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Alessandro TichAlessandro Tich
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A Bassano riapre Palazzo Bonaguro con la mostra Mythos dell'artista bassanese Andrea Bizzotto. 12 miti della Grecia classica rivisitati in chiave contemporanea. Con vernissage “a puntate”, a causa del Covid

Pubblicato il 12-05-2021
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Oro, Incenso e Mito. Oh, benon: finalmente ho capito che cos'è la mirra, l'oggetto misterioso dei doni dei Re Magi, e da dove deriva. Per spiegarvelo in parole povere, Mirra era la figlia unica del re di Assiria Teia. Era però poco simpatica ad Afrodite che le combinò un tiro tremendo, facendola innamorare del proprio padre. La ragazza era disperata per questo amore impossibile. Ma la sua nutrice, mossa da compassione, organizzò un incontro d'amore con il genitore, che ogni notte giaceva con una concubina diversa, con la promessa che tutto si sarebbe svolto nel buio più assoluto. Così accadde e la passione fu così grande che il re volle la stessa amante per dodici notti di seguito. Alla fine però, mancando alla promessa fatta, il bramoso Teia accese una lanterna per vedere la sua appassionante concubina in volto, riconoscendo la propria figlia. Adirato nero per la scoperta, la inseguì per ucciderla. Mirra fuggì e, disperata, pregò gli dei di renderla invisibile.
Ma gli dei fecero di meglio. La trasformarono in un albero dalla resina profumata: la mirra, per l'appunto. E c'è anche l'happy end: dopo nove mesi l'albero si aprì e dal suo fusto venne alla luce nientemeno che Adone, il “so figo, so beo, so fotomodéo” dell'antichità.
Quello che vi ho appena riassunto a modo mio è il mito di Mirra, una delle tante storie stupefacenti della mitologia greca classica. Miti che parlano di passioni, di vendette, di feroci castighi e tremende punizioni, di amori anche incestuosi.

Andrea Bizzotto, 'Pandora' (foto Alessandro Tich)

Al loro confronto, le odierne fiction e soap operas impallidiscono.
Confesso che della storia di Mirra ero totalmente ignaro: ma da oggi fa parte del mio bagaglio di conoscenze. Merito di Mythos, la mostra d'arte che vede finalmente riaprire i battenti di Palazzo Bonaguro in città, per quello che si presenta come un ulteriore segnale di ritorno alla cosiddetta “normalità” (virgolette obbligatorie) della fruizione delle mostre e degli eventi culturali dopo l'infinita quarantena degli spazi pubblici a causa del virus.
Mythos è la mostra personale dell'artista bassanese Andrea Bizzotto: grafico, arredatore e designer, con un passato sportivo nella pallacanestro e con il pallino del disegno e della pittura. L'esposizione presenta la sua interpretazione di 12 miti della Grecia classica, rivisitati in chiave contemporanea.
Oltre a Mirra, fanno parte del progetto artistico anche i miti di Ananke, Atlante, Emera, Eracle, Erebo, Esculapio, Eurinome, Kairos, Pandora, Prometeo e Zeus (ed Europa). Praticamente la squadra di calcio dell'Olympiakos più portiere di riserva.

La mostra, patrocinata dal Comune di Bassano e in calendario fino al 1 giugno, aprirà al pubblico venerdì 14 maggio. L'evento, inedito per il tema trattato, è però innovativo anche dal punto di vista dell'organizzazione, reinventata a causa ma anche “grazie” al Covid.
Non potendo proporre il classico vernissage di apertura a rischio di assembramento, è nata l'idea di quello che potremmo definire il vernissage “a puntate”. Sono previste 12 date, in cui l'artista sarà sempre presente, tra le quali il visitatore può scegliere la propria “personale ed esclusiva” vernice di apertura. Ogni ingresso alla mostra (prima data: venerdì 14 maggio ore 18) prevederà un massimo di 15 persone nel rispetto delle norme di sicurezza.
Per prenotare la visita bisogna cliccare al link, che potete copia-incollare da qui,
www.eventbrite.it/e/biglietti-mythos-152207092511.
Per una “esperienza più immersiva” si consiglia di portare con sé uno smartphone con cuffie e lettore QRcode. Per ogni sala della mostra è stata infatti pensata una colonna sonora, con musiche e canzoni, scelte da Bizzotto, collegate al tema del mito rappresentato o alla fase della creazione dell'opera esposta. Basta puntare sul QRcode e...let the music play.
Le sale della mostra sono un susseguirsi di luci ed ombre e di chiari e scuri, proprio come sono state pensate le opere e come è narrato il mito greco. L'allestimento è stato curato assieme ad alcune aziende locali che con il loro apporto hanno reso molto suggestive le stanze del piano nobile del celebre Palazzo bassanese. Vicino ad alcune delle opere finite sono esposti anche i bozzetti grafici che hanno portato alla loro elaborazione.
Disegni e bozzetti che, sempre con un particolare allestimento, coprono anche una delle pareti del salone principale dello storico edificio.

Entrando in mostra si trovano esposti, su un tavolino al pianterreno, gli elementi “alle origini” di un percorso artistico che è durato la bellezza di quattro anni ma che dimostra l'interesse per il tema trattato da molto prima. Andrea Bizzotto mette infatti in mostra, come una reliquia, l'“Atlante della Mitologia Greca” regalatogli da una sua zia una quarantina di anni fa: un libro che gli ha fatto scattare fin da ragazzo la passione e l'interesse per le vicende di Zeus & Friends. Anche perché, se non eri friend di Zeus, finivi male: rapito come nel caso di Europa, incatenato ad una roccia e col petto squarciato dal becco di un'aquila come Prometeo, costretto a reggere la volta celeste sulle spalle come Atlante, spedito tra i mortali con il vaso contenente tutti i mali del mondo come Pandora.
Un libro sulla mitologia greca dello studioso Jean-Pierre Vernant è l'altro oggetto cult alle origini del progetto, assieme a un foglio su cui l'artista ha tracciato, a forma di albero genealogico, la storia dei miti dell'antica Ellade da cui poi ha selezionato i 12 soggetti prescelti. Allenatosi nel suo percorso artistico allo studio dei corpi e, attraverso questi, all'approfondimento del carattere e della personalità della persona ritratta, Bizzotto riflette questa sua propensione nell'interpretazione dei mitologici personaggi del “viaggio” espositivo, con un gioco di segni e di contrasti cromatici derivante dal suo studio della materia e dei colori. L'autore rivela che la sua interpretazione per immagini dei miti greci è iniziata proprio con Mirra. “Era una notte buia e tempestosa”, ricorda. E mentre viaggiava in auto ha ascoltato su Radio3 una trasmissione dedicata alla storia della giovane e infelice donna, da cui “è nata la voglia e quasi la necessità di raccontare il mito greco”.
I bozzetti preparatori mostrano la ragazza, nuda, che fugge nel deserto con le mani sul volto per la disperazione. Ma l'opera finita la rappresenta con due grandi mani, su due pannelli separati, che si appoggiano sul volto piangente in parallelo.
Insomma: Mythos ci fa fare un originale tuffo alle origini della nostra civiltà e, nello stesso momento, riapre finalmente i battenti di Palazzo Bonaguro, ridando vita a uno dei principali spazi espositivi della nostra città. Mitico.

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