Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
4-11-18 Settembre 2025
14 Sep 2025 19:50
14 Sep 2025 18:20
14 Sep 2025 14:41
14 Sep 2025 11:33
14 Sep 2025 11:17
14 Sep 2025 10:27
14 Sep 2025 22:36
14 Sep 2025 21:48
14 Sep 2025 21:13
14 Sep 2025 20:41
14 Sep 2025 20:26
14 Sep 2025 20:21
Redazione
Bassanonet.it
Pubblicato il 07-01-2014
Visto 4.634 volte
La drogheria Zambon sotto i portici, in Piazzotto Montevecchio la frequento fin da bambino, da quando mia madre andava a comprare le spezie e per me comprava le caramelle “mucca” (non ho mai saputo come si chiamano veramente) oppure le Rossana con la crema dentro. Un ambiente che mi sembrava grandissimo per un moccioso come me che a malapena arrivava al bancone. Oggi con qualche centimetro (e chilo) in più tutto assume una dimensione più contenuta. E’ un luogo senza tempo, ricco di oggetti di ogni tipo appesi in ogni dove, ma soprattutto un pot puorrie di odori e profumi che si fondono tra di loro. Odori di varie origini, da quelli più eterei della trielina quelli più incisivi del grasso da scarpa, che lasciano spazio a quelli più delicati dei saponi fino ad arrivare ai più complessi delle spezie. Un bancone lunghissimo e dietro, gli scaffali con un numero indefinibile di barattoli in vetro dove l’occhio si perde tra spezie, caramelle, caffè, cioccolata e tè di varie specie. Al bancone Giancarlo, probabilmente il figlio del signore con il grembiule rosso bordeaux che ricordo io, che gestisce questa bottega d’altri tempi con una passione da fare invidia. Si muove tra ogni sorta di tè con maestria spiegando le varie tipologie, dal tè verde, quello nero o quello bianco e di come debba essere gestita la teiera in terracotta naturale. Mentre illustra il tè, arrivano altri clienti a comprare 50 gr di pepe nero sfuso, cinque noci moscate o un pezzo di sapone di Aleppo. Giancarlo li pesa nella bilancia e li ripone nelle buste di carta. Sono gesti che forse oramai si stanno perdendo e che appartengono a tempi passati. E’ impossibile rimanere insensibile di fronte a questi riti. Sono luoghi che mi riempiono di entusiasmo, che rappresentano la nostra cultura, una faccia di un’Italia senza tempo cui non voglio rinunciare. Non sarei mai uscito da quel luogo, per la paura di non ritrovarlo il giorno dopo. Spero non sia così per ora mi godo il mio tè che ha un sapore del tutto speciale.