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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

La guerra in 3D

“Frammenti”: la vita quotidiana di Bassano durante la Grande Guerra in una innovativa mostra al Museo Civico. Immagini digitali si trasformano in scenografie tridimensionali. Una scommessa di comunicazione inedita sulla tragedia di un secolo fa

Pubblicato il 29-10-2016
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Dimenticatevi le “solite” mostre sulla Prima Guerra Mondiale.
Perché la mostra “Frammenti” - allestita al Museo Civico e inaugurata questo pomeriggio in pompa magna dal sindaco Poletto e da buona parte della giunta comunale - è qualcosa di completamente diverso.
Argomento dell'esposizione: il ruolo da protagonista della città di Bassano nei quattro terribili anni della Grande Guerra. Ovvero come gli eventi sul fronte si sono intersecati con la vita quotidiana della città.

Foto Alessandro Tich

Dolore e lutto, Bassano militarizzata, Bassano ospedalizzata, i profughi di guerra, i mestieri del periodo bellico (tra cui 30 case di tolleranza in città e nei dintorni), l'incontro tra la popolazione e i soldati, le lettere dal fronte, i libri dell'epoca. Scene e frammenti, appunto, della drammatica normalità di tutti i giorni. Ma anche i bombardamenti, le officine del Genio Militare, la demolizione delle mura davanti all'attuale Tempio Ossario in via Mure del Bastion nel 1916, la costruzione del Tempio Ossario e del Sacrario di Cima Grappa e quant'altro.
Di tutto e di più, raccontato con documenti iconografici e fotografici, rielaborati e riproposti a grande scala per rievocare situazioni ed emozioni tipiche del contesto storico.
Ma il vero tratto distintivo dell'allestimento è quello della guerra in 3D: le immagini, trattate digitalmente, si trasformano in scenografie tridimensionali; e con la tecnica delle quinte teatrali ognuna di queste foto sbiadite diventa un diorama in cui la vita della città riprende forma. Alcune delle figure sono riprodotte a grandezza naturale, sia nelle due sale espositive che sulla scala di collegamento tra i due piani, e sembra quasi che ti stiano guardando e in qualche modo anche parlando.
Curata dal prof. Paolo Pozzato e progettata dallo studio BassoDesign di Cittadella, la mostra viene concepita con un itinerario che si snoda attraverso diversi settori tematici e che riflette sul primo conflitto mondiale vissuto in diretta, suo malgrado, dalla città di Bassano.
“Una città singolare - spiega il curatore - nel suo rapporto con la guerra, eppure paradigmatica di eventi che sono al contempo vicentini, veneti, italiani e internazionali.” “Non si tratta solo di rappresentare un agglomerato urbano con la sua popolazione, chiamata ad affrontare il dramma della guerra - specifica ancora Pozzato -, ma anche di restituire il forte legame instauratosi, anche per poco tempo, tra la città di Bassano e illustri personalità.”
Il Museo Biblioteca Archivio si conferma nell'occasione una sede privilegiata per chiunque desideri ripercorrere i principali avvenimenti che hanno caratterizzato le vicende della città. La sua Fototeca raccoglie un cospicuo e significativo repertorio di fotografie che documenta una dimensione legata al Grappa, alla guerra e alla frontiera. Mentre l'Archivio comunale, dal canto suo, restituisce le tracce delle storie di vita quotidiana con i problemi economici, sociali e sanitari imposti dal conflitto.
Infine diverse collezioni private, tra cui il ricchissimo Archivio Dal Molin, hanno portato negli anni ad una bibliografia sempre più articolata.
Tutto è racchiuso, selezionato e raccontato in modo innovativo nella mostra alla Galleria civica del Museo che rimarrà aperta al pubblico (da martedì a sabato 9-19, domenica e festivi 10.30-13 e 15-18) fino al 19 febbraio.
L'esposizione è organizzata dall'assessorato alla Cultura del Comune e dal Museo Biblioteca Archivio, in collaborazione con IstReVi, Istituto Storico della Resistenza di Vicenza. Il Comitato Regionale Veneto per il Centenario della Grande Guerra l'ha inserita nel novero delle iniziative che dal 2015 stanno accompagnando le celebrazioni della ricorrenza.
“Frammenti” segna inoltre un inedito sodalizio tra Bassano e Vicenza. Attraverso una scontistica e un piano di comunicazione comune, l'iniziativa prevede un itinerario nei territori che furono scenario della Grande Guerra e che oltre alla Galleria civica del Museo di Bassano comprende anche la mostra “Ferro, Fuoco e sangue! Vivere la Grande Guerra” a Palazzo Chiericati a Vicenza e il “Museo Hemingway e della Grande Guerra” nella quattrocentesca Villa Ca' Erizzo Luca di Bassano del Grappa.
Per tutta la durata della mostra, infine, saranno offerte ulteriori riflessioni sul tema del conflitto con una serie di eventi collaterali nei quali diversi ospiti interverranno per offrire da più punti di vista spunti e considerazioni sull'evento bellico di un secolo fa.
Intanto il Museo Civico di Bassano, con la nuova direzione di Chiara Casarin, si toglie di dosso un ulteriore strato di quella patina elitaria, esclusivista e addetti ai lavori-orientata che ne aveva di fatto ingessato l'attività negli ultimi tredici anni. La mostra inaugurata oggi è una scommessa a suo modo controcorrente di divulgazione scientifica e di comunicazione su un tema altrimenti destinato alla sacralità della retorica. Potrà anche non piacere ai tradizionalisti: ma dai suoi pannelli, cubi luminosi, diorami tridimensionali e gigantografie - sui quali le informazioni sono ridotte all'essenziale, e con linguaggio chiaro - si apprendono in realtà moltissime cose.
L’obiettivo dell'esposizione, come puntualizzano gli stessi organizzatori, “è quello di creare un percorso lungo il quale curiosità, coinvolgimento, emozioni e sensazioni visive interagiscono costantemente”.
Un esempio? È quello della scenografia fotografata per questo articolo: l'immagine d'epoca - spezzettata in tre dimensioni di profondità e riprodotta a grandezza d'uomo - di un soldato, che guarda sorridente chi lo osserva, mentre compra un pezzo di zucca dalla cesta di un'ortolana.
Davanti al diorama, aggiungendo una quarta dimensione, sono posizionate due ceste reali, di cui una con delle zucche vere. È un frammento di vita di cento anni fa, ma sembra accadere oggi.

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