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Maria che scoperta
Nel Bicentenario Canoviano ritrovato il dipinto di Antonio Canova “La Maddalena penitente”. L’opera, sottoposta ad approfonditi studi per l’attribuzione, sarà esposta al Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno dal 23 giugno
Pubblicato il 03-06-2022
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Maria che scoperta.
Questa volta - per fortuna - la signora Maria non c’entra per nulla, perché si alza notevolmente il livello dei riferimenti di cui all’oggetto.
Stiamo parlando infatti della Maria Maddalena, soggetto ricorrente nella storia dell’arte che affascinò anche il genio scultoreo di Antonio Canova.
Antonio Canova, ‘La Maddalena penitente’, olio su tela, 105 x 81 cm (particolare)
In questo caso la notizia non riguarda tuttavia il campo della scultura, ma quello della pittura.
Nell’anno delle celebrazioni per il secondo centenario della morte di Canova, un nuovo dipinto di Antonio Canova è stato infatti ritrovato: la “Maddalena penitente”.
L’opera, oggi proprietà di privati, è un dipinto a olio su tela di 105 x 81 cm, che è stato sottoposto agli esperti del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno per verificare la paternità canoviana.
La Maddalena è inginocchiata a terra al centro del dipinto. Indossa un semplice panno che le copre i seni e i fianchi, mentre la chioma sciolta scende sulle spalle e sulla schiena. In lacrime, contempla il crocifisso. Lo sfondo è una parete rocciosa con qualche cespuglio.
Il dipinto presentava uno stato superficiale compromesso da varie ridipinture dovute ai diversi restauri che, in un primo momento, ne hanno reso difficile la lettura.
Se ne è resa necessaria la pulitura per riportare l’opera pittorica alle condizioni originarie, nel laboratorio di restauro del Museo. In quel momento si sono potute riscontrare affinità e analogie con i dipinti autografi di Canova.
Tale valutazione, considerata dalla dottoressa Moira Mascotto, direttrice del Museo, è stata condivisa dal prof. Vittorio Sgarbi, presidente di Fondazione Canova onlus e presidente del comitato per le celebrazioni di Canova, e dal dott. Stefano Grandesso, membro del Comitato di Studi della stessa Fondazione.
I tecnici del museo hanno inoltre condotto approfondite ricerche di carattere storico e artistico, integrate da analisi scientifiche. La ricerca presso la biblioteca storica e l’archivio del Museo di Possagno ha documentato l’esistenza di un dipinto di Canova rappresentante la Maddalena, ne ha rilevato le voci di spesa nei libri dei conti e ha, infine, tracciato i passaggi di proprietà dell’opera nel corso dei decenni.
Le ricerche bibliografiche hanno identificato il dipinto nelle testimonianza delle persone vicine all’artista, a partire dalle “Memorie dell’Artista”, del 1823, di Giuseppe Falier, figlio di quel Giovanni primo mecenate e protettore di Canova.
Il dipinto è citato anche da altri biografi di Canova, come Melchior Missirini, e la riproduzione calcografica è pubblicata ne “L’opera completa del Canova” di Giuseppe Pavanello, del 1976. Le ricerche di archivio registrano un documento, redatto a Crespano del Grappa il 19 giugno del 1799 da Francesco Zardo, detto ‘Fantolin’ - fratello di Angela Zardo, mamma di Canova - che fa riferimento alla cornice del dipinto in questione.
L’opera è stata studiata, inoltre, anche dal punto di vista iconografico e stilistico.
Per il primo aspetto, si è riscontrato che Canova dipinse una tela con la Maddalena durante il soggiorno a Possagno nel 1798-99, e che la sua governante, Luigia Giuli, ne trasse una copia oggi custodita presso l’Accademia di San Luca a Roma. L’opera fu incisa da Antonio Zecchin su disegno di Carlo Paroli, con l’indicazione: “Antonio Canova dipinse”.
Per giungere a un’attribuzione certa, il Museo ha verificato altre evidenze scientifiche, avvalendosi della collaborazione dell’Università di Bologna e del Centro Interdipartimentale di Ricerca "Studio e Conservazione dei Beni Archeologici, Architettonici e Storico Artistici" - CIBA dell’Università di Padova.
Grazie a questi studi e ricerche, il Museo Gypsotheca Antonio Canova può oggi confermare che il dipinto rinvenuto sia di Antonio Canova.
Il dipinto sarà esposto presso il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno dal 23 giugno 2022. Chi se lo perde, dovrà fare penitenza.
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