Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Politica

Il sonno di poi

Ecopiazzole: i retroscena della vicenda in un’intervista all’ex sindaco ed attuale consigliere di minoranza Elena Pavan. “Credo che su questa cosa si sia dormito. Su San Vito, a luglio la nuova amministrazione poteva intervenire”

Pubblicato il 30-09-2024
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È vero: in principio era Elena Pavan.
L’Etranovela delle due ecopiazzole attualmente in costruzione in quartiere San Vito e in quartiere XXV Aprile è nata sotto la sua amministrazione e sotto la sua amministrazione è stata approvata la delibera di giunta del 14 marzo 2024 che dava il via libera alla realizzazione delle due aree per i compattatori della differenziata.
È stato detto e lo abbiamo scritto più volte. Scriverlo nuovamente, come ho fatto appena adesso, equivale pertanto alla scoperta della scoassa calda.

Foto Alessandro Tich

C’è però un aspetto non secondario della questione di cui non si è ancora scritto abbastanza, se non persino poco o niente.
Si tratta del poco indagato “interregno” di tempo - trascorso a cavallo di due amministrazioni comunali - tra l’inizio della vicenda con la raccolta delle firme e il ricorso al Tar promossi dai residenti di San Vito, i primi a mobilitarsi in ordine cronologico contro i press container nel loro quartiere, e l’improvviso allestimento a fine agosto del primo cantiere di Etra, sempre a San Vito, a cui ha fatto seguito poco dopo quello in quartiere XXV Aprile.
Come ripetutamente ricordato anche dai residenti di quartiere San Vito, dopo la raccolta delle firme contro la realizzazione dell’impianto nell’area sgambamento cani di via Cogo, protocollata in Comune, l’allora sindaco Pavan aveva trasmesso una lettera di risposta alla petizione.
La lettera, avente ad oggetto “Disappunto per la collocazione di compattatori e campane in via Cogo. Riscontro.”, era stata indirizzata ai primi due firmatari della petizione popolare, Sergio Costa e Domenico Cinque.
Nella comunicazione ai cittadini Elena Pavan si dichiarava “dispiaciuta di questo disagio provato dai residenti di quartiere San Vito” e che la sua risposta “ha l’intento di trovare una soluzione che sia condivisa da entrambe le parti”.
“Dopo l’assemblea pubblica annuale indetta dal Consiglio di Quartiere del 22 gennaio u.s. presso la Sala del Centro Parrocchiale di San Vito e successivi due incontri con gli Assessori comunali, avendo ottenuto in quelle sedi il benestare per l’esecuzione del progetto di cui trattasi - si legge nel testo -, la Giunta Comunale ha approvato lo scorso mese di marzo il progetto dell’Ecopiazzola, che indica in quella porzione di terreno il luogo per l’installazione di alcuni compattatori.”
“Alla luce delle richieste contrarie pervenute in questo ultimo periodo e sentita la società Etra Spa - è il passaggio centrale della lettera ai residenti di San Vito -, l’iter di prosecuzione del progetto di costruzione dell’Ecopiazzola è stato sospeso, con l’impegno di fissare un prossimo incontro tra la nuova Amministrazione comunale, il Consiglio di Quartiere San Vito, i residenti ed Etra Spa al fine di valutare e condividere la localizzazione e lo spostamento in altro luogo del sito in questione.”
Come mai le rassicurazioni espresse in quella comunicazione dall’allora sindaco non hanno poi trovato corrispondenza nella realtà?
Qual è stato il corto circuito che col passaggio dalla vecchia alla nuova amministrazione ha impedito il prosieguo della vicenda, così come era stato delineato?
Ecco i retroscena riferiti dalla stessa Elena Pavan, ex primo cittadino ed attuale consigliere di minoranza, in questa intervista concessa a Bassanonet.

Dunque Elena Pavan: innanzitutto, come e quando è nata questa vicenda delle ecopiazzole collocate nei due quartieri cittadini?
Ha cominciato a diventare un tema cittadino quando i residenti hanno preso consapevolezza di che cosa sarebbe stato fatto. È accaduto in concomitanza della campagna elettorale e quindi in un periodo particolare e un po’ anomalo per l’amministrazione. Allora io ero sindaco e ho risposto a quella petizione di 700 firme perché ho ritenuto doveroso intanto rispondere, tempestivamente. E la mia risposta è stata assolutamente attendista e disponibile. All’inizio della lettera io davo atto del fatto che erano stati fatti dei passaggi con la cittadinanza, in particolare con i consigli di quartiere, perché nel momento in cui abbiamo approvato in giunta quella delibera io ricordo bene di aver chiesto all’assessore competente se era tutto a posto con i quartieri, immaginando comunque che una novità di questo tipo avrebbe potuto comportare delle perplessità oppure dei disappunti da parte di qualcuno. E mi era stato riferito di sì, che era tutto a posto in entrambi i quartieri.

Quindi, secondo quello che le era stato riferito, non c’era alcun problema?
Sì. In particolare su San Vito mi era stato detto che era stato incontrato due volte il consiglio di quartiere e che al XXV Aprile, parimenti, erano state chieste dal quartiere delle opere compensative per l’intervento che si sarebbe andato a fare. Avevo anche avuto modo di parlare con il presidente del quartiere XXV Aprile Giangregorio. Gli avevo chiesto se fosse tutto tranquillo e lui mi ha risposto di sì, che era stata fatta l’attività di spiegazione alla cittadinanza e che era tutto tranquillo. Quindi dal punto di vista amministrativo abbiamo recepito in giunta questi progetti. Senonché poi, in particolare per quello di San Vito, ricordo che era stato fatto un passaggio nell’assemblea pubblica annuale di gennaio, nella quale c’era anche abbastanza gente ed era stata data un’informativa. E in quel momento non era stato sollevato nessun tipo di problema.

Come mai, allora, non si è avuta la percezione dei problemi che sarebbero esplosi da fine agosto in poi?
Da qualche parte c’è stato un gap. Nel senso che probabilmente occorreva indire una assemblea pubblica ad hoc in entrambi i quartieri, però è altrettanto vero che i passaggi dell’amministrazione erano stati fatti e c’era stata tranquillità e accettazione da parte dei referenti territoriali.

Ma perché quella sua lettera, che annunciava la sospensione del progetto di Etra per valutare una collocazione alternativa, non ha avuto seguito?
Io ho imparato sulla mia pelle, vedi il caso San Lazzaro, che quando si mobilitano grandi masse di cittadini occorre ascoltarli. E non è un fallimento dell’amministrazione. È un preparare prima le cose, spiegarle, cercare di condividere un percorso e poi comunque ascoltare i cittadini perché siamo stati eletti per decidere e per amministrare però è vero che ci sono anche delle partite che sono eccezionali o alcune cose che sono improvvise. A fronte di questa petizione di 700 firme, io mi ero prontamente interessata presso Etra per capire quanto tempo si aveva a disposizione per poter ragionare su un’ipotesi alternativa, ovverosia l’ex Fincato. Mi avevano detto che, tra i tempi di attesa per la sospensiva del ricorso al Tar e tra una serie anche di pause inevitabili dovute al mese di agosto eccetera, sicuramente prima della fine del mese di agosto non sarebbe iniziato alcunché. L’amministrazione nuova sarebbe entrata in carica a giugno e io avevo anche chiesto ai nostri uffici che adempimenti ci sarebbero dovuti essere per realizzare eventualmente nell’ex Fincato l’isola ecologica.

Cosa le hanno risposto gli uffici?
Gli uffici mi avevano detto che sarebbe stata necessaria l’approvazione di una delibera di consiglio che faceva una variazione di destinazione urbanistica, ma quella la si poteva fare tranquillamente nel consiglio comunale di luglio, quello sui riequilibri di bilancio. E quindi, avendo preallertato i soggetti coinvolti e sapendo di avere del tempo a disposizione, oggettivamente per quello che riguardava la mia amministrazione la partita era congelata. È da tenere conto che quella lettera che io avevo scritto, in risposta alla petizione, l’ho condivisa anche con almeno un assessore. E sostanzialmente nella lettera dicevo che è necessario che appena si insedierà la nuova amministrazione, si convochi un’assemblea pubblica con i residenti interessati e con Etra per avere contezza di che cosa intendano fare e di che tipo di modifiche alla raccolta comporterebbe l’installazione di questi press container e anche per ascoltare la cittadinanza e capire se appunto, salvando capra e cavoli, poteva essere spostata la realizzazione.

A giugno la nuova amministrazione si è quindi insediata. E allora perché, secondo lei, questa cosa non è avvenuta?
Io l’ho dichiarato anche in altre sedi. Credo che su questa cosa si sia dormito. Perché anche chi continua a scaricare la colpa sull’amministrazione precedente dimentica il fatto che su sette assessori della attuale giunta cinque appartenevano all’amministrazione precedente, tra già assessori e consiglieri. Penso in particolare agli assessori che avevano seguito la partita. Ma abbiamo anche un consigliere che è dipendente di Etra, e che c’era prima e c’è adesso. Di più: quello che era il presidente del quartiere San Vito e ha visto la situazione, è diventato il presidente del consiglio comunale. Io non lo so se ci sia stata una dimenticanza da parte di questi soggetti nel prendere in mano immediatamente questa partita oppure se si pensava già che non ci fossero possibilità reali per dare una soluzione diversa. Fatto sta che la continuità, il tempo e la possibilità di gestire in maniera diversa tutta questa partita, in realtà ci sarebbero assolutamente stati.

Per concludere: visto che su questa vicenda l’amministrazione attuale chiama sempre in causa l’amministrazione precedente, il responsabile dell’amministrazione precedente come giudica l’azione dell’amministrazione successiva?
Mah, io vedo che sta sempre zitto.

E con questa secca ed enigmatica risposta di Elena Pavan, sulla quale l’ex sindaco non intende fornire ulteriori specificazioni, l’intervista si chiude.
Ma ne seguirà un’altra, su un altro argomento caldo e molto dibattuto di questi giorni che trae origine dalla sua amministrazione, prossimamente su questi schermi.

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