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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
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Bigoli di coda
Rubati da ignoti preziosi pezzi da collezione all'Osteria Emporio “Robevecie” di Romano d'Ezzelino. Il titolare Claudio Oriella: “Troppe tasse da pagare e questa è stata la mazzata finale. Chiudo l'attività”
Pubblicato il 28-11-2019
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Hanno agito nella notte tra martedì e mercoledì scorsi, verso le 3 meno un quarto.
Erano in quattro. Due sono rimasti fuori a fare da pali e altri due, travisati col passamontagna, sono entrati nel locale dopo avere forzato la porta di ingresso con un lungo attrezzo da scasso. Una volta penetrati nel luogo prescelto per il furto da compiere vi sono rimasti per circa cinque minuti, che per questo tipo di raid criminosi è un tempo molto lungo, favorito anche dal fatto che il locale non è dotato di sistema di allarme.
Sono quindi usciti e hanno caricato in macchina il loro bottino, non coperto da assicurazione, con il quale sono fuggiti: due preziose affettatrici Berkel degli anni '40, un antico registratore di cassa National prodotto in serie limitata, un tagliatabacco e altri oggetti d'epoca. Sono stati ripresi dalle due telecamere esterne e dalle tre interne del locale, che hanno immortalato un colpo da veri professionisti che sapevano molto bene dove andare e cosa rubare. Ad essere presa di mira è stata l'Osteria Emporio “Robevecie” a Fellette di Romano d'Ezzelino: l'originale esercizio pubblico che racchiude nello stesso ambiente un ristorante osteria con prodotti tipici della cucina veneta e un emporio per collezionisti vintage.
Claudio Oriella (foto Alessandro Tich)
Non è la prima volta che il “Robevecie” riceve la visita di malintenzionati.
Sei anni fa aveva subito il furto di un'altra affettatrice Berkel d'epoca, che evidentemente è un oggetto assai richiesto non solo dagli appassionati, ma anche dai trafficanti del settore. Quelli tra cui si celano i mandanti di un classico colpo come questo, eseguito presumibilmente su commissione. Questa volta però per il titolare Claudio Oriella si è trattato di un colpo basso, di quelli da cui si fa fatica a rialzarsi. Non solo per il valore economico degli oggetti sottratti (oltre 10mila euro le due affettatrici, perfettamente restaurate e conservate), ma anche per il valore affettivo che per lui rappresentano.
Oriella, nome molto conosciuto nel Bassanese, svolge l'attività di ristoratore esattamente da 40 anni. Ha lanciato e gestito locali a Marostica e Bassano, negli anni che furono ha organizzato a Marostica e a Cortina gli “Incontri di classe” per i collezionisti di auto Ferrari, ha collezionato in questi quattro decenni un vero e proprio museo di oggettistica vintage che in parte fa bella mostra di sé nell'Osteria Emporio di Romano d'Ezzelino.
Gestisce il “Robevecie” assieme al figlio Paolo, ben noto alle cronache locali come pilota di Rally. La sua è una cucina territoriale buona e genuina. È anche soprannominato “Il Re dei Bigoi”, titolo che compare stampato sui suoi piatti e conquistato sul campo grazie alla prelibatezza dei suoi Bigoli all'anatra fatti in casa. Il lavoro - che tiene attualmente occupate quattro persone - non manca e non è mai mancato, i coperti funzionano a pranzo e a cena, le recensioni sul web sono positive. Eppure il quadro che vi sto descrivendo è quello di un ristorante che fra un mese, dopo 16 anni di gestione ininterrotta, chiuderà l'attività. E a favorire la drastica e sofferta decisione è stato proprio il furto subito la scorsa notte, che ha avuto l'effetto di una “mazzata finale”.
“Chiudo tutto - conferma Claudio Oriella -. Non ce la faccio più a stare dietro alle tasse da pagare. Ho finito di pagare le tasse di quest'anno e già lunedì arriva l'acconto Iva e delle tasse dell'anno prossimo. Non c'è via d'uscita. Adesso c'è stato il furto. Sono stanco, questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Mi sono incontrato ieri con i dipendenti e gli ho comunicato che il 31 dicembre chiudiamo. Faremo come ultimo atto il cenone di Capodanno.” “Ogni oggetto, ogni chiodo piantato qui sul muro è un segno dell'amore per le cose vintage che fanno parte della mia vita - prosegue -. Questo posto è diventato un museo, un punto di riferimento per le tradizioni e la buona cucina, la gente è soddisfatta, ma lo Stato ci sta massacrando.” “Se qualcuno fosse interessato a rilevare l'attività, gliela cedo volentieri, ma richieste non ci sono - aggiunge -. Il locale sta andando bene, è presente in tutte le guide d'Italia, ma venderlo è difficile. Nessuno è interessato perché la gente non ha voglia di lavorare, questo lavoro è un investimento di sacrificio. Tutti i giorni ci sono difficoltà, come per tutti quanti, ma tiri sempre avanti, c'è speranza. Ma quando succedono queste cose rimani a terra.”
Adesso Claudio Oriella, assieme al figlio, continuerà a gestire il Bed & Breakfast di sua proprietà a poca distanza dal locale. Ma il grembiule da oste, a quasi 60 anni di età, lo appenderà definitivamente al chiodo. “Bisogna fare un respiro profondo, andare avanti e vivere”, mi dice. Sul tavolino all'ingresso dell'Osteria, dove si trovava una delle due affettatrici d'epoca rubate cui era così affezionato, ha collocato una “composizione” a forma di cuore. L'ha realizzata lui stesso, mettendo assieme e saldando dei componenti in ferro delle vecchie frese delle macchine asfaltatrici. Ce ne sono altre ancora in altri angoli del locale. Anche l'amore per le “Robevecie”, in questo posto che sta per chiudere, è vintage.
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