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Opera Estate Festival

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Opera Estate Festival

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Arte

Modalità lettura 3 - n. 18

Una mostra in Villa dal contenuto speciale, a San Zenone. Una lettura tra le righe dell'esposizione, ben coniugata con il luogo che l'ha ospitata

Pubblicato il 26-05-2024
Visto 4.271 volte

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Opera Estate Festival

La nostra rubrica in questo numero si dedica alla lettura di una mostra d’arte contemporanea ma non solo.
Leggere tra le righe un’esposizione è quasi sempre un’attività interessante, in questo caso lo è stata molto, perché non solo “tra”, ma dentro e dietro le opere completamente integrate negli spazi che le hanno ospitate si è intravista chiara una forma di progettualità che chiama in causa temi come i diritti civili, l’attenzione al territorio e alla sua riqualificazione — in una prospettiva non legata a doppio filo coi dettami del consumo — la volontà di promuovere la competenza di fare rete, il tutto ben amalgamato nel menù di stagione e speriamo a lungo.
In sovrappiù, intorno, un’attitudine estetica poco allineata ma non scontrosa e generosa nel raccontarsi, un verde selvatico e intonaci dalle tinte decadenti, elementi narrativi che qui dentro Modalità lettura piacciono.

un momento del finissage di Ante Litteram, a Villa Albrizzi Marini


Terminato il periodo di apertura dell’esposizione, le opere presenti ancora al completo nelle sale, la mostra di arte contemporanea intitolata “Ante Litteram”, allestita nella Vam Gallery di Villa Albrizzi Marini a San Zenone degli Ezzelini, ha proposto un evento di chiusura presentato dai curatori della mostra: il duo artistico formato dai veneziani Andrea Penzo e Cristina Fiore.
La mostra, che porta un titolo dichiarativo (“una mostra presupposto di qualcosa, un seme in divenire”) ha ospitato dal 23 marzo per un paio di mesi opere a tema realizzate da 13 artisti apprezzati e interessanti, per la loro lettura originale del presente: Rebecca Agnes, Nico Angiuli, Alvise Bittente, Gino Blanc, Andrea Contin, Barbara Fragogna, Sandra Hauser, Benedetta Panisson, Penzo+Fiore, Isabella Pers, Tiziana Pers, Alessandro Sambini e Michele Tajariol.
Nel corso dell’appuntamento, coordinato da Thea Durin, è stato presentato il catalogo di Sistema3, pubblicazione che contiene un’ampia raccolta di materiale fotografico e di testi di presentazione della mostra, corredati da ragguagli sulla visione volutamente mai intera ma accuratamente tracciata del progetto.
Sistema3, ideato dal duo insieme a Martiros Gevorgyan, motore di Villa Works, la nuova identità di Villa Albrizzi, Thea Durin e Nicola Angelillis, nasce in forma di polo diffuso e come risposta alla richiesta di innestare il contemporaneo quale filone di ricerca e sviluppo all’interno della rete di riqualificazione della Villa cinquecentesca. Si colloca come una sorta di ponte tra spazi di diversa tipologia ma profondamente connessi all’identità del territorio (una villa veneta, una fornace di Murano, una città ideale ad Alvisopoli, presso Villa Mocenigo — in provincia di Venezia) e si pone come obiettivo quello di “legare buone pratiche e possibili volani artistici ed economici nati attorno al filo conduttore dell’identità creativa”.
Lo scorso marzo, un ulteriore passo, Sistema3 ha lanciato un invito titolato propriamente “Arcipelaghi” per la selezione di curatori o collettivi che proponessero un progetto espositivo da realizzare negli spazi della Villa in continuità con la mostra intrapresa, sempre con l’obiettivo di esprimere in qualsivoglia forma artistica il diritto al pieno sviluppo della persona umana (art. 3 della Costituzione Italiana). Il tema è interpretato in relazione alla crescita personale, sociale, civica, lavorativa del cittadino inteso come soggetto di una rete di tensioni in grado di stimolarne o, al contrario, inibirne la realizzazione. I progetti vincitori, selezionati dagli artisti “senior” con i quali opereranno in continuità, sono stati curati da Chiara Artuso e Cristina Cusani, e poi da Lucrezia Caliani con Luca Granato.

Il finissage di una mostra è solitamente un’occasione in cui si tracciano bilanci, in termini di numeri di visitatori, di accoglienza della critica. Invece, in tono con la filosofia che ha abitato il progetto e la crescita delle attività che si svolgono in Villa, l’incontro al quale hanno partecipato molti degli artisti coinvolti ha preso una forma colloquiale, conviviale, un talk attorno al fuoco (in metafora ma neanche tanto). Lontani dunque cartelline e grafici da conteggi di presenze, ma solo perché la prospettiva è un’altra in un contesto multidisciplinare come quello della Villa: l’obiettivo è quello dell’attivazione di energie e di idee, convinti che per progetti di questo tipo, che guardano ai linguaggi dell’arte e della creatività, le risorse sul territorio ci siano già in abbondanza, manca forse una certa accortezza anche economica (nel senso primario del termine) nel metterle a frutto.
Servono elementi catalizzatori e sinergie di soggetti appartenenti a contesti diversi, a volte basta solo un cambio di direzione dello sguardo da parte delle amministrazioni, degli enti e dei privati di volta in volta coinvolti. L’ottica è quello dello sviluppo di reti che di volta in volta si attivino in modalità di relazione comunitaria.
«Come artisti dediti anche a pratiche di curatela e di attivazione, abbiamo voluto affrontare attraverso la condivisione di sguardi, ciascuno con le proprie peculiarità, l’indagine sul tema» ha spiegato Cristina Fiore accendendo i riflettori sulle opere.

Ad accogliere il visitatore, sulle scale che portano al primo piano, un video che inneggia alle cause perse del padovano Andrea Contin, artista che ora vive e lavora a Milano. È intitolato Il palazzo di San Giuda: il performer salendo di corsa sul tetto di un condominio anni Settanta, incrocia a un piano un capitello con il santo a cui rivolge la sua preghiera; arrivato in cima si butta, poi risale, in loop.
A seguire, nel salone affrescato, un’esposizione di parei al vento con cieli berlinesi sullo sfondo, opere realizzate da Rebecca Agnes, artista di stanza tra Milano e Berlino, i suoi drappi sono stati indossati da attiviste in diverse occasioni.
In una sala adiacente, Alvise Bittente, artista veneziano, ha interpretato attraverso il disegno il titolo della mostra, realizzando con tecnica mista un’immagine con una lettera che attende (forse) di essere imbustata. Una lingua rossa, ambigua e diavolesca, è pronta a sigillarla, o solo compiaciuta di mimare come allo specchio l’atto di farlo.
Tra i modi di leggere soprattutto la parte che riguarda le “condizioni personali e sociali” contenuta nel principio fondante la nostra Costituzione, Nico Angiuli ha presentato la sua opera Vacanze intelligenti, che fa parte della collezioni del Museo di arte contemporanea di Calasetta: un visore 3D che permette di immergersi nelle storie di lavoro e di fatica di Porto Marghera; Barbara Fregogna con Everyday Life In A Man (Patriarchy/Power) Pinky!) e Benedetta Panisson in Excess Island ragionano in fotografia sul potere legato alla sessualità, sull’erotismo e l’identità di genere; Isabella Pers in present ha proposto un video in cui dei profughi fuggono dalle loro terre e camminano nel verde-speranza insieme. Di guerra parla anche Michele Tajariol, con il suo “pellegrinaggio carsico” e degli oggetti ricreati con materiali diversi che evocano scenari in belligeranza.
Gino Blanc, artista e “pensatore visivo” veneziano, ha realizzato due oli cupi situati nella cappella della Villa, in essi si raffigura in modo poetico, per antinomie, lo stato di precarietà di un presente doloroso. Accanto, un video racconta la performance dedicata a Bartleby lo scrivano che vede protagonista l’artista tedesca Sandra Hauser con Don, il suo cavallo bardato di luci, colui a cui è demandata l’ultima decisione in merito alla performance, che ha da essere o non essere, e non è un problema (iwouldprefernotto.org). Altri animali, volti da epigrafe di maiali uccisi nel rifugio di Sairano nel 2023, li troviamo nel sacrario di Tiziana Pers (Hands off sanctuaries), sono appesi in un corridoio a budello e fanno venire in mente atmosfere da Pink Floyd.
Parlano di lavoro anche il brevetto appeso al muro di Alessandro Sambini, l’atto di nascita di MARIO, un’applicazione che l’artista originario di Rovigo (anche lui vive e lavora a Milano) ideò nel corso della sua ricerca sulla fotografia e sul tema della privacy, nell’ottica di capovolgere oggetto e soggetto (il dispositivo permette di mettere in contatto chi viene fotografato casualmente con chi effettua lo scatto); non ultimo, evocativo e narrativo insieme, il martello appeso a un muro da abuso edilizio (quelli di una volta) con suggestivi, fragili chiodi di vetro, opera creata da Penzo+Fiore.

Aggiungiamo in appendice, doveroso, visti i tempi che corrono:

Art. 3 Costituzione Italiana - Principi fondamentali

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

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