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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

“Tolga quella scritta, è offensiva”

Alessandro Villari, noto commerciante e dj, apre un negozio in via Vittorelli a Bassano e in vetrina mette lo slogan “Wear for motherfuckers”. Alcuni residenti protestano e un vigile gli intima di coprire la scritta. Villari: “Non lo farò"

Pubblicato il 29-03-2012
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Sta per chiudere il suo negozio in via Marinali per trasferirsi in un nuovo locale in via Vittorelli, proprio di fronte alla sede del Comando della Polizia Locale di Bassano del Grappa. E questa mattina, neanche a farlo apposta, ha ricevuto la visita di un vigile.
Alessandro Villari, commerciante e dj conosciutissimo in città, sta ultimando i lavori di sistemazione del nuovo negozio di abbigliamento, che al piano inferiore offrirà spazio anche per mostre d'arte, sulla cui vetrina campeggia un avviso di grandi dimensioni: “TCB Prossima apertura - Wear for motherfuckers”.
Lo slogan è evidentemente rivolto al target giovanile: “motherfucker”, in inglese, è una tipica espressione gergale che letteralmente significa qualcosa come “figlio di p...”, ma che in realtà ha un'accezione positiva, tipo “ganzo”, “sgajo” e via dicendo.

Alessandro Villari davanti alla vetrina contestata da alcuni residenti della via (foto Alessandro Tich)

Abbigliamento per tipi svegli, insomma. Ma la novità, a quanto pare, non è gradita a tutti.
“Ci sono state delle lamentele da parte di alcuni residenti della via - ci dice Villari - perché la scritta “motherfuckers”, secondo loro, è “offensiva e non decorosa”. Lo hanno segnalato alla Polizia Locale e un vigile, questa mattina, mi ha detto di coprirla. Se non la tolgo, mi farà un verbale.”
Ma dj Villari, di coprire o di togliere quella scritta, non ci pensa nemmeno.
“Non lo farò - ci conferma -. Il messaggio è stato colto e ho creato un po' di scalpore.”
Anche perché, secondo il poliedrico commerciante, riconoscere un eventuale aspetto offensivo nell'insegna esposta in vetrina sarebbe un atto ipocrita.
“Mi fanno togliere la scritta - puntualizza Alessandro Villari -, quando ci sono persone che vestono maglie con le marche “De Puta Madre”, o “Cocaina” oppure “Narcos”. A voi il giudizio...”

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