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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Quelle due righine del ministro Orlando

Il destino del Tribunale di Bassano del Grappa e la riforma della Giustizia, sul tavolo del prossimo Consiglio dei Ministri, articolata in 12 punti. E al punto numero 11...

Pubblicato il 26-08-2014
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Non so se la questione del destino definitivo del Tribunale di Bassano del Grappa, cari lettori, abbia per voi l'effetto di un sonnifero oppure di una sostanza stimolante.
L'argomento non ha mai goduto di grande popolarità presso la nostra community, per numero medio di letture e di commenti al riguardo, benché da quasi tre anni ormai il tira-e-molla di dichiarazioni, manifestazioni pubbliche e notizie di ogni genere sulla prima annunciata e poi decretata soppressione degli uffici giudiziari di via Marinali - accorpati a Vicenza, con una nuova Cittadella della Giustizia costata una botta di milioni e trasformata in cattedrale nel deserto - abbia costantemente reclamato lo spazio di prima pagina nel nostro portale.
Ma è la stretta attualità - che il tema vi interessi, oppure che vi stressi - che ci spinge a parlarne per l'ennesima volta. Come sappiamo, sulla questione dell'ancora possibile ripristino del circondario giudiziario di Bassano non siamo più alla frutta, ma al caffè e all'ammazzacaffè: mancano ormai solo due settimane alla fatidica deadline del 13 settembre, data dopo la quale scadrà la legge delega e il governo non potrà più emettere decreti di correzione alla riforma della geografia giudiziaria.

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando

Il tempo stringe, è vero: ma nel frattempo sono sopraggiunte alcune circostanze che, anche se in extremis, rendono la partita ancora aperta.
Innanzitutto sul fronte del governo: venerdì prossimo, 29 agosto, è convocato il Consiglio dei Ministri per approvare - fra le altre cose - la riforma della Giustizia, che riguarda in parte anche l'“ulteriore razionalizzazione della geografia dei circondari di tribunale”.
Si è poi aggiunta l'assoluta novità - e non è cosa da poco - del fronte comune dei sindaci di Vicenza, Padova e Treviso che hanno scritto al governo un appello congiunto e urgente affinché venga ricostituito a Bassano l'ottavo Tribunale del Veneto, nella nuova e ampliata funzione di Tribunale dell'Area Pedemontana Veneta, sgravando in questo modo l'attuale insostenibile carico giudiziario dei Tribunali delle tre “accorpanti” città capoluogo. Problemi di cui la recente indagine della Commissione ministeriale per il monitoraggio della riforma della geografia giudiziaria non si è per niente accorta: ma il governo, a questo punto, o dovrà sposare la politica delle tre scimmie (non vedo, non sento, non parlo) oppure dovrà prendere atto che nel Veneto gli effetti di questa storpia riforma vanno necessariamente resettati.
Non si tratta, in quest'ultimo caso, di un pio desiderio: perché la possibilità di rimescolare le carte è appunto inclusa nel pacchetto di misure della riforma della giustizia che Palazzo Chigi si accinge ad approvare.
A questo punto vi trasmetto il link alla pagina del sito istituzionale del Ministero della Giustizia dedicata alla riforma in questione: www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_7.wp.
Cliccando, vi troverete davanti - notevole esempio di fantasia renziana - un “fiore” con 12 “petali”, ovvero i 12 punti cardine della riforma Orlando, peraltro già anticipati alla stampa dal premier Renzi e dal Guardasigilli ancora lo scorso 30 giugno.
Cliccando ulteriormente sul “petalo” n. 11, riferito alla voce “Informatizzazione integrale e innovazione organizzativa del sistema giudiziario”, troverete, con un po' di pazienza, il passaggio-chiave che ci interessa.
Per l'“ulteriore razionalizzazione della geografia giudiziaria”, infatti, la riforma prevede queste due novità: “abbandonare la regola che ha imposto di mantenere almeno tre tribunali per ogni distretto di corte di appello” e “rimuovere il divieto di soppressione dei tribunali con sede nei capoluoghi di provincia, a prescindere dalla conformità ad altri parametri funzionali”.
Due righine due, nel senso di due sole frasi, che rovesciano - almeno sulla carta - l'intera questione.
Recita ancora il testo: “Alla luce del nuovo percorso di revisione organica della geografia degli uffici giudiziari di primo grado, potranno essere soppressi i tribunali che, per le ridotte dimensioni del bacino di utenza, risultino non essere in grado di assicurare un sufficiente standard di efficienza”. Ma la riforma prevede anche anche - udite udite - quanto segue: “Si potranno anche valutare le istanze e le esigenze di equilibrato ed efficace presidio del territorio non adeguatamente considerate nell’ambito di esercizio della originaria legge di delega.”
Tradotto il tutto dal burocratese: alcuni tribunali rimasti aperti, anche di capoluogo di provincia, potranno chiudere, mentre altri tribunali soppressi e “non adeguatamente considerati” dall'originaria legge delega potranno invece riaprire. E il saldo tra riaperture e chiusure, come successivamente puntualizzato dal ministro al Sole24Ore, dovrà essere invariato.
Della partita delle riaperture non fanno parte le già soppresse sezioni di tribunale distaccate (tipo Cittadella, Castelfranco Veneto o Schio dalle nostre parti) e la questione riguarda pertanto i soli tribunali di primo grado cancellati dai governi Monti e Letta: 31 in tutto, tra cui appunto Bassano del Grappa.
Non è pensabile, proprio per il saldo in equilibrio tra nuove riaperture e nuove chiusure, che tutti i “tribunalini” (chiedo nuovamente scusa agli avvocati di Bassano, ma ogni tanto li devo chiamare così) vengano ripristinati alla situazione precedente e al circondario giudiziario originario, se non persino allargato come nel caso di Bassano quale auspicato Tribunale della Pedemontana.
Certo è che la sede di giustizia di via Marinali - e mi riferisco soprattutto al grande scatolone vuoto del Tribunale nuovo - ha tutte le carte in regola per rientrare nei parametri previsti dalla riforma. Lo stesso ministro Orlando, incontrando nelle scorse settimane a Roma una delegazione parlamentare della Lega Nord, ha assicurato “attenzione” sul caso di Bassano, cosa che invece non ha fatto per altre sedi cancellate dalla geografia della giustizia.
Sono tutti “segnali di fumo” che fanno del recupero del Tribunale bassanese, per usare un giro di parole, una prospettiva non impossibile.
E che rendono l'argomento del suo destino un po' meno sonnifero e un po' più stimolante.

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