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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Der Kommissar

Il rinfresco della memoria: le varie volte in cui è stata invocata o richiesta, senza esito, la nomina di un Commissario ad acta per il restauro del Ponte. Ora la storia si ripete, ma il Palazzo è in fibrillazione

Pubblicato il 29-11-2018
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Corsi e ricorsi, e questa volta non al Tar. Come un fiume carsico, riemerge periodicamente la questione della nomina di un Commissario ad acta per il restauro del Ponte di Bassano. Un déjà vu che appartiene al ciclico andamento della Pontenovela, dove ogni cosa, tra tutte quelle accadute in questo quadriennio, può sempre rispuntare da dietro l'angolo. Cosa inevitabile, del resto, per un progetto che fino ad oggi, al momento dell'inizio della costruzione delle terze ture in due anni, non è mai andato avanti.
Di commissariamento del Ponte si parla ancora dal 2015 e cioè dal primo anno dell'Amministrazione Poletto: già allora, coi lavori ancora da affidare, la Lega Nord (si chiamava ancora così) di Bassano del Grappa si era dichiarata favorevole alla nomina di un commissario straordinario per togliere al Comune il potere decisionale sul restauro e per accorciare i tempi dell'intervento.
Poi, soprattutto nelle fasi di maggiore stallo della storia senza fine, l'idea di un commissario quale Deus ex machina a cui concedere le chiavi del monumento per risolvere la situazione una volta per tutte si è regolarmente riaffacciata alle cronache.

Foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet

Una rincorsa alla gestione straordinaria che aveva raggiunto l'apice lo scorso febbraio, quando il governatore del Veneto Luca Zaia, nel denunciare l'immobilismo dell'appalto, aveva invocato il commissariamento dell'opera pubblica, dichiarandosi persino disponibile ad assumere il ruolo di commissario. Disponibilità che il sindaco di Bassano Riccardo Poletto aveva definito “fuori tempo massimo” poiché, come da sua dichiarazione tramite comunicato stampa, “non ci sono i presupposti per una gestione straordinaria di questo lavoro pubblico, che deve proseguire affrontando tutte le complessità e gli imprevisti tipici per un cantiere di questo tipo all'interno di una procedura ordinaria”. Nell'occasione, Poletto invitava Zaia a Bassano per venire a “vedere il caotico cantiere della Pedemontana, con le assurde soluzioni viabilistiche di collegamento”. E lo invitava a venire assieme ai tecnici regionali, “possibilmente quelli che lui ha delegato per autorizzare una assai discussa centrale elettrica vicinissima al Ponte degli Alpini”. Concludendo la sua replica alle affermazioni del presidente del Veneto con la frase: “Lasciamo fuori il Ponte degli Alpini dalla campagna elettorale”.
Der Kommissar? Nein, danke. Per il sindaco la questione non andava affidata a poteri esterni e straordinari, dovendo proseguire secondo “la procedura interna e ordinaria”. Ricordo che si tratta di quello stesso Riccardo Poletto che solo tre mesi dopo, nel maggio del corrente anno 2018, si era dichiarato disponibile ad assumere l'incarico di commissario straordinario al Ponte (e cioè, in pratica, di commissario di se stesso) dopo che Reteveneta ne aveva lanciato la nomination. Incredibile, ma vero.

La storia, però, continua. Un'altra richiesta di commissariamento dei lavori era stata trasmessa alle alte sfere lo scorso settembre, con una pec inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte (e ai ministri dei Beni e Attività Culturali Alberto Bonisoli e delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli, al governatore veneto Luca Zaia, all'ANAC e al presidente della Fondazione Cariverona Alessandro Mazzucco) dal Comitato Amici del Ponte Vecchio di Bassano, coordinato dall'architetto Pino Massarotto.
Oggetto della richiesta: la “nomina urgente da parte del governo di un Commissario straordinario con ampi poteri che faccia predisporre un progetto di variante compatibile con l’importanza storico/artistica del monumento palladiano e nomini una Direzione Lavori competente”. Non era la prima volta, peraltro, che il Comitato si esponeva nel richiedere il commissariamento: era già accaduto nel novembre 2017, con una lettera all'allora ministro dei Beni e Attività Culturali Dario Franceschini. In entrambi i casi, tuttavia, l'istanza è rimasta senza risposta.
Come se non bastasse, nei mesi scorsi la richiesta è stata rilanciata anche in ambito parlamentare. E ben due deputati veneti, Dario Bond di Forza Italia e Germano Racchella della Lega, hanno presentato in iniziative separate due interrogazioni al ministro ai Beni Culturali Bonisoli (Bond persino due volte e Racchella anche al ministro delle Infrastrutture Toninelli) in cui si chiede il commissariamento urgente dei lavori sul manufatto palladiano. Anche su queste due interrogazioni non risultano al momento esserci riscontri, ma si aggiungono alla massa critica su una questione che non è certamente di lana caprina.
Perché quando si parla del commissariamento del Ponte, si affronta un argomento di cui è difficile, per chi non è avvezzo alle vicende della Cosa Pubblica, percepire l'importanza. Nominare un Commissario ad acta significa esautorare il Comune dalla gestione dell'appalto, conferendo i pieni poteri ad un alto funzionario, con una propria e autonoma struttura, che ha la facoltà, se necessario, di stravolgere l'iter dei lavori e del progetto e di rivoltarlo come un calzino. Nominare un commissario significherebbe pertanto azzerare quattro anni di vicissitudini politiche, tecniche e giudiziarie, trasformando l'Amministrazione comunale in semplice spettatrice del nuovo corso degli eventi.
Fino ad oggi, scaramucce sulla stampa locale a parte, la prospettiva non ha più di tanto fatto perdere il sonno al governo della città.
Ma ora che la storia si ripete, e per l'ennesima volta, il Palazzo comunale appare in improvvisa fibrillazione.

Succede che l'assessore al Territorio e alla Cultura della Regione Veneto Cristiano Corazzari ha comunicato in aula in consiglio regionale a Venezia, rispondendo a un'interrogazione del capogruppo della Lega Nicola Finco, di aver fatto richiesta di un Commissario ad acta per il Ponte degli Alpini al ministro dei Beni e Attività Culturali Alberto Bonisoli. La richiesta è supportata da una valutazione dell'Ufficio legale della giunta regionale ed è stata presentata “considerata la grande preoccupazione” per i destini dell'intervento “anche adesso che i lavori sembrano ripresi”.
Da via Matteotti, e nella fattispecie dal sindaco, arriva la stessa replica di nove mesi fa: “Una richiesta assurda, da campagna elettorale”. Per Poletto, come da dichiarazioni sul quotidiano locale, “viene da pensare che si tratti di una pura mossa elettorale della Lega” e invita la Regione a pensare piuttosto, questa volta, non più alla Pedemontana ma al ritorno del Tribunale in città. Stessa spiaggia, stesso mare: eppure questa volta la reazione dell'Amministrazione comunale, attraverso i suoi megafoni, è più veemente che mai.
Si è mosso anche il Partito Democratico in consiglio regionale. Per il capogruppo PD Stefano Fracasso nominare un commissario adesso “sarebbe una cavolata”.
“Piuttosto - dichiara Fracasso in un comunicato trasmesso in redazione, ripetendo il concetto - con due ministri e tre sottosegretari veneti riaprano il tribunale di Bassano come avevano promesso durante la campagna elettorale per le elezioni politiche. Il ponte non ha bisogno di commissari o di funzionari romani.”
“Lasciamo lavorare in pace chi sta procedendo con i nuovi lavori - conclude il capogruppo PD in Regione - e togliamo le polemiche politiche e partitiche dal dibattito.”
Quella di Corazzari, lo ribadisco, è solo l'ennesima richiesta di commissariamento del Ponte di Bassano. E il richiederlo - anche se da parte di un ente, come la Regione Veneto, che ha contributo al restauro con 1,7 milioni di euro - non significa che il ministro 5Stelle Bonisoli procederà ipso facto all'accoglimento dell'istanza. Ma più che il possibile esito della richiesta, che potrebbe anche sfociare ancora una volta in un nulla di fatto, è la tempistica ad agitare le acque.
La notizia dell'iniziativa dell'assessore regionale si colloca proprio all'avvio dei lavori riaffidati alla INCO e all'inizio dell'ultimo semestre di mandato dell'Amministrazione Poletto. Mentre nello stesso momento l'ANAC, Autorità Nazionale Anticorruzione - indipendentemente da quelli che saranno i risultati del procedimento istruttorio avviato - sta fiatando sul collo dell'ente comunale attraverso la verifica delle carte sugli aspetti dell'appalto per i quali ha richiesto chiarimenti. Quanto basta per rinfocolare quella sindrome da accerchiamento da cui l'Amministrazione di Bassano, in relazione alle vicende del Ponte, non riesce a liberarsi.

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