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Alessandro Tich
Direttore responsabile
Bassanonet.it
Quant'è complessa la semplificazione
L'obbligo di fattura elettronica nei confronti della Pubblica Amministrazione. La presidente di Confcommercio Bassano Teresa Cadore: “Ancora aggravi e burocrazia per le imprese”. “Stanno capitando situazioni al limite del ridicolo”
Pubblicato il 14-07-2014
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“Semplificare” (dal dizionario della lingua italiana Sabatini Coletti): “Rendere semplice o più semplice qualcosa, agevolarlo”.
Ma può anche accadere, nel nostro Paese, che la parola “semplificazione” sia sinonimo di “complicazione”. Almeno a giudicare dal comunicato stampa trasmesso in redazione da Confcommercio Bassano, che riporta le dichiarazioni della presidente mandamentale Teresa Cadore in merito al nuovo obbligo per le imprese del commercio e dei servizi di emettere la fattura elettronica nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni. Secondo la referente dell'Associazione di categoria, infatti, l'invio della fattura in formato elettronico rappresenta in realtà un aggravio di burocrazia e di spese, che per determinati importi superano addirittura l'entità della somma incassata. “Cominciamo davvero ad essere esasperati” - commenta la presidente nel comunicato, che riportiamo di seguito:

La presidente mandamentale di Confcommercio Bassano Teresa Cadore (foto: archivio Bassanonet)
COMUNICATO
FATTURA ELETTRONICA NEI CONFRONTI DELLA P.A.
ANCORA AGGRAVI E BUROCRAZIA PER LE IMPRESE
Il peso della burocrazia ed i costi occulti che le imprese devono sostenere per farvi fronte è uno di quegli argomenti che da anni vengono “cavalcati” dall’Amministratore di turno con l’intento di reperire consensi, salvo poi continuare ad appesantire un sistema saturo sin da troppo tempo.
Abbiamo assistito negli ultimi anni a continui aggravi per le aziende promossi sotto la più nobile bandiera della semplificazione e del libero mercato. E’ nato così il SISTRI, la valutazione rischio stress-lavoro correlato e nell’ultimo periodo ci si è messa persino la RAI a reclamare il canone sui computer salvo poi “ricordare” (a fronte di una vera e propria sommossa popolare) che però non è dovuto per i computer privi di sintonizzatore.
L’ultima nata a creare scompiglio è... la fattura elettronica nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni.
“Al fine di semplificare il procedimento di fatturazione ... l'emissione, la trasmissione, la conservazione e l'archiviazione delle fatture emesse nei rapporti con le amministrazioni pubbliche … deve essere effettuata esclusivamente in forma elettronica”. E’ questo quanto si legge nel provvedimento di Legge che per l’ennesima volta invece di agevolare il lavoro e il contenimento dei costi delle imprese, lo va ad appesantire.
“Negli ultimi anni quando sentiamo parlare di semplificazione cominciano a tremarci le gambe - esordisce Teresa Cadore, presidente Mandamentale della Confcommercio di Bassano del Grappa -. Non è più sostenibile questo modus operandi che ha continuamente danneggiato le imprese piccole e medie. Non siamo dei Bancomat sui quali continuare a prelevare risorse, direttamente o indirettamente”.
Un negozio, un impresa di servizi e persino un ristorante, dallo scorso 6 giugno è costretto, se poi vuol essere pagato nei lunghi tempi ormai diventati consuetudinari, ad inviare la propria fattura alla Pubblica Amministrazione competente solo in formato elettronico.
Sembra semplice a dirsi, ma il meccanismo che si cela dietro tutta la gestione del sistema, ovviamente affidato all’Agenzia delle Entrate, non è certo dei più semplici. Anzi…
Affinché la fattura mantenga i requisiti di autenticità, integrità e leggibilità deve essere prodotta in un determinato formato elettronico, deve essere reperito il codice univoco dell’Ente, deve essere firmata digitalmente, deve essere trasmessa tramite portale, se necessario bisogna assolvere all’imposta di bollo in maniera virtuale e poi... bisogna effettuare la conservazione sostitutiva dei documenti.
L’intero processo, anche se riepilogato in maniera molto sintetica, appare certamente macchinoso e complesso.
Ecco perché, ancora una volta, ci si dovrà avvalere dei cosiddetti “intermediari”, di un professionista o del consulente di fiducia, che si occupi di tutto il processo ma che certamente (e giustamente) non lo potrà fare gratuitamente.
“Stanno capitando situazioni al limite del ridicolo. Una pizzeria nostra associata mi confidava che ormai sarà costretta a non accettare più clienti provenienti dalle pubbliche amministrazioni visto che per incassare 11 euro del menù a prezzo fisso dovrà spenderne almeno altrettanti per spedire e conservare la fattura elettronica. Cominciamo ad essere davvero esasperati!” - continua la presidente dei commercianti.
Ovviamente il malcontento è destinato a crescere visto che al momento tale obbligo è vigente nei rapporti con i Ministeri, con le Agenzie Fiscali e gli Enti Previdenziali e di Assistenza ma non ancora con gli Enti Locali, il cui obbligo scatterà tra pochi mesi, dal prossimo 31 marzo.
“Mi rendo conto che è un paradosso ed una provocazione - conclude la Cadore -, ma se realmente i nostri pubblici amministratori vogliono aiutarci... devono fare molto poco!! Non chiediamo sgravi, non vogliamo incentivi, non esigiamo privilegi… basta solo che non si mettano più in testa di semplificare !!!”
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