell'effetto da overdose provocato dalla messe di articoli dedicati ai preparativi, al making of e quindi alla messa in onda della fiction televisiva “Di padre in figlia”, che ha riempito le nostre teste - e non solo - per due anni di fila dal 2015 al 2017. Dopo l'ubriacatura da fiction riguardante le vicissitudini della famiglia di distillatori di grappa Franza, abbiamo sorbito il bicchiere della staffa, a fine 2018, con la presentazione del film “Villetta con ospiti”, con l'intervento del regista, prima del primo ciak nella nostra città. Diversamente dalla fiction diretta da Riccardo Milani, che ha “occupato” Bassano del Grappa per un prolungato periodo, la produzione diretta da De Matteo ha seguito la scia di Speedy Gonzales: appena una decina di giorni di riprese per raccogliere tutte le scene ambientate in riva al Brenta. “Villetta con ospiti”, come si legge nel comunicato di presentazione, presenta una storia che si sviluppa nell'arco di ventiquattr'ore “per raccontare una splendida famiglia borghese e una ricca cittadina del nord Italia”.
“Di giorno - anticipa il testo - le nostre signore e i loro mariti ostentano pubblica virtù ai tavolini dei caffè. Poi, di notte, la commedia scivola nel noir ed esplode il lato oscuro della provincia in un susseguirsi di meschinità e violenze.” Siamo quindi alle solite: provincia profonda a due facce, quella della virtù e quella del peccato ovvero delle bronse cuerte, abitata da tanti replicanti del dottor Jekyll e di mister Hyde: déjà vu, in varie altre pellicole, per un luogo comune durissimo a morire. Conclude infatti il comunicato di presentazione: “I sette vizi capitali incarnati dai sette protagonisti si palesano ai nostri occhi quasi con innocenza. Nessuno è accusabile di nulla anche se, tutti insieme, si macchieranno del peggiore dei peccati.”

La conferenza stampa di ieri in municipio (fonte immagine: Facebook/Città di Bassano del Grappa)

Sul film in uscita - che vede tra gli attori del cast il protagonista Marco Giallini, Michela Cescon e altri - ovviamente non mi pronuncio, non essendo stato ancora pubblicamente proiettato. Sarebbe come commentare la nomina del prossimo direttore del Museo Civico di Bassano, non essendo stato ancora pubblicamente deciso come diavolo riuscire a farla, dopo tutto il casino predisposto dall'attuale amministrazione e propedeutico alla complicazione delle cose. Mi limito a inoltrarvi il link al trailer ufficiale (www.youtube.com/watch?v=udiCsgVrur8) e poi che ciascuno la pensi come vuole.

Quello su cui invece mi voglio un attimo soffermare è tutto il “contorno” di attese dichiarate, relative all'imminente prima visione del film e più in generale alla sedicente propensione della nostra città a richiamare l'interesse dell'industria cinematografica.
Nel leggere oggi sulla stampa locale il resoconto della conferenza stampa di ieri, ho appreso infatti che l'assessore al Turismo Amodeo ha sottolineato che “dal 1947 Bassano è stata scelta per la realizzazione di 25 tra film e documentari” e che “la frequenza è cresciuta negli ultimi anni anche grazie all'effetto traino della recente fiction “Di padre in figlia”, segno che in città le troupe stanno bene e lavorano bene”. “Per questo - ha dichiarato ancora la Amodeo in conferenza stampa, e come riportato dal Giornale di Vicenza - vogliamo incentivare la presenza di registi e operatori, favorendo di conseguenza anche il turismo alla visita dei luoghi di ripresa.”
Benissimo. A questo punto, però, mi sento di dover dire una cosetta. Che riguarda in primo luogo il curriculum, o se preferite il cursus honorum della “Bassano cinematografica”, con 25 produzioni ospitate tra il dopoguerra ed oggi. Niente male, come numero.
Ma quanti di noi ci ricordiamo al volo almeno tre film, degni di tale nome, girati nella città degli asparagi? Uno solo, di questi, si staglia immediatamente nel firmamento delle opere filmiche memorabili, in quello che viene chiamato “il senso comune”.
Mi riferisco, naturalmente, a “Il Commissario Pepe”, uscito nel 1969 per la regia nientemeno che di Ettore Scola e con un grande Ugo Tognazzi del ruolo del protagonista.
Dopodiché, e primadiché, il buio. Nei decenni, a Bassano, sono state in parte girate altre opere di qualità (come ad esempio una parte di un episodio de “Il comune senso del pudore”, del 1976, incentrato sulla diffusione dell'erotismo negli anni '70 e diretto da Alberto Sordi), ma non tali da rimanere nell'immaginario collettivo.
Nell'elenco c'è anche Tinto Brass, che ha ambientato a Bassano del Grappa e a Treviso l'episodio “Il preservativo” (pènsate ti!) del suo film “Fermo posta Tinto Brass” del 1995.
Per la serie: provincia profonda 2, la vendetta.
Per arrivare ai tempi più recenti, tutti noi abbiamo ancora in mente - questa volta sì - il bailamme generato in città dal film del 2011 “Cose dell'altro mondo”, diretto da Francesco Patierno, con Valerio Mastandrea, Diego Abatantuono & Company: la pellicola che faceva sparire all'improvviso tutti gli immigrati, per vedere l'effetto che fa. Buona l'idea, meno buona la sua realizzazione: “Cose dell'altro mondo”, a mio modo di vedere (ma non solo mio), entra infatti di diritto nell'elenco speciale dei film italiani dimenticabili.
Si aggiunge alla lista dei Bassano-movies “Sotto il vestito niente - L'ultima sfilata” (2011) del compianto Carlo Vanzina, non certo quella che si potrebbe definire un'opera da cineteca.

Perché scrivo queste cose? Perché è il momento di sviscerare, una volta per tutte, questo presunto mito del “turismo sui luoghi di ripresa” a Bassano del Grappa, ribadito dall'assessore Amodeo e più volte auspicato, nel corso degli anni, dal rappresentante di Vicenza Film Commission Roberto Astuni. Il cosiddetto “cineturismo” è un fenomeno dilagante, e non da oggi. Ma la “location” che aspira ad attirare flussi di visitatori deve essere innanzitutto riconoscibile, e in seconda battuta deve ospitare una produzione di grande successo internazionale. Pensiamo ad esempio a Matera (dove è ambientato anche il prossimo James Bond) con “La passione di Cristo” di Mel Gibson, che ancora oggi attira comitive in visita ai luoghi dei set, o alla Vienna del capolavoro in bianco e nero “Il terzo uomo”, riguardo al quale vengono organizzati ancora oggi i “Location Tour”, a cui partecipano appassionati da tutto il mondo. Di altri esempi ne potremmo dare a decine, compresi i luoghi della Croazia presi d'assalto dai turisti per aver ospitato le riprese di “Game of Thrones”. È vero: sto parlando dei massimi sistemi, ma è solo coi massimi sistemi che si può parlare, con cognizione di causa, di turismo cinematografico.
Vi ricordate che cosa avrebbe dovuto portare a Bassano, in termini di richiamo turistico, la fiction “Di padre in figlia” trasmessa su Rai 1? Di “cineturismo”, in quella occasione, ci siamo riempiti la bocca e le orecchie. A parte qualche manipolo di visitatori da fuori Provincia o Regione segnalati dall'Ufficio IAT, voi questi “cineturisti” li avete visti?
A Bassano del Grappa sono state girate anche alcune scene di un film di Bollywood.
È mai comparso un gruppo di turisti dall'India ai piedi del Grappa?
Sempre in città, e in particolare sul Ponte, Sir Richard Attemborough aveva girato alcuni ciak del film “In Love and War” (1996), con Sandra Bullock, ispirato ad Ernest Hemingway. Ma - guarda te - i turisti anglosassoni continuano a preferire, come destinazione dei loro tour nel Veneto, la vicinissima Asolo. Non ne usciamo fuori: o non sono film di grande successo oppure, se di successo, Bassano non è esplicitamente riconoscibile.
Accadrà anche con “Villetta con ospiti”, dove i vari luoghi della nostra città (come accaduto anche con “Cose dall'altro mondo”) saranno riconosciuti dai soli bassanesi. Forse anche dai rosatesi o dai solagnesi, ma non andremo molto più in là.
Lo stesso regista Ivano De Matteo, alla conferenza stampa di presentazione al Museo Civico, si era completamente smarcato da qualsiasi compiacimento “promozionale” alla città che ospitava le riprese della sua opera.
“Il film - aveva dichiarato - è ambientato non a Bassano, è Italia. C'è un poliziotto che è di Napoli, un prete che è veneto e un medico che è milanese. Non è uno spot turistico, non è lo spot di niente. Questo è il racconto delle nostre debolezze. Indago nelle pieghe dell'essere umano. L'obiettivo è che quando esci dal cinema, ne parli.”
Anche perché un troppo esplicito richiamo turistico-promozionale in un lavoro cinematografico sulla “location” ospitante darebbe la stura a un nuovo fenomeno: il Marchétting Territoriale.

In conclusione: ad Astuniwood, vale a dire a Bassano del Grappa, affermare per voce dell'assessore che “incentivare la presenza di registi e operatori favorisce di conseguenza anche il turismo alla visita dei luoghi di ripresa”, lascia il tempo che trova.
Certamente, quando arrivano in città le troupe cinematografiche o televisive, ha un buon indotto - e talvolta anche ottimo - l'economia locale soprattutto per le voci “dormire” e “mangiare”, ma anche nei settori dei trasporti, noleggi, artigianato (per i lavori e le forniture sul set), agenzie di vigilanza e quant'altro. È stato ad esempio calcolato che nelle otto settimane di presenza della troupe della fiction “Di padre in figlia” sono stati lasciati sul territorio oltre 1 milione di euro di spese di produzione. Ma questo non è turismo: è ospitalità logistica, con tutti i vantaggi economici che ne conseguono.
Chiedo quindi ai nostri pubblici amministratori di volare più basso e di essere più realisti, di auspicare il successo al botteghino del nuovo film ambientato in città e di ringraziare il regista, in occasione della “prima” bassanese, per l'attenzione. Ma non andiamo oltre, per cortesia. Rischiamo di farci male, in termini di attese turistiche disattese, ancora una volta.
Sarà anche vero, come ha detto Roberto Astuni in conferenza stampa, che “il nostro territorio ha una marcia in più”, come riferitogli dai componenti della stessa troupe del film in uscita. Non è una novità: della supposta preminenza delle capacità di Bassano rispetto agli altri territori sento parlare da quando sono venuto a lavorare in questa città nel 1986.
E allora ben venga questa marcia in più, se questa cosa - agli occhi di chi arriva da fuori - ci rende così attraenti e così speciali. Ma non capisco come mai, contemporaneamente, continuiamo a tenere alzato il freno a mano.

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