Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
4-11-18 Settembre 2025
18 Aug 2025 18:18
18 Aug 2025 18:02
18 Aug 2025 15:26
18 Aug 2025 15:06
18 Aug 2025 13:02
18 Aug 2025 12:43
19 Aug 2025 00:57
19 Aug 2025 00:39
Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Pubblicato il 27-02-2011
Visto 2.887 volte
Presentato a Bassano a Palazzo Roberti, sta facendo il suo tour promozionale con un araldo autorevole, Giulio Mozzi, il romanzo Premio Calvino 2010 di Mariapia Veladiano. L’autrice di Bressanvido, insegnante al Remondini, nel suo libro da esordiente pubblicato da Einaudi Stile Libero racconta La vita accanto di un essere nato sfortunatamente donna –“fosse almeno un uomo” il sussurro di sua madre - e portatore di una tara venuta al mondo con lui nel primo capitolo - la sua bruttezza è chiamata così senza eufemismi, senza la sottolineatura rossovile di tanta psicologia che definisce l’esito di una spirale cromosomica imperfetta “famigliarità”.
L'Inconnu, che nel romanzo è rappresentato dalla bruttezza ma che può essere identificato con ogni altra forma irreparabile di diversità, genera spavento: il diverso, l’imperfetto, tende a essere emarginato dagli altri, i perfetti o quasi, e comunque, essendo spaventato lui per primo dal non potersi amalgamare con il resto dell’umanità - e quindi dalla certezza di non appartenervi - fa la sua parte e si esilia volontariamente dai legami sociali e sentimentali, in sintesi dalla vita. Il diverso ha anche un filo diretto con il male, una comunicazione non cercata e distorta come le frasi d’arrivo del telegrafo senza fili.
Anche la bruttezza può salvare il mondo: è questo il messaggio che vuol trasmettere il racconto? Non da sola certo, Mariapia Veladiano fa a Rebecca il dono dell’arte, le mette nelle mani uno spiccato talento musicale che parla già da solo di redenzione. L'arte, la narrazione visiva dell'esperienza d’incontro con volti, parole, immagini e suoni appartiene al mondo della bellezza, quindi l’autrice dona grazia e bellezza alla sua creatura, e insieme a questo le fa il dono di una passione che la salverà.
La bruttezza/diversità assoluta quindi qui non esiste, la parabola di Rebecca con l’aiuto del talento e della passione vira in alto, è inevitabile. Il taglio è stato giudicato interessante dai lettori del Premio Calvino e da molte case editrici anche internazionali. Ricordo di aver seguito con grande interesse una parabola diversa, quella raccontata da Mariateresa Di Lascia nel suo Passaggio in ombra dove invece una donna che aveva posseduto una grande bellezza - quindi una passeggera perfezione - col passare degli anni si abitua a non farci più conto, e impara prima a tollerare poi ad apprezzare il quasi sollievo di questa novità del passare inosservati. Temi apparentemente controtendenza nella nostra società votata all’immagine, al look, alle extension e al french, ottiche non scontate e quindi entrambe interessanti.