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Alessandro TichAlessandro Tich
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Cronaca

Inchiesta dell'Aquila, Lago contro tutti

Gli indagati interrogati dai pm sulle presunte mazzette per la ricostruzione post sisma rigettano le accuse scaturite dalle ammissioni dell'Ad di Steda Spa. L'ex vice sindaco Riga: “Chi ha parlato di tangenti se ne assumerà la responsabilità”

Pubblicato il 14-01-2014
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Si dichiara completamente “estraneo ai fatti” l'ex vice sindaco e già assessore all'Urbanistica del Comune dell'Aquila Roberto Riga, indagato nell'inchiesta “Do ut Des” della Procura della Repubblica del capoluogo abruzzese sulle presunte tangenti per favorire l'impresa di costruzioni Steda Spa di Rossano Veneto in alcuni appalti della ricostruzione post terremoto in Abruzzo.
Interrogato ieri dai pm aquilani David Mancini e Antonietta Picardi, l'ex amministratore pubblico, dimessosi dall'incarico proprio a seguito della denuncia nei suoi confronti, ha respinto tutti i fatti contestatigli: compresa l'accusa di avere intascato 10mila euro - quale prima tranche di una più ampia prebenda da 30mila euro - che l'amministratore delegato di Steda Daniele Lago avrebbe riposto in una bottiglia di grappa in pezzi da 500 euro allo scopo di ottenere i “buoni uffici” di Riga per l'acquisizione dei lavori di messa in sicurezza di un edificio nel capoluogo terremotato. “Nel corso dell'interrogatorio sono stato sereno, tranquillo - ha ancora detto Riga in dichiarazioni riportate dai quotidiani on line abruzzesi -. Chi ha detto che ho preso tangenti se ne assumerà la responsabilità.”
Dichiarazione riferita esplicitamente a Daniele Lago, indagato-chiave di “Do ut Des” e allo stesso tempo grande accusatore delle altre persone denunciate a piede libero o sottoposte agi arresti domiciliari nell'ambito della medesima operazione.

Edifici puntellati all'Aquila (fonte immagine: nanopress.it). Per l'Inchiesta sulle presunte tangenti post terremoto è l'ora degli interrogatori di garanzia

Anche altri due indagati dell'inchiesta, chiamati in causa dall'imprenditore bassanese e pure ascoltati ieri dai magistrati, hanno dichiarato la loro totale estraneità ai fatti contestati. Si tratta di Mario Di Gregorio, direttore (sospeso dall'incarico) del settore ricostruzione pubblica del Comune dell'Aquila e di Fabrizio Menestò, ingegnere di Perugia, responsabile all'epoca dei fatti dei lavori di puntellamento di palazzo Carli, sede del rettorato dell'Università dell'Aquila.
Di Gregorio è accusato di falso e appropriazione indebita proprio per la vicenda di Palazzo Carli: secondo gli inquirenti, “avrebbe contraffatto una serie di atti contabili affinché la Steda Spa, che non aveva fatto alcun intervento, potesse percepire parte dei compensi su lavori fatti dalla Silva Costruzioni dell'Aquila, costituitasi poi in Ati con la stessa Steda, relativi al terzo Sal, stato avanzamento lavori.”
Lo stesso indagato è accusato di appropriazione indebita per aver preso 1 milione e 268 mila euro trasferiti presso la Banca Popolare di Verona. Accuse che Di Gregorio ha rispedito al mittente: “All'epoca dei fatti - è la sua dichiarazione riportata dalla stampa aquilana - non ero né responsabile unico del procedimento né avevo funzioni di dirigente che doveva sottoscrivere la determina di liquidazione sui lavori di palazzo Carli. Per me questa cosa è ignota e incomprensibile.”
Analoga dichiarazione di innocenza anche per Menestò, ugualmente accusato di falso e appropriazione indebita sempre in relazione al medesimo appalto.
“E' entrato nell'inchiesta - hanno detto i suoi legali ai giornalisti all'esterno della Procura dell'Aquila - per dichiarazioni di qualcuno che non ha raccontato l'esatta dinamica dei fatti.”
Insomma: la parola di Daniele Lago - che nella sua lunga ammissione agli inquirenti ha rivelato l'esistenza del presunto sistema corruttivo nell'aggiudicazione degli appalti post sisma, con tanto di nomi e cognomi - contro quella degli altri indagati.
Ne mancano ancora quattro all'appello nell'agenda degli interrogatori dei pm aquilani: l'ex consigliere comunale e attuale funzionario dell'Asl dell'Aquila Pierluigi Tancredi, l'ex assessore comunale alla Ricostruzione dei beni culturali e direttore del Consorzio beni culturali Vladimiro Placidi, la dipendente del Consorzio beni culturali Daniela Sibilla e l'ex funzionario per il Centro-Italia della Mercatone Uno Spa Pasqualino Macera - tutti agli arresti domiciliari - saranno sentiti dai magistrati entro questa settimana.
Nel frattempo l'enorme polverone sollevato dall'inchiesta ha provocato un altro terremoto, ma questa volta politico: il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, non indagato ma profondamente colpito dalla vicenda giudiziaria, ha rassegnato infatti le sue “irrevocabili dimissioni”. Avrà 20 giorni di tempo per ritirarle, cosa che non sembra assolutamente intezionato a fare: dopodiché il Comune dell'Aquila sarà commissariato.

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