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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
La controfigura
Lettera al direttore dell'architetto Carlo Ziliotto dopo il nostro articolo “God Save the Bridge” “Il nostro monumento è messo in pericolo da una centralina oppure da un progetto di “restauro” che ne snatura l'aspetto strutturale?”
Pubblicato il 28-11-2017
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Squillino le trombe, rullino le turbine.
Non accenna ancora a placarsi l'onda lunga del riacceso dibattito in città sul progetto della centralina idroelettrica di iniziativa privata prevista a pochi metri dal Ponte di Bassano. Una questione “latente” che si ritrova all'improvviso al centro delle cronache a seguito dell'articolo apparso l'altro ieri sul Sunday Telegraph, edizione domenicale dell'autorevole quotidiano britannico, e sul Telegraph online. Un reportage del corrispondente da Roma Nick Squires che ha messo in luce le preoccupate attenzioni della testata del Regno Unito circa i destini del “Ponte di Palladio” nei confronti dell'impatto con il futuro e praticamente limitrofo impianto idroelettrico.
Di questo allarme giornalistico in stile british ci siamo occupati ieri con il nostro articolo “God Save the Bridge”. A riguardo del quale abbiamo ricevuto oggi in redazione una lettera al direttore, trasmessa dall'architetto bassanese Carlo Ziliotto, che esprime alcune considerazioni sull'argomento e che pubblichiamo di seguito:
Foto: archivio Bassanonet
Egregio Direttore,
mi pare particolarmente significativo il titolo del Suo articolo, apparso stamane su Bassanonet.
Significativo perché noto che la preoccupazione, della maggior parte dei nostri concittadini e della nostra Amministrazione Comunale, è rivolta nei confronti della salvaguardia dei “dintorni” più prossimi del Ponte Vecchio.
Giusto, è il monumento simbolo, a livello mondiale, della nostra meravigliosa Città.
Ma, mi pare, al destino di quest'ultimo si sta preoccupando, con un approccio culturale e tecnico, secondo me estremamente corretto e condivisibile, solamente il Comitato Amici del Ponte Vecchio di Bassano.
Il nostro monumento simbolo, per accedere al quale negli orari “dell'aperitivo” bisogna chiedere permesso agli avventori di un locale pubblico, può veramente essere messo in pericolo da una limitata quantità d'acqua che, in quanto transitata nella turbina della paventata centralina idroelettrica, tortuose perizie tecniche definiscono capace di arrecare danni catastrofici?
(Nel caso, mi interrogherei, piuttosto, se si ritiene corretto rinunciare al recupero delle testimonianze delle strutture portuali esistenti in loco, che, recuperate, andrebbero a completare il fulcro storico, assieme al ponte, delle attività commerciali e produttive legate al e generate dal fiume).
Oppure il nostro monumento simbolo è messo in pericolo da un progetto di “restauro” che ne snatura l'aspetto strutturale, anima del ponte palladiano che ne originò l'architettura?
Senz'altro, a “restauro” ultimato, il Ponte Vecchio apparirà, anche nelle fotografie dei turisti inglesi, come prima, ma il nostro Ponte Vecchio non ci sarà più.
Sarà stato sostituito da una controfigura, da uno stuntman, da uno stuntbridge che, in caso di piene eccezionali del Brenta, invece di cedere, modestamente, per piccole parti se ne andrà fieramente a valle, portando con sé, giustamente, anche le teste di ponte strenuamente salvaguardate, quali dintorni del monumento simbolo.
Carlo Ziliotto
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