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S.O.S. città

Yes We Can

Essere un cane a Bassano. Piccolo viaggio tra le norme che regolano in città l’accompagnamento dei nostri amici a quattro zampe, con qualche gentile appunto sui trasgressori

Pubblicato il 26-04-2024
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Elena Pavan

Oggi, egregi lettori, vi parlo di cani.
Perché? Perché, con l’occasione, parliamo anche di esseri umani.
Lo sapete che ogni tanto mi concedo una deviazione dall’attualità cittadina “mainstream” per puntare il mirino su qualche aspetto apparentemente secondario della vita pubblica che abbiamo la fortuna di condividere.

Arya, cane bassanese (foto Tich)

Ebbene: nel pomeriggio di giovedì 25 aprile, giorno di festa, sono andato a prendere mio figlio alla stazione ferroviaria di Bassano del Grappa.
Sono arrivato qualche minuto in anticipo e, per ammazzare il tempo, mi sono fatto un paio di vasche in via Chilesotti, alias viale della stazione.
E non offrendo il viale della stazione chissà quali attrattive (anche il bar era chiuso), sono andato a dare un’occhiata all’unica cosa di mirabolante interesse che si trova nella via: l’area di sgambamento cani.
Il cancello era aperto ma l’area era vuota. Non che abbia mai avuto la percezione che fosse chissà quanto frequentata anche nei giorni feriali, ma consideriamo il fatto che essendo festa e anche un giorno di ponte festivo, probabilmente le famiglie cane-munite erano tutte impegnate nella gita fuori porta.
Un particolare però mi ha colpito di tutto questo Deserto dei Dalmata: l’avviso del Comune di Bassano, posto all’ingresso dell’area attrezzata, recante le “norme di comportamento” per potervi accedere.
L’ho fotografato per leggerlo con calma: le norme sono in tutto 16, più ulteriori prescrizioni in calce.
E allora, se io dovessi portare la mia cagnolina a fare una sgambata nell’area attrezzata vicina alla stazione, dovrei innanzitutto accertarmi sulla sua “possibilità di permanenza unitamente agli altri cani”.
Già questa è una simpatica e cordiale forma di benvenuto.
Poi penso però che in effetti la mia amica a quattro zampe non è un pitbull o un rottweiler e la disposizione sulla “permanenza con gli altri cani” non è poi così peregrina.
Devo inoltre rimanere all’interno del recinto, dal momento che l’accompagnatore “non deve allontanarsi dal luogo lasciando incustodito il proprio cane”.
Caspita: e io che volevo lasciare da sola la mia cagnetta per andare a bere un mezzo e mezzo da Nardini sul Ponte per poi ritornare a prenderla.
Vi risparmio i dettagli su tutto il resto delle norme e prescrizioni, perché ce n’è di ogni, per fare in modo di mantenere pulito il posto e soprattutto per evitare spiacevoli conseguenze.
Tenendo anche conto, ad esempio, che “ogni accompagnatore potrà permanere con il proprio cane all’interno dell’area per un tempo massimo di mezz’ora nel caso in cui altri cani, con lui incompatibili, stiano aspettando di entrare”.
Cani incompatibili? Già mi immagino la cagnara.
Dulcis in fundo, dopo tutte le 16 norme elencate: “È opportuno che il proprietario si garantisca con apposita polizza assicurativa da eventuali danni che il proprio cane dovesse arrecare ad altri cani o a persone”.
Sarà anche un’area di sgambamento per i cani, ma sicuramente è anche un’area di sfibramento per i padroni.

È vero: l’avviso del Comune sulle norme di comportamento è quantomai articolato e restrittivo e sembra scritto da un avvocato civilista, ma in realtà è cosa buona e giusta, trattandosi di un’area di libero accesso e incustodita.
Ma anche in tutto il resto della città, per quanto non attrezzato e non appositamente recintato, andrebbero applicate in primo luogo le regole non scritte del buon senso.
Le quali altro non sono che l’ABC della buona educazione ovvero i fondamentali della convivenza civile: quelli che ad esempio ti impongono di raccogliere le deiezioni del tuo cane nell’apposito sacchetto per poi depositarlo in un cestino stradale, invece di trasformare i marciapiedi in un mondo di melma.
Sono certo che la stragrande maggioranza dei proprietari di cani (me compreso) adempie al proprio dovere di Mastro Lindo Concentrato con sacchetto incorporato, ma l’esperienza quotidiana ci insegna che la mamma degli str…ani è sempre incinta.
L’obbligo di raccolta delle feci di Fido in ambito urbano, che dovrebbe essere intuitivo e naturale, è prescritto dall’articolo 19 del “Regolamento comunale per la tutela e il benessere degli animali” del Comune di Bassano del Grappa.
Un’altra normativa comunale, ovvero il “Regolamento sul servizio di gestione dei rifiuti urbani”, specifica all’articolo 31 che i proprietari o detentori di animali “sono tenuti a dotarsi di apposita attrezzatura idonea all’immediata rimozione e asportazione delle deiezioni e delle lordure degli animali stessi, nonché a pulire l’area eventualmente sporcata”.
Per i trasgressori sono previste sanzioni da 25 a 500 euro.
Il problema è che i predatori della cacca perduta rimangono impuniti perché è assai difficile, sempre che ci siano pattuglie della Polizia Locale sguinzagliate allo scopo, coglierli in flagranza di escremento.
Da questo punto di vista c’è poco da consolarsi, ma così è se vi pare.
È essenzialmente una questione di civiltà, che nel caso dei diffusori di materiale organico canino è una civiltà sepolta.
Morale della favola: se siamo refrattari alle restrizioni, evitiamo di portare i nostri cani in luoghi regolati da severe normative come l’area attrezzata di sgambamento di via Chilesotti, alias viale della stazione.
Ma vale anche l’estremo opposto.
E cioè evitiamo di scambiare la mancanza di avvisi di regolamento per le vie della città con la libertà di fare i comodacci nostri, mancando di rispetto alla frequentazione del suolo pubblico.
Non è che il proprietario di un can che deve fare i propri bisogni possa fingere che non esistano le regole di buona educazione e nell’abbandonare per strada le deiezioni dell’animale possa dire: Yes We Can.

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