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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Se il banco chiude

“La didattica a distanza non è scuola, si riprendano le lezioni in presenza”. Il post dell'ex preside del liceo Brocchi Gianni Zen e la lettera aperta al governatore Zaia dell'Unione Comitati Genitori Istituti Superiori Bassanesi

Pubblicato il 08-01-2021
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La notizia del giorno è che da domenica prossima, 10 gennaio, il Veneto - assieme a Lombardia, Emilia Romagna, Calabria e Sicilia - diventa “area arancione” fino a nuovo ordine. Lo ha stabilito oggi con apposita ordinanza il ministro della Salute Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni sull'evoluzione del contagio fornite dalla cosiddetta Cabina di Regia. Il colore arancione, riguardo alle misure di contrasto alla diffusione del coronavirus, significa diverse cose. Tra queste: vietati gli spostamenti in altre Regioni e in altri Comuni (salvo comprovati motivi di lavoro, salute, necessità con obbligo di autocertificazione); bar e ristoranti chiusi (consentito solo l'asporto fino alle 22); centri commerciali chiusi nei giorni festivi e prefestivi (esclusi negozi di alimentari, farmacie e edicole all'interno); divieto di uscire di casa tra le 22 e le 5 (salvo i soliti motivi già elencati sopra con obbligo di autocertificazione). Ma “area arancione” vuol dire anche un'altra cosa: scuole superiori chiuse con obbligo di DAD, e cioè di didattica a distanza.
Dal punto di vista della questione scolastica, in Veneto non cambia nulla.
Era già in vigore infatti un'ordinanza del governatore Luca Zaia, emessa lunedì 4 gennaio, che ha stabilito la chiusura delle scuole superiori con obbligo di didattica a distanza fino al 31 gennaio. Invertendo l'ordine dei fattori, dunque, il risultato è lo stesso.

Fonte immagine: 104news.it

Ma proprio l'ordinanza di Zaia, che viene adesso “superata” dall'ordinanza del ministro, ha generato un intenso dibattito sulla necessità di continuare a privare i ragazzi e le ragazze delle superiori della possibilità di frequentare la scuola in presenza.
Lo scorso 6 gennaio Gianni Zen - ex preside del Brocchi di Bassano, il liceo più grande del Veneto con i suoi 2250 studenti - ha postato sulla sua pagina Facebook un intervento nel quale afferma che “il fatto che le scuole superiori restino chiuse, col solo surrogato della didattica a distanza, è una sconfitta per tutti”.
“Dal governo nazionale ai governatori regionali le responsabilità sono evidenti - continua Zen -. La scuola ed i giovani: non sono una priorità nel nostro Paese. Non abbiamo una politica, nazionale e regionale, che sia capace di un pensiero sul nostro futuro. Facile chiuderle invece di risolvere le criticità. Nuove disuguaglianze, in modo silenzioso, stanno intanto avanzando.” “Con la didattica a distanza - aggiunge l'ex preside - si è cercato di porre rimedio, con iniziative anche innovative. Ma la vera scuola è solo quella in presenza, quella che vive di relazioni, di vita vera, cioè palestra di vita, oltre i temi legati ai percorsi conoscitivi.” “I dati sanitari - prosegue il testo del dirigente scolastico in pensione - li conosciamo, per questo ci voleva più attenzione, più responsabilità verso i nostri ragazzi, verso i giovani universitari...Invece, si è preferito la via comoda.”
“Il piano regionale dei trasporti è stato presentato dalla Regione Veneto solo a fine dicembre, cioè con quattro mesi di ritardo - conclude il post di Gianni Zen -. E dispiace che Zaia ancora una volta abbia voluto fare il primo della classe, tenendo le scuole superiori chiuse sino a fine gennaio, senza coordinarsi con le altre situazioni. Chi risarcirà i nostri ragazzi ed i nostri giovani?”.
Alle parole di Zen, che pongono una serie di importanti questioni sul tema dell'istruzione “surrogata” dalla didattica online, si aggiungono quelle dell'UCG, Unione Comitati Genitori Istituti Superiori Bassanesi, che in data di ieri ha trasmesso una lettera aperta al presidente del Veneto Zaia per supportare l'immediata ripresa delle lezioni in presenza nelle scuole superiori. Tale istanza al governatore della Regione viene ora “azzerata” dalla nuova ordinanza del ministro della Salute, ma i contenuti della lettera aperta - che pubblichiamo di seguito - sono altamente significativi di una visione sulla gestione dell'emergenza che trova concordi molte famiglie.

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE ZAIA

Egregio Presidente Zaia,

la decisione da Lei presa in merito alla non ripresa della Scuola in presenza per le Scuole Superiori, ha destato non poca delusione tra gli studenti e i genitori che attendevano fiduciosi la ripartenza, pur consapevoli della delicata situazione sanitaria in corso.

Non sono le Studentesse e gli Studenti delle Scuole Superiori la causa della pandemia, sono certamente quelli che ne stanno pagando il prezzo più alto.

Se invece si ritiene che siano gli Studenti gli untori, chiediamo che vengano chiuse tutte le Scuole di ogni ordine e grado e, contemporaneamente, tutte le attività non essenziali. Se sacrifici devono essere fatti, a ognuno la propria quota parte. Si faccia quindi una zona rossa fino a quando è necessario ma alla riapertura, le Scuole devono avere la priorità o quantomeno essere messe allo stesso livello delle altre attività che possono riprendere.

Noi Genitori non possiamo più tacere, lo dobbiamo ai nostri figli: la DAD non è Scuola.

Dopo un’estate sostanzialmente “normale” che ha visto aperte anche le discoteche, dopo un periodo natalizio in cui si sono legittimamente privilegiate le attività commerciali, ci chiediamo se l’aumento dei contagi possa ancora essere fatto ricadere sulle Scuole Superiori.

Chiediamo a gran voce che la Scuola e la Formazione dei nostri Figli siano la priorità e non invece una delle ultime ruote del carro.

Ci domandiamo se sia possibile che nel dibattito pubblico della nostra Regione la crescita di una generazione venga dopo l’apertura delle piste da sci.

Perché si tratta realmente di incidere sulle sorti di una generazione, non solo nel momento attuale che essa vive, ma nelle sue possibilità future: professionali, sociali, ideali. E nella scala di Valori che le trasmettiamo.

Crediamo quindi che vadano rimossi tutti i reali ostacoli alla riapertura. Le Scuole non sono il principale veicolo di diffusione del virus, grazie anche a tutti i concreti passi fatti per renderle sicure.

Da subito è importantissimo venga attuato un piano di ripartenza della didattica in presenza, non prorogabile, anche minimale nelle fasi iniziali, coordinando tutti gli attori in gioco.

Se non combattiamo per e con i nostri ragazzi ora, non c’è un futuro a cui la politica e la società possano pensare.

Contando sul Suo personale impegno nel permettere ai Ragazzi di poter usufruire di un loro Diritto sancito dalla Costituzione, Le auguriamo buon lavoro.

UCG - Unione Comitati Genitori Istituti Superiori Bassanesi

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