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Poi al lunedì tutto assume un altro colore. Rimane la linearità dei numeri, l'essenzialità della classifica ed evaporata l'immane sofferenza della ripresa, restano i lampi dei gol e la gioia finale. Abbastanza per far sbiadire gli impacci di una mezz'ora francamente imbarazzante. Però è curioso prestare ascolto al sentire popolare. "I me ga dito che el Basàn ga sugà mae..." mi dice uno qualche ora dopo il match. "Gavemo avùo fortuna", mi ribadisce un altro. Il bassanese è così (non solo qui, anche altrove a onor del vero): perennemente incapace di godersi i momenti belli: se vinci largo è perchè l'avversario è modesto (è accaduto a Livorno e c'è chi si è subito affrettato a ridimensionare il valore dei labronici a maggio in A, è successo a Vicenza e tutti a dire che al Lane mancavano 2 o 3 pedine importanti, mentre il Bassano privo di Nolè e Davì era al completo vero?). Se passi di misura è perchè ti ha soccorso una poderosa botta di culo, mai comunque per meriti propri. Sempre alle prese con questa specie di scetticismo cosmico che non si leva mai di dosso e ci accompagna quasi come una seconda pelle. Eppure quando si sfonda il Pavia messo all'angolo e alle corde pur con un uomo in meno per un'ora e si perde, nessuno che punti il dito su un destino clamorosamente rio fatto di pali e salvataggi sulla linea, ma invece si mugugna sul primo ko interno dopo 15 mesi e ci vogliono le parole di Maspero, trainer pavese ("Ci è andata bene, davvero molto bene") per ristabilire uno straccio di verità.
E allora la realtà è molto semplice: è vero, con l'Albinoleffe i virtussini dovevano pareggiare (3 palle gol contro 3 e un tempo ciascuno) e al contrario hanno vinto, un refolo di vento a favore che da queste parti non spirava dalla notte dei tempi. Hanno cioè recuperato 2 punti. Ma nel computo del dare e dell'avere i 3 punti lasciati al Pavia al pronti-via che fa pure rima pesano ancora, sicchè il Soccer Team è in credito almeno di un altro punto grazie al quale oggi sarebbe nel plotoncino di testa assieme al Como e allo stesso Pavia. Dopodichè il podio è tanto olio sale e pepe per chi lassù non si era mai avventurato nella storia (anche se il quarto posto a marzo 2011 nella prima C1 di Jaconi in piena zona playoff per la B al momento ha più valore come dato statistico) e soprattutto questi 10 punti raccolti nelle prime cinque puntate sono fieno importante in previsione dei rigori dell'inverno, visto che il primo comandamento è sempre quello di salvare la buccia, mai scordarlo un solo attimo. Quanto al duello una prima parte di felice possesso coronata dalla girata sottoporta da avvoltoio dell'area di Pietribiasi ha sancito l'1-0. Mentre nella seconda frazione due paratissime di Rossi e un erroraccio di Taugordeau hanno sventato l'imboscata bergamasca prima che il palo interno numero millanta di Proietti (a proposito di sfiga) e il tocco sottomisura del panzer Maistrello facessero calare la tela. Eppoi tutti ad alzare i calici alla festa giallorossa al palazzo, calciatori ed hockeisti assieme nella santa alleanza sotto la comune bandiera. Ma il discorso di fondo è uno soltanto: se ricami e non concretizzi sei un pirla, se ti arrabatti e perdi anche sei un fesso al cubo. Perciò nel calcio alla lunga conta solo chi colleziona punti e risultati senza stare a sottilizzare granchè o peggio inorridire o fare gli schizzinosi sulla grana più o meno fina di certe vittorie. Nel pallone e non solo lì chi gonfia la graduatoria è sempre il più sveglio e dritto di tutti.
Bassano da matricola è sul podio del campionato a un punto dalla vetta (FOTO ROBERTO BOSCA)
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