Alessandro TichAlessandro Tich
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Conclusa la fase di ascolto del MasterPlan per la rigenerazione del Centro Giovanile. Don Andrea Guglielmi: “Sono emerse principalmente due cose: la necessità di un ripensamento degli spazi e la necessità di un ripensamento della governance”

Pubblicato il 21-12-2023
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Rieccolo qua: il Centro Giovanile. CG per gli amici.
È qui che ci ritroviamo per l’incontro di fine anno con la stampa di Don Andrea Guglielmi, parroco di Santa Maria in Colle.
Ed è l’occasione scelta dall’arciprete abate per dare le ultime notizie aggiornate sui progetti di sviluppo del Centro Giovanile stesso. CGcom24.

Martina Panzolato, Don Andrea Guglielmi e Giorgio Strappazzon (foto Alessandro Tich)

Vengono infatti presentati i risultati della ricerca voluta dalla Commissione MasterPlan del Centro Giovanile per ripensare gli spazi a disposizione dei giovani e delle giovani famiglie.
E questo perché, come afferma un comunicato stampa diffuso per l’occasione, la struttura “sta profondamente cambiando”.
E lo sta facendo “attraverso un progetto condiviso di ripensamento e di rilancio, che mira a interrogarsi sulle funzioni di questa imponente realtà fondata e amministrata dalla Parrocchia di Santa Maria in Colle da più di un secolo”.
L’attuale conformazione degli spazi del complesso risale infatti ai favolosi anni ’60, la cui atmosfera si riflette sui muri e sugli ambienti della struttura parrocchiale.
Pareti e stanze che traspirano ancora di quella austerità pastorale che era tipica dell’epoca dei baby boomers, di cui peraltro sono figlio anch’io, fortemente connotata in Italia dal catechismo in Parrocchia e dall’educazione religiosa a scuola.
In effetti - ma questa è una mia opinione strettamente personale - i lunghi corridoi e le varie sale del CG mi hanno sempre suscitato una certa tristezza, che fa da contrappeso all’estrema vivacità del composito mondo che ruota all’interno di questa realtà aggregativa centrale per Bassano, e non solo per la sua collocazione geografica: una cinquantina di gruppi e associazioni che vi svolgono una regolare attività, oltre agli utilizzatori saltuari.
Adesso viviamo altri tempi, sono sorte nuove esigenze e il variegato universo della CG People, che resta affezionatissimo al Centro Giovanile, richiede un riammodernamento di quegli ambienti, sia estetico che funzionale.

Che il Centro Giovanile di Bassano abbia bisogno di un “ripensamento” e di una “rigenerazione” non è una notizia nuova.
Ne avevo già scritto un anno fa, sempre nella circostanza dell’incontro natalizio di Don Guglielmi con la stampa, nel mio articolo del 19 dicembre 2022 intitolato “O così o GC”. In quella occasione era stata annunciata “la redazione di un MasterPlan per adeguare la storica struttura parrocchiale alle richieste e ai bisogni dei tempi nuovi”.
L’aggiornamento 2023 del CGcom24 riguarda l’attività che è stata svolta al riguardo in questi ultimi 12 mesi.
L’arciprete abate interviene in conferenza stampa assieme all’architetto Giorgio Strappazzon e alla progettista freelance in ambito sociale e culturale nonché referente operativa del progetto Martina Panzolato.
Strappazzon (per chi non si ricordasse i contenuti del mio articolo di un anno fa) è uno dei tre “saggi” dell’impostazione generale del MasterPlan, assieme all’economista Paolo Gurisatti e al sociologo Giovanni Bertin, entrambi dell’Università di Venezia.
“Abbiamo completato la prima fase del MasterPlan e siamo in attesa di partire con la seconda fase - spiega Don Andrea -. La prima fase è stata una fase provocatoria di ascolto e condivisione di idee e procedimenti possibili attraverso la metodologia del focus group.”
È una modalità di intervista di gruppo che permette lo scambio di idee e il confronto aperto fra i partecipanti. Sono stati costituiti 6 diversi focus group per altrettante tematiche (socialità, sport, cultura, inclusione, imprenditoria sociale e giovani), ciascuno costituito da 12 persone di diverse categorie sociali e culturali della città.
Poi, utilizzando uno di quegli inglesismi tanto cari a questi tipi di progettualità, è stato condotto un web-survey (non bastava chiamarlo “sondaggio web”?): un questionario online rivolto in forma anonima a 143 giovani che frequentano Bassano e il Centro Giovanile, età media 17 anni, “per agganciare le nuove generazioni, ascoltarle e ragionare su cosa il CG rappresenti oggi per loro”.
Infine sono state eseguite delle interviste dirette ad alcuni portatori d’interesse di particolare rilievo nel tessuto cittadino, tra cui lo stesso sindaco Elena Pavan.
In tutto, in questa fase che potremmo chiamare “di raccolta dati” sono state coinvolte ed ascoltate circa 250 persone.

“Da questa prima fase di ascolto sono emerse principalmente due cose - riassume Don Guglielmi -. La prima è che questo luogo ha senso di esistere e di continuare ad essere il Centro Giovanile e che ha senso immaginare di investire in questo luogo.”
“La sua è principalmente una missione pastorale e educativa - continua il parroco - ma ha delle grandi potenzialità di sviluppo come luogo di confronto intergenerazionale, culturale, religioso. Il Centro Giovanile dialoga con la città e con la scuola. È un luogo molto utile ma con spazi molto superati, che richiedono in ripensamento.”
“La seconda cosa - prosegue l’arciprete abate - è non solo il ripensamento degli spazi, per renderli più accoglienti e capaci di parlare i linguaggi del nostro tempo, ma anche il ripensamento della governance, che sarà la sfida più grande per noi. Stiamo guardando ad altri modelli recenti di strutture del Terzo Settore non più gestite da un unico soggetto come la Parrocchia ma che hanno una governance condivisa con la Parrocchia stessa.”
“Il progetto va visto in un ambito urbano, riguardando un contesto che è cresciuto negli anni ‘60 - interviene l’arch. Giorgio Strappazzon -. Un ripensamento deve essere concepito come rigenerazione urbana sostenibile. Questo luogo è centrale per la trasformazione della città di Bassano di prossimi decenni.”
Conclusa la fase dei “cantieri di pensiero”, il CG si appresta al momento dell’elaborazione dei dati raccolti per l’indicazione delle future soluzioni progettuali e funzionali in ulteriore confronto con tutti gli stakeholders interessati (beh, “stakeholders” prima o poi lo dovevo scrivere).
“La co-progettazione implica che ci sia un ascolto attivo, con un forte elemento di orizzontalità - ribadisce Martina Panzolato -. Questo approccio è estremamente innovativo, sul piano nazionale ed europeo.”
C’è dunque ancora da lavorare per fare sintesi e per immaginare, sulla base delle idee e dei suggerimenti ricevuti, come la struttura debba “tornare ad esercitare il ruolo-chiave di crocevia di relazioni e attività, spazio aperto, accogliente, inclusivo e accessibile”.
Mantenendo comunque salda, come rimarca Don Andrea Guglielmi, la sua missione pastorale e la sua destinazione sociale primaria di luogo d’incontro dove “devono trovare spazio le fasce più deboli”.
Per il momento è tutto.
Appuntamento, a Dio piacendo, al CGcom24 del 2024.

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