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Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

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Musica

Per Las Flaviadas, un omaggio a Mark Lanegan

Dopo due incontri in programma questo mese, a Villa Angaran San Giuseppe si concluderà domenica 2 ottobre il ciclo estivo di appuntamenti dedicato all'ascolto di dischi

Pubblicato il 17-09-2022
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Villa Angaran San Giuseppe, in collaborazione con la libreria Palazzo Roberti, ha organizzato due appuntamenti in settembre, nelle giornate dell’11 e del 15 del mese, ancora agganciati all’estate, per Las Flaviadas, stiamo ascoltando dei dischi, e si avvia alla conclusione stagionale della rassegna domenica 2 ottobre, con un incontro che vedrà ospite Luca De Gennaro per la presentazione del suo libro uscito da qualche settimana, intitolato Pop life. 1982-1986: i cinque anni d'oro della musica (Rizzoli Editore).
L’incontro di domenica 11 settembre ha avuto come narratore e guida in un viaggio tra passato e futuro Ice One (Sebastiano Ruocco), nome storico dell’hip hop italiano, che ha proposto l’ascolto di brani che lo hanno ispirato, tra produzioni storiche (Frankie Hi-nrg, Colle der Fomento, Assalti Frontali, Tiromancino) e creazioni più recenti. L’appuntamento di giovedì 15 ha celebrato un album degli Screaming Trees che compie trent’anni che porta un titolo emblematico, Sweet Oblivion, e l’opera artistica di Mark Lanegan, leader del gruppo, morto lo scorso febbraio di Covid.
Traghettatore in questa navigazione dai panorami insieme cupi e dolcissimi, in atmosfere da melancolia squarciate da lampi al fulmicotone che chi ama il grunge e la scena di Seattle degli anni Novanta ha imparato a riconoscere alla prima nota, è stato Mattia Pontarollo. Pontarollo è stato tra i fondatori dell’associazione Palomar, che portò in città per dieci anni, fino al 2014, con il “Piccolo festival della letteratura”, una delle esperienze culturali più vive e di ampio respiro vissute sul territorio che raccolse voci tra le più originali della narrativa italiana contemporanea, molte delle quali ora affermate e promotrici nel panorama culturale italiano — è bene ogni tanto ricordarlo. Ora attore che guarda con interesse alla drammaturgia, Pontarollo nell’invito all’incontro ha anticipato: «Per ascoltare la storia degli Screaming Trees, può essere utile avere una mappa degli Stati Uniti aperta, distesa sul tavolo, e un romanzo di Stephen King sul comodino», il celebre e straniante It magari, ha poi precisato.

Mattia Pontarollo per Las Flaviadas, a Villa Angaran San Giuseppe (fonte FB)

Il viaggio tra le undici tracce dell’album, proposte in ordine sequenziale, in omaggio all’abilità del gruppo di Lanegan di costruire un palinsesto pieno di equilibrio nelle proprie creazioni musicali, è stato intervallato da racconti di storie e di aneddoti che hanno fatto rivivere, popolandole di personaggi e di nomi che hanno fatto la storia del grunge e del rock, la carriera di questo artista dalla voce bellissima, capace di scrivere testi pulsanti, frutto di una creatività autodistruttiva, autentica e dolorosa. Quest’album, come ricordato dal narratore della flaviada, avrebbe potuto portare gli Screaming Trees dallo status di band di culto al successo planetario che già aveva arriso ai conterranei Nirvana, Pearl Jam, Soundgarden, Alice in Chains, ma non lo fece. A mettere in qualche modo una sordina al successo della band tra le altre cose che hanno a che fare con i meccanismi dell’industria discografica, anche il rapporto conflittuale che ha sempre contraddistinto il sodalizio artistico tra Lanegan e Gary Lee Conner, fondatore col fratello della band. Conner ha appena raccontato la storia del gruppo e dell’epoca d’oro rovente che ha attraversato in una biografia intitolata Veleno sottile. La storia degli Screaming Trees, pubblicata quest’anno da Tsunami nella collana “Gli uragani”. Il libro inizia con una frase che chiama in causa il deserto: ha fatto cenno al deserto come elemento pulsante anche Pontarollo, un deserto che vive e preme con forza schiacciando l’avventura umana americana tra il nulla e l’oceano.
Di Mark Lanegan, Pontarollo ha letto alcuni passi tratti da Sing Backwards and Weep e naturalmente passi scelti dai testi di alcuni brani offerti all’ascolto al pubblico nel giardino della villa.
In immersione tra paesaggi sonori alla Twin Peaks, tra la bellezza notturna e blu delle falene che abitano il parco e voli di Butterfly che piangono, “il suono distorto delle chitarre e la furia di bassi e batterie di quella che sarà l’ultima scarica elettrica del secolo rock” ha accompagnato una serata non solo dedicata alla memoria ma all’arte e del tutto vitale, non solo per gli appassionati del genere.

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