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Agopuntura, Ayurveda, Pranoterapia, Fiori di Bach, Aromaterapia. Discipline mediche vere e proprie o semplici mode? A questa ed altre domande cerca di rispondere il Professor Giorgio Dobrilla, Primario Gastroenterologo Emerito dell'Ospedale Regionale di Bolzano, nel suo libro "Le Alternative. Guida critica alle medicine non convenzionali", presentato in uno degli "Incontri Senza Censura" organizzati dalla Libreria di Largo Corona d'Italia.
L'occasione è stata utile per condurre un dibattito a 360° sul mondo della Medicina, tra scoperte dell'ultim'ora e credenze dal sapore antico.
"Omeopatia e medicina tradizionale stanno agli opposti: - esordisce lo studioso - la prima si propone di curare attraverso quella determinata sostanza che, in un soggetto sano, causerebbe gli stessi sintomi del malessere che si vuole eliminare. La medicina convenzionale ragiona attraverso la logica dell'inverso, come il freddo per curare un'infiammazione e così via. Per affrontare lucidamente un discorso di questo tipo bisogna rendersi conto che non esiste un unico rimedio di affrontare una malattia, fatte salve le eccezioni di patologie più gravi, per cui la Medicina Alternativa non offre ancora garanzie sufficienti, come d'altra parte la medicina tradizionale".

Un momento dell'incontro di ieri sera.
In una società come la nostra, in cui secondo recenti sondaggi sempre più persone ricorrono a terapie non convenzionali, un'informazione obiettiva a riguardo è irrinunciabile, così come bisogna tenere ben presenti le variabili soggettive da associare ad ogni tipo di disturbo e reazione alla rispettiva cura.
Nel suo libro lo studioso si preoccupa di tracciare un profilo storico delle diverse discipline prese in esame, lasciando al lettore lo sviluppo di riflessioni circa l’attendibilità delle diverse terapie, attraverso tabulati la cui comprensione risulta comunque accessibile anche ai “non addetti ai lavori”.
"Da trent'anni, ormai, mi occupo del cosiddetto EFFETTO PLACEBO: con questa definizione si vogliono indicare i vantaggi che un paziente può ricavare da condizionamenti psicosomatici riguardanti una determinata terapia. Vantaggi che in alcuni casi possono toccare percentuali significative e si possono verificare anche in situazioni patologiche gravi: si è visto come tali dinamiche intervengano anche in caso di interventi chirurgici, con il medico che anestetizza il paziente ma non interviene sulla parte malata. E con lo stesso paziente che, una volta conclusa questa fittizia operazione, riscontra miglioramenti significativi".
Ovviamente un discorso di questo tipo non manda all'aria millenni di disciplina medica, mette in evidenza piuttosto come il nostro corpo sia una macchina il cui funzionamento risulta essere tutt'altro che meccanico, in uno scenario che vede le medicine alternative come elemento da considerare senza pregiudizi di sorta.
"Se un metodo di cura funziona, non ci sono interessi economici che tengano, - conclude l'ospite della conferenza - tale metodo verrà adottato dalla maggioranza delle persone e lo scopritore premiato. Uno dei vantaggi della Medicina è proprio quello di poter argomentare l'efficacia di una terapia rispetto ad un'altra appoggiandosi su dati universali, incontrovertibili. Il resto è una questione di scelte, in cui anche l'aspetto psicologico conta: i ciarlatani esistono a tutti i livelli ed in ogni professione. Io penso, ad esempio, che la figura del medico debba recuperare il contatto fisico con il paziente: personalmente, anche se dopo la descrizione dei sintomi già capisco quale possa essere il problema, non manco mai di toccare fisicamente i miei pazienti, proprio perché considero questo aspetto tanto importante quanto sempre meno frequente".
Poi, come detto, la scelta spetta ad ognuno di noi: possiamo decidere di documentarci sulle nuove discipline attraverso un lavoro di ricerca soggettiva o fare nostro il pensiero di chi afferma: "Mi curerò con la Medicina alternativa quando avrò una malattia alternativa"...
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