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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

Il moscone

Sui miei attuali articoli molto critici riguardanti la dottoressa Chiara Casarin e più in generale la situazione del Museo Civico e la politica per la Cultura a Bassano non c'è nulla di personale. E allora...

Pubblicato il 05-01-2020
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Rinascimento in bianco e nero

Vorrei rassicurare la dott.ssa Chiara Casarin, che so che mi legge e alla quale comunque vengono girati i miei articoli. Ultimamente diversi miei pezzi - appartenenti al filone delle politiche per la Cultura a Bassano, in merito al quale sono molto sensibile - la riguardano e ne scrivo in maniera molto critica. Ma in tutto ciò non c'è nulla di personale.
Anzi, personalmente ritengo la dott.ssa Casarin una professionista che sa il fatto suo e in particolare assai capace di dare visibilità a se stessa, e con essa al Museo che rappresenta, grazie a una sapiente arte di gestione della comunicazione. Non è quello che si richiede primariamente a un direttore di Museo, ma in questi tempi nuovi votati quasi esclusivamente all'immagine è un valore aggiunto che non va sottostimato.
Del resto basta leggere i miei articoli a lei dedicati su Bassanonet, e in particolare dal 2016 al 2018, per trovare conferma del positivo impatto che a mio modo di vedere la curatrice trevigiana aveva generato al suo arrivo e nei primi due anni del suo incarico a Bassano nella altrimenti un po' troppo “patinata” vita pubblica che ruota attorno al nostro Museo Civico. Ne avevo riconosciuto la ventata di novità, rappresentata dalla scelta - poi però portata avanti fino all'eccesso, e con proposte talvolta molto discutibili - di inserire l'arte contemporanea in quello che è un tempio dell'arte cosiddetta classica. In uno dei miei articoli del suo triennio di direzione museale, nel titolo l'avevo persino nominata “Santa Chiara”, in occasione di una sua visita al Museo dell'Automobile Bonfanti-Vimar per un incontro conoscitivo sul progetto dell'omonimo e futuro (?) Polo Museale.

1 agosto 2019: il famoso brindisi di Chiara Casarin col sindaco Pavan per la “prosecuzione” della direzione dei Musei Civici di Bassano del Grappa (archivio Bassanonet)

Il processo di beatificazione si è però progressivamente arenato, vuoi per alcune scelte di programmazione museale in cui il dispendio economico e comunicativo non ha prodotto una adeguata risposta di pubblico (mostra “Valentina. Una vita con Crepax”), vuoi per alcune infelici dichiarazioni della direttrice a mezzo stampa (la “motosega” dell'illustre direttore del Museo di Bassano Bruno Passamani per “fare a pezzi” il grande cavallo in gesso di Canova, quasi fosse una specie di Attila degli anni '60) e vuoi per una involuzione generale della spinta progettuale del Museo nell'ultimo anno di direzione, corrispondente all'ultimo anno di mandato dell'amministrazione Poletto.

In ogni caso, qualora Chiara Casarin se ne fosse andata da Bassano con la scadenza naturale del suo incarico a termine, così come accaduto con tutti gli altri direttori del Museo, avrebbe comunque lasciato un positivo ricordo e forse anche qualche rimpianto.
Ma le cose sono andate altrimenti. A fine aprile, con sindaco ancora Riccardo Poletto, la direttrice uscente ha trasmesso al Comune la sua scheda di adesione all'avviso pubblico di selezione per il nuovo direttore dei Musei Civici in carico all'amministrazione comunale successiva. Poi a maggio è stata eletta sindaco Elena Pavan, la quale si è presa l'assessorato alla Cultura e le ha prorogato di due mesi l'incarico alla direzione del Museo. Finito il quale - nell'impossibilità normativa di concedere un'ulteriore proroga - annunciava in pompa magna che “i progetti e le iniziative future dei Musei Civici manterranno la direzione di Chiara Casarin”. Essendo però in vigore il bando di selezione per il nuovo direttore, a settembre la giunta Pavan ne ha sospeso l'efficacia e ad ottobre ha affidato ancora a Chiara Casarin, in qualità di appaltatrice esterna, l'incarico semestrale di affiancamento al dirigente Cultura del Comune per la “direzione artistica” dei Musei Civici e di elaborazione di uno “studio di fattibilità del convenzionamento con altri gestori di musei o di beni culturali in chiave di valorizzazione congiunta del patrimonio culturale”.
Ed è a questo punto che gli orizzonti di gloria si sono allargati. Il sindaco Pavan e la stessa Casarin sono state segnalate a un incontro a Possagno con il sindaco e vicepresidente della Fondazione Canova Valerio Favero, a seguito del quale è scaturita la vicenda esplosa in questi primi giorni del 2020: l'annuncio urbi et orbi di Chiara Casarin sul “Corriere” del suo incarico di direttore alla Gypsotheca e Museo Antonio Canova nonché della sua “direzione unica” dei due musei canoviani di Bassano e di Possagno e la conseguente smentita di fatto del presidente della Fondazione Canova Vittorio Sgarbi, che ha messo la Casarin - voluta a Possagno dal sindaco Favero - a coordinare il nuovo Comitato di Studio che dovrà eseguire le direttive di presidente e CdA, in veste “di consulente come a Bassano”. Siamo dunque, in questo momento, al caos totale. Costringendo il vostro umile cronista a continuare a girare e rigirare attorno a tutte queste notizie in confuso divenire per cercare di trovare, assieme a voi egregi lettori, un lumicino di chiarezza in fondo al tunnel della Cultura a Bassano.

Mi sento quindi come un moscone, che ronza fastidiosamente (perché so di dare fastidio) laddove qualcosa puzza. E puzza di strano. Perché tutta questa storia delle manovre amministrative collegate in questa fase alla situazione del Museo Civico di Bassano, allargata in questi giorni alle sorprendenti vicissitudini che riguardano la “direzione” della Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno, è veramente molto strana.
E finché lo dico io, può apparire la solita opinione del solito giornalista prevenuto e rompiballe. Ma se lo dice (leggasi il mio recente articolo “Raffica di bora”) un'interlocutrice del calibro della dott.ssa Giuliana Ericani, studiosa dell'arte e museologa, presidente del Collegio dei Probiviri di ICOM Italia, per 13 anni direttrice dei Musei Civici bassanesi, emerge un giudizio assai più autorevole e argomentato. E la cosa più strana è che tutta questa frenesia e attenzione per le poltrone già occupate o da occupare è inversamente proporzionale alla mancanza di nuove iniziative per risollevare la vita culturale della città. Da cinque mesi a questa parte il Museo Civico di Bassano, con il posto di direttore scientifico ancora vacante, naviga a vista. E la Cultura in città, per dirla canovianamente, è ingessata. Non si muove foglia che il sindaco e assessore Pavan non voglia.
L'unica mostra degna di tale nome attualmente in corso, quella di Albrecht Dürer nella collezione dei Remondini a Palazzo Sturm che chiuderà tra due settimane, è stata voluta, concepita e realizzata dall'amministrazione Poletto. All'ex assessore alla Cultura Giovanni Cunico si deve anche la programmazione delle due mostre previste ai Musei Civici nel 2020: quella su Giovanni Battista Piranesi e quella su Mario Sironi. Le due cose che Vittorio Sgarbi ha detto di apprezzare di Chiara Casarin (le ricerche sui due bozzetti e la digitalizzazione dei disegni e taccuini del Canova, fatta realizzare da Factum Arte) sono sempre frutto dell'iniziativa politica dell'assessore Cunico. Per il 2021 e 2022 non risultano ancora nel bilancio comunale voci di spesa per eventuali mostre da organizzare al Museo. E la conferenza di presentazione del piano triennale delle mostre promosse dall'assessorato alla Cultura, che era prevista lo scorso 6 dicembre, è stata annullata e rinviata a data da destinarsi in attesa di non meglio specificate “autorizzazioni formali per la movimentazione delle opere”. C'è tutto un clima di sospensione - a cominciare dal concorso per il direttore del Museo per proseguire con una reale programmazione culturale che ancora non c'è - che in questo importante settore rende oggi Bassano del Grappa, come nel campo del Marchio d'Area, il territorio del nulla.

Per questo i miei articoli fortemente critici sulla identità indefinita che caratterizza oggi il nostro Museo Civico e con esso la Cultura istituzionale - con tutte le questioni correlate nelle quali la figura, anch'essa in sospeso, della dott.ssa Casarin entra inevitabilmente in gioco - non hanno niente di personale. Anzi, auguro all'attuale ex direttrice tutto il meglio possibile per la sua già brillante carriera professionale. Sono solamente atti giornalistici di denuncia su una situazione fortemente anomala, in primis per colpa della politica, in mancanza di una vera e convincente progettualità culturale dell'amministrazione comunale e in presenza di un disordine degli eventi che la città di Bassano del Grappa non merita. Io continuerò a ronzarci attorno, come un fastidioso moscone. E nessuno me lo potrà impedire, neanche col Neocid.

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