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Elvio Rotondo
Contributor
Bassanonet.it
Cipro, l’isola divisa in due
Perché questa isola è tanto contesa e non trova pace?
Pubblicato il 27-07-2023
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Una "foglia verde-oro gettata nel mare" e una terra “della tempesta selvaggia e dei vulcani", così descriveva l’isola di Cipro il poeta greco-cipriota Leonidas Malenis.
Terza isola più grande del Mediterraneo, dopo la Sicilia e la Sardegna, Cipro continua a rappresentare un elemento critico ed essenziale, per la sua posizione strategica nelle acque del Mare Nostrum.
Da molti anni affronta il grosso problema della divisione territoriale: la parte turca nella zona settentrionale (Repubblica Turca di Cipro Nord), riconosciuta solo dalla Turchia e quella greca, nella zona meridionale (Repubblica di Cipro), riconosciuta anche dall’ONU. Il paese è membro dell’Unione Europea.

Cipro è l'unico paese dell'Unione europea spaccato in due. Da una parte l'etnia greca, dall'altra quella turca. Le lancette politiche sono ferme al 1974, quando l'esercito della Turchia occupò il Nord dell'isola, provocando migliaia di rifugiati.
Il 30 gennaio u.s. il Consiglio di sicurezza dell’ONU, all'unanimità, ha deciso di rinnovare la presenza delle forze di mantenimento della pace delle Nazioni Unite (UNFICYP) a Cipro, schierate per la prima volta nel 1964, sottolineando la preoccupazione per le continue violazioni dello status quo militare nell'isola.
La forza di pace, originariamente istituita dal Consiglio di sicurezza per prevenire ulteriori combattimenti tra le comunità greco-cipriota e turco-cipriota, conta 1.011 persone di cui: 151 civili, 68 poliziotti, 52 ufficiali di staff e 740 soldati.
Le responsabilità della missione sono diventate più ampie nel 1974, a seguito del tentativo di colpo di Stato dei greco-ciprioti appoggiati dal governo di Atene, provocando la reazione del governo di Ankara, che inviò le proprie truppe ad occupare la parte nord dell’isola stabilendone il controllo. A seguito di ciò è stata costituita la Repubblica Turca di Cipro del Nord (TRNC) su un terzo dell'isola. Al momento, la Turchia vi mantiene una forza di 35.000 uomini.
Dal momento del cessate il fuoco, nel mese di agosto 1974, UNFICYP ha mantenuto una zona cuscinetto tra le due parti, fornendo anche aiuti umanitari sia ai greco-ciprioti e a una piccola comunità maronita che vivono nella parte settentrionale dell’isola sia ai turchi ciprioti che vivono nella parte meridionale dell’isola.
La zona di separazione è anche chiamata ‘Green Line’ o “buffer Zone”, si estende per circa 180 chilometri attraverso l’isola. In alcuni luoghi, nella vecchia Nicosia è larga solo pochi metri (solo 3.3 metri nel punto più stretto).
In altre zone è larga pochi chilometri. I suoi limiti settentrionali e meridionali sono le linee in cui si trovavano i belligeranti in seguito al cessate il fuoco del 16 agosto 1974.
In assenza di un accordo formale di cessate il fuoco, i militari dell’UNFICYP si occupano di centinaia di incidenti ogni anno.
Nella parte orientale dell’isola, la zona cuscinetto è interrotta dall’area di Dhekelia e Akrotiri, di sovranità Britannica, dove le Nazioni Unite non hanno giurisdizione.
La Gran Bretagna ha una presenza militare sull'isola allo scopo di mantenere una posizione strategica all'estremità orientale del Mediterraneo, che funge da punto di transito per le forze inviate in Medio Oriente e in Asia . La British Forces Cyprus (BFC) conta attualmente circa 3.500 persone.
Un’altra zona che l’Onu non controlla è Varosha, sulla costa orientale di Cipro, ex località turistica nei pressi di Famagosta, ora sotto il controllo dei militari turchi che l'hanno recintata e hanno vietato l’accesso a qualsiasi visitatore e a ex residenti di tornare. La situazione oggi non è cambiata. Prima del luglio 1974 era una delle località più famose e affascinanti d'Europa. Molte personalità e turisti provenienti da tutto il mondo frequentavano le sue spiagge dorate e soggiornavano nei tanti hotel di lusso. Dopo questa data Famagosta è cambiata per sempre.
Nel mese di marzo scorso, il nuovo presidente della Repubblica di Cipro, Nikos Christodoulides, si è impegnato a destinare il 2% del PIL del Paese alla spesa per le forze armate, motivando il fatto che c'è un'occupazione in atto, e di conseguenza obbligati a rafforzare le capacità di deterrenza. Insieme al suo orientamento di politica estera occidentale e alla recente revoca dell'embargo sulle armi da parte degli Stati Uniti, questo impegno potrebbe avere un effetto di trasformazione sul modesto esercito della repubblica insulare.
Cipro potrebbe vedere un significativo potenziamento militare fermo agli anni '90, quando Nicosia si rivolse alla Russia per acquisire materiale militare poiché gli Stati Uniti avevano imposto un embargo totale sulle armi sull'isola nel 1987 con il pretesto di impedire una corsa agli armamenti.
L'embargo è stato revocato lo scorso anno, e adesso Cipro potrebbe decidere di acquistare armi occidentali per sostituire il suo vecchio arsenale russo. Nicosia potrebbe persino trasferire le armi russe all'Ucraina se le saranno garantite sostituzioni adeguate e rapide. Kiev, da parte sua, troverebbe certamente molto utile e compatibile l'arsenale di armi di costruzione russa di Cipro, che comprende carri armati T-80 e sistemi di difesa aerea a corto raggio.
Anche se in misura minore rispetto ad altri paesi con economie più forti, le industrie della difesa occidentali festeggiano il cambio di passo del governo greco-cipriota.
Analisti ritengono che Cipro, sotto l’attuale presidenza, amplierà la cooperazione in materia di difesa soprattutto con Stati Uniti e Israele, privilegiando l'ammodernamento della sua difesa aerea. Al momento ci sarebbero già indicazioni per l’acquisizione del sistema Iron Dome da Israele.
Da parte turca, le obiezioni contro qualsiasi rafforzamento militare greco-cipriota si faranno sentire, riportando le tensioni sull’isola come ai tempi passati, ma l’escalation potrà essere evitata solo con una politica equilibrata e attenta di Nicosia.
Al momento, è difficile prevedere un ritorno alla normalità sull’isola, la dice lunga la durata della missione ONU, rinnovata di sei mesi in sei mesi dal 1964. Dopo anni di divisioni e tentativi di mediazione delle Nazioni Unite per una soluzione della questione equa per entrambe le parti, la recente scoperta di riserve di gas naturale a largo di Cipro, nella zona economica esclusiva dell’isola (nella parte greco-cipriota) ha accresciuto ulteriormente la tensione tra le due parti. Lo sfruttamento dei giacimenti ha generato un contenzioso con la Turchia che non riconosce il diritto di Nicosia di avviare lo sfruttamento ‘unilaterale’ dei giacimenti off-shore. Ankara sostiene che qualsiasi giacimento di gas scoperto al largo di Cipro dovrebbe essere condiviso tra il governo greco-cipriota e la parte nord controllata dalla Turchia. Ankara ha, inoltre, rivolto accuse a Cipro di aumentare la tensione nel Mediterraneo orientale dopo che un consorzio di compagnie energetiche italiane e francesi aveva trovato ancora più gas naturale al largo dell'isola, non più tardi del mese di dicembre dello scorso anno.
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