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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

La tela di Penelope

Lavori sul Ponte sospesi per il rischio di piene nella “finestra autunnale”. Il Comitato Amici del Ponte scrive al sindaco e chiede di approfittare della pausa “per riformulare alcune discutibili scelte progettuali”

Pubblicato il 30-10-2017
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“È evidente che il restauro del Ponte sta procedendo come la tela di Penelope, e che di fatto ora è bloccato.” Un chiaro riferimento al continuo “fare e disfare” della fedele e paziente moglie di Ulisse, in attesa del ritorno del marito nell'isola di Itaca finita in mano ai Proci. Inizia così la lettera aperta che i tre referenti del Comitato Amici del Ponte di Bassano (l'ingegnere strutturista Alessandro Guarnieri, l'architetto e fondatore del gruppo Pino Massarotto e l'architetto e storico del Ponte Fabio Sbordone) hanno trasmesso lo scorso 25 ottobre al sindaco di Bassano Riccardo Poletto. Un intervento scaturito in occasione del “Time Out” imposto al cantiere di restauro dalla cosiddetta “finestra autunnale” che ha decretato la prevista sospensione dei lavori per il rischio di piene del fiume, statisticamente rilevante in questa parte dell'anno.
“Sulla fattibilità di alcune opere previste dal progetto - inizia la lettera - sono stati da tempo e da più parti (e per ultimo dall'impresa stessa) espressi numerosi dubbi, mai presi in considerazione dalla Direzione Lavori. I lavori provvisionali - fin qui eseguiti in difformità dal progetto e forse concordati verbalmente - sono stati ufficialmente e puntualmente contestati da Direzione Lavori e Responsabile Unico del Procedimento.”
“Durante la sospensione autunnale del cantiere in alveo - prosegue il documento - si sarebbero dovuti eseguire i lavori sulle spalle del Ponte, preliminari ed indispensabili alla successiva realizzazione della trave reticolare d'impalcato; questi non sono neppure iniziati per il diniego d'accesso alla sua proprietà da parte della ditta Nardini S.p.A. che soltanto ieri ha ricevuto dai progettisti una perizia tecnica, richiesta e prevista dalla convenzione dalla stessa stipulata con il Comune, che dovrà essere valutata dai suoi tecnici.”

Foto Alessandro Tich

“Sono state finora spese ingenti somme per ripetuti rilievi e monitoraggi, per lavori di messa in sicurezza, per consulenze tecniche e progettazioni di opere accessorie, per consulenze legali; ma non si intravvede un programma certo dei lavori - continua il testo -. Il progetto, infine, risulta esser un bell'esercizio didattico di calcolo computerizzato, ma sono state completamente ignorate le problematiche cantieristiche.”
“Di fronte a questa preoccupante situazione - incalzano i firmatari della lettera -, l'Amministrazione continua a fornire spiegazioni rassicuranti che non trovano riscontro nella realtà. L'attuale fase di totale inattività per la sospensione dei lavori (che dovrebbero riprendere nel prossimo dicembre ) potrebbe essere invece proficuamente utilizzata per riformulare alcune discutibili scelte progettuali, al fine di rendere, tra l'altro, più spediti e meno costosi i futuri interventi. C'è tutto il tempo per predisporre una variante e per farla approvare.”
“Qualora l'Amministrazione volesse proseguire con l'attuale progetto - rimarcano i portavoce del Comitato -, entro dicembre dovrebbe essere già realizzata in officina la prima delle due travi reticolari inox e tutto il materiale ligneo, colonne, pilastri e filagne, dovrebbe essere disponibile a piè d'opera per poter completare il restauro delle prime due stilate entro la prossima finestra primaverile. Se così non fosse si dovrebbe ricorrere ad un'ulteriore rimozione e ricostruzione della tura, operazione che costa ogni volta circa 200.000 €.”

Da qui la necessità, secondo gli estensori della lettera al sindaco, di approfittare di questo momento di pausa forzata per “rielaborare i punti critici” del progetto di restauro.
In primo luogo le ture, ovvero gli sbarramenti che permettono di lavorare in alveo consentendo di mettere in secca l'area di lavoro: “È previsto che debbano essere realizzate con massi ciclopici ed elevate ben oltre il livello di magra, per evitare che possano essere asportate in caso di piene anche modeste, interrompendo di conseguenza i lavori in alveo.” Tuttavia le ture “costituiscono, in caso di piena, un pericolo per il Ponte e per le costruzioni rivierasche” e quindi “è anche previsto che vengano rimosse nei periodi piovosi, per poi essere ricostruite”.
Operazioni che “si ripeteranno di conseguenza più volte nel corso dei lavori, con enorme dispendio di tempo e di denaro”. “I lavori di costruzione e rimozione delle ture - sottolineano gli scriventi - eroderanno così buona parte del tempo utile di operabilità in alveo.” “Non sarebbe al contrario più semplice, rapido ed economico - propongono i tre professionisti - eseguire ture più basse con materiale attinto parzialmente sul posto e che, in caso di piena, se ne vada senza provocare danni? Si sa che le ture durano poco e le ture, così fatte, verrebbero rapidamente ricostruite. I lavori in alveo potrebbero così proseguire in tutti i periodi dell'anno, fatta salva qualche breve interruzione in caso di piena: del resto con queste modalità sono stati eseguiti i precedenti interventi di restauro. Il risparmio, in termini di tempo e di costo, sarebbe di conseguenza molto consistente.”
La seconda questione da ricalibrare, secondo i firmatari del documento, riguarda il “sollevamento” dell'impalcato che, come da progetto esecutivo, verrà effettuato “dall'alto” tramite una trave tipo “Bailey” appoggiata sulle stilate che devono di conseguenza “essere adeguatamente puntellate, per sopportare il nuovo carico”.
“Questa modalità di intervento - scrivono i professionisti - richiede che si debba operare su una sola stilata alla volta. Non sarebbe estremamente più semplice, rapido ed economico procedere invece con il sollevamento dal basso, scaricando il peso dell'impalcato su puntelli provvisori provvisti di martinetti? Si potrebbe operare in questo caso su due stilate per volta, riducendo da quattro a due le fasi di restauro delle pile, senza intralcio per il traffico pedonale e senza creare barriere ai disabili.”
Terzo aspetto da riconsiderare: le “travi reticolari di soglia”. È previsto “che vengano realizzate quattro travi reticolari spaziali formate con tubi in acciaio inox, per incorporare e conservare quello che resta delle strutture lignee di fondazione preesistenti, ed inoltre per innalzare l'appoggio delle colonne al di sopra del livello di magra.” “Questa tipologia di trave - osservano i professionisti -, essendo la più soggetta sia agli urti dovuti al trasporto solido di massi, sia all'intercettazione di ramaglie e di ogni altro materiale solido trasportato dal fiume in piena, non sembra certo la soluzione più idonea.” “Non sarebbe al contrario preferibile - aggiungono - ricorrere a strutture più compatte, semplici ed economiche, raggiungendo comunque i medesimi risultati senza i gravi inconvenienti appena evidenziati?”

Quarta e penultima questione su cui si chiede un ripensamento: i rostri, che sono le strutture “a punta” a pelo d'acqua su entrambi i lati della base del Ponte.
“Nella relazione - riferisce la lettera aperta - si legge che, ai fini della tenuta del Ponte alla spinta idraulica, non si debba fare affidamento sull'apporto dei rostri delle stilate, in quanto l'esperienza insegna che questi sono stati sempre divelti in caso di piena. Nel progetto si prevede comunque il loro restauro, mantenendone però la precedente impostazione strutturale, senza alcun intervento migliorativo per il loro rafforzamento. Così facendo, anche in futuro i rostri saranno i primi ad andarsene.”
“Non sarebbe più logico - consigliano gli esperti tecnici - rinforzarli adeguatamente, aumentando le sezioni dello spartiacque e del puntone e introducendo opportuni tiranti in modo che possano resistere alle piene, senza collassare?”
Dulcis in fundo: l'ormai celeberrima “trave reticolare d'impalcato”.
Quella che il Comitato Amici del Ponte di Bassano definisce “un'opera concettualmente impattante, molto complessa e che richiede delicati interventi esecutivi, in particolare con l'infissione di tiranti precompressi nelle spalle murarie (cinquecentesche) preesistenti ai due capi del Ponte, non idonee a sopportare tali carichi”. “Il progetto - scrivono Guarnieri, Massarotto e Sbordone - attribuisce alla trave reticolare d'impalcato il ruolo di sostenere interamente la spinta dell'acqua qualora i rostri venissero distrutti. Questo obiettivo si raggiungerebbe però soltanto al completamento dei lavori; per circa due anni il Ponte, nella sua più delicata fase di restauro ed in condizioni precarie, sarebbe quindi del tutto privo di difese adeguate.”
“Non sarebbe anche in questo caso più semplice, rapido ed economico - puntualizzano - eliminare la trave suddetta e tiranti precompressi, mantenendo invece per le stilate, via via restaurate e opportunamente rinforzate, anche il ruolo originario, e permanente, di contrastare la spinta dell'acqua e gli impatti del materiale galleggiante?”
“Per l'integrità di tutti i nodi e i collegamenti fra elementi lignei dell'impalcato - conclude la lettera -, sarebbe infatti di gran lunga preferibile avere delle stilate rese rigide da puntoni e tiranti, piuttosto che una trave di 66 metri di lunghezza, per sua natura altamente deformabile.”

Come e in che misura l'Amministrazione comunale di Bassano del Grappa sarà disposta a recepire le proposte sopraindicate in modo tale che la tela di Penelope venga tessuta una volta per tutte? Visti i precedenti - e per l'oggettiva complessità dell'argomento - rivoluzionare questi aspetti fondamentali dell'intervento di restauro sotto la forma di una variante progettuale da elaborare ed approvare entro i ristretti limiti di tempo della “finestra autunnale” appare a questo punto una strada poco praticabile.
Significherebbe infatti sconfessare di punto in bianco un progetto esecutivo che i governanti comunali, e gli uffici ad essi correlati, hanno difeso a spada tratta sin dal primo momento. Come più volte confermato in risposta ai forti dubbi espressi in corso d'opera dalla stessa impresa appaltatrice Vardanega.
Comunque vada, e con tutto il rispetto per Penelope e per il capolavoro di Omero, l'Odissea continua.

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