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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Il mercato delle pulci

Area Pengo: lettera a Zaia di Confcommercio Bassano sulle presunte incongruenze dell'accordo e della variante urbanistica rispetto alle normative regionali vigenti. Ovvero come voler riaprire una partita considerata ormai chiusa

Pubblicato il 17-03-2018
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Un malloppone di 29 pagine complessive. Questa volta i commercianti al dettaglio hanno confezionato un bel prodotto all'ingrosso. Si tratta della lettera inviata lo scorso 5 marzo da Confcommercio Bassano, a firma del presidente mandamentale Paolo Lunardi e del direttore Riccardo Celleghin, al presidente della Regione Veneto Luca Zaia e agli assessori regionali allo Sviluppo economico e al Territorio Roberto Marcato e Cristiano Corazzari. Oggetto: “Chiarimenti sulle norme per l'insediamento di nuove Grandi Strutture di Vendita”. Una richiesta che riguarda specificamente l'accordo pubblico-privato, con relativa variante urbanistica, per la “ristrutturazione e rigenerazione urbana del complesso commerciale di via Capitelvecchio a Bassano del Grappa”, più semplicemente conosciuto come Area Pengo.

Come si sa, il piano urbanistico è stato definitivamente approvato dal consiglio comunale il 15 febbraio scorso. Ma la Confcommercio bassanese, notoriamente contraria all'accordo per vari motivi già più volte esposti su questo portale, riparte nuovamente alla carica per fare definitivamente le pulci alle presunte incongruenze normative dell'intera vicenda. Partendo dal presupposto che l'associazione di categoria “è da sempre impegnata in prima linea per la valorizzazione del centro storico e del commercio di prossimità, vero motore economico e sociale del territorio”, promuovendo anche “un importante progetto di riqualificazione urbana e rivitalizzazione economica del sistema commerciale di Bassano del Grappa”. “Il sistema commerciale bassanese, da sempre ritenuto un'eccellenza ed un forte elemento di attrattività - sottolinea la lettera -, è stato però pesantemente minato da scelte urbanistiche e amministrative che hanno portato, nel giro di un decennio, all'insediamento di almeno tre piattaforme commerciali molto impattanti (Centro Commerciale Il Grifone, Parco Commerciale SS47, Centro Commerciale Emisfero), causa di un vero e proprio processo di desertificazione del centro storico, peraltro oggi ulteriormente aggravata dalle vicende legate alla ristrutturazione del Ponte Vecchio.”

Uno scorcio dell'area Pengo di via Capitelvecchio (archivio Bassanonet)

“In questo contesto già compresso - prosegue il testo -, non solo non condividiamo la scelta politica attuata dall'amministrazione cittadina di approvare una variante che consentirà la nascita di un nuovo centro commerciale da 8000 mq di superficie di vendita, ma soprattutto ci sembrano alquanto controversi i procedimenti amministrativi attuati.” Da qui la richiesta al governatore e ai due esponenti della giunta regionale “di un autorevole parere” sulle modalità di approvazione della variante urbanistica dell'Area Pengo “con riferimento alle disposizioni della Legge Regionale di governo del territorio e di pianificazione commerciale”. Una richiesta di chiarimenti concentrata su tre punti in particolare.

Al primo punto vengono messi a fuoco gli aspetti del “tornaconto economico” dell'operazione urbanistica per l'ente pubblico. “La variante in oggetto, preceduta da un accordo pubblico-privato - osservano Lunardi e Celleghin -, di fatto è intervenuta in modo sostanziale nello strumento urbanistico comunale, modificando il Piano degli Interventi, la cartografia e le N.T.O. (Norme Tecniche Operative, NdR), per trasformare un'area “mista” in una nuova area per Grandi Strutture di Vendita e Centri Commerciali.”
Confcommercio Bassano sottolinea che, come accaduto per altre simili iniziative, “il maggior valore che la lottizzazione assume grazie a questo tipo di modifica è rilevante ed economicamente vantaggioso” al punto che alla parte privata “in virtù dei meccanismi perequativi disciplinati all'art. 35 della L.R. 11/2004 (la Legge Regionale per il governo del territorio e in materia di paesaggio, Ndr), è sempre stata richiesta la realizzazione di opere o l'elargizione di contributi significativi”. Cosa che, secondo l'associazione di categoria, nel caso dell'area di via Capitelvecchio non è stata per niente attuata.
“Con riferimento al riconoscimento di rilevante interesse pubblico attribuito all'intervento urbanistico - scrive la lettera -, l'Amministrazione cittadina si è “limitata” ad una favorevole valutazione connessa alla realizzazione, a spese della proponente, di due tronconi di pista ciclabile perimetrali all'area oggetto di intervento edilizio. Il valore stimato delle opere suddette è quantificato in un totale di € 200.000.”
“A nostro modo di vedere - sostengono gli scriventi -, considerando l'impatto sulla viabilità e sull'inquinamento atmosferico che produrrà il nuovo centro commerciale, senza considerare quello socio-economico sul centro storico e sui Comuni confinanti, tale “tornaconto” pare non seguire alcuna logica di convenienza o di adeguatezza rispetto ad altri interventi già attuati e convenzionati (vedi area centro commerciale Emisfero o area accordo 4).”

Al secondo punto del documento viene invece tirata fuori la questione delle modalità di attuazione dell'intervento urbanistico. Si rileva in particolare che “secondo le previsioni programmatorie del Piano degli Interventi l'area viene definita “di degrado edilizio” ed è quindi assoggettata “a tutte le disposizioni di miglioramento previste per la riqualificazione di tali aree dalla L.R. 50/2012 (la Legge Regionale sulle politiche per lo sviluppo del sistema commerciale,NdR). Tuttavia, come evidenzia Confcommercio, tale riqualificazione “sarà inspiegabilmente attuata a mezzo di un Intervento Edilizio Diretto (I.E.D.), quindi senza la possibilità dell'Amministrazione di intervenire nell'organizzazione urbanistica, infrastrutturale ed architettonica che normalmente è ritenuta necessaria quando si insediano strutture di vendita di così ampia portata lungo una via che ospita già altre due grandi strutture di vendita oltre a molte medie strutture”.
“In tutti gli altri simili casi presi in esame - rimarcano i rappresentanti dei commercianti -, questi interventi sono sempre stati attuati attraverso Piani Urbanistici Attuativi (P.U.A.) tali da consentire una puntuale progettazione di tutti gli ambiti e quindi introdurre opere a miglioramento della viabilità e più in generale della sostenibilità ambientale.”
“In una logica di P.U.A. - continuano -, le ciclopiste richiamate al punto 1 potevano essere ricomprese all'interno del Piano stesso, mentre si potevano richiedere per il “rilevante interesse pubblico” le necessarie opere di viabilità, spazi pubblici, collegamento con il centro storico per il quartiere ad alta densità abitativa che confina a nord, anche adeguandosi ai principi espressi dal sindaco nel documento programmatico del Piano degli Interventi approvato in data 4/06/2015 con DCC (Delibera di Consiglio Comunale, Ndr) n. 46.”

Al terzo punto, infine, si fanno le pulci alla tempistica dell'iter amministrativo per l'Area Pengo in rapporto alle normative regionali in materia.
Confcommercio pone come riferimento la nuova Legge Regionale 29 dicembre 2017, n. 45 (Collegato alla legge di stabilità regionale 2018, NdR) che all'art. 57 ha introdotto una modifica alla LR del 2004 per il governo del territorio prevedendo che “la pianificazione coordinata tra più Comuni è sempre necessaria nel caso di aree da destinare all'insediamento di grandi strutture di vendita”. Nella fattispecie, per i Comuni non capoluogo di provincia, la nuova norma si applica per le strutture “al di fuori del centro storico e con superficie di vendita superiore a 4000 metri quadrati”.
“In tali casi - specifica la Legge Regionale - la pianificazione coordinata deve comprendere i Comuni confinanti con il Comune interessato dall’insediamento della grande struttura di vendita.” E qui, secondo l'associazione di categoria, casca l'asino.
“Nel caso in questione, trattandosi di legge in materia urbanistica - rileva la comunicazione ai vertici regionali -, l'approvazione dell'accordo avviene all'effettiva approvazione urbanistica dello stesso, ma tale previsione normativa invero è stata completamente disattesa visto che la definitiva approvazione della variante è intervenuta lo scorso 15 febbraio e quindi già in vigenza delle nuove disposizioni di legge.”
Il Comune di Bassano, quindi, non ha ottemperato al nuovo obbligo di pianificazione coordinata tra Comuni contermini e ciò rappresenterebbe una importante anomalia.
“Non si concorda quindi - conclude la lettera di Confcommercio Bassano - con l'Amministrazione comunale, che ritiene l'accordo pubblico-privato efficace a seguito dell'approvazione dello schema di accordo con delibera di Giunta Comunale del 14.02.2017 e del Consiglio Comunale del 28.04.2017 e successiva sottoscrizione in data 30.06.2017, in quanto tutto l'intervento era, per espressa previsione dell'atto di accordo, “sospensivamente condizionato alla conferma delle sue previsioni nel Piano degli Interventi, con l'approvazione di apposita variante (...)”.”

Le rimanenti 26 pagine della corposa missiva agli amministratori regionali recano in allegato i tre significativi documenti relativi all'iter dell'Area Pengo: il verbale di deliberazione del consiglio comunale del 31/07/2017 di recepimento dell'atto di accordo pubblico-privato; il verbale di deliberazione della giunta comunale del 14/02/2017 sulla valutazione preliminare del rilevante interesse pubblico dell'intervento urbanistico e il verbale di deliberazione del consiglio comunale del 28/04/2017 sull'approvazione dello schema di accordo e sulla conferma della valutazione di rilevante interesse pubblico. Davvero una dose di contenuti amministrativo-burocratici per stomaci forti, se non appartenenti alla categoria degli addetti ai lavori.
Le circostanziate argomentazioni di Confcommercio Bassano saranno sufficienti a riaprire una partita ormai considerata definitivamente chiusa? E qualora venissero ravvisate delle anomalie tali per cui emerga il riscontro che l'iter Area Pengo non sia stato corrispondente alle normative regionali vigenti, gli atti amministrativi del Comune sulla riqualificazione dell'area di via Capitelvecchio sarebbero impugnabili al TAR?
Dipende dalla risposta che arriverà (se arriverà) da Venezia.
Al governatore del Veneto e ai due assessori regionali - ovvero a chi per essi, vale a dire i “competenti uffici” - l'ardua sentenza.

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