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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Special report

Attualità

Bassano Est e Bassano Ovest

Da oggi e fino al 31 marzo città divisa in due per il montaggio del cantiere del restauro del Ponte degli Alpini. Destra Brenta in subbuglio: come in una piccola Berlino ai tempi del Muro, raccogliamo umori e critiche in Borgo Angarano

Pubblicato il 20-03-2017
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Il semaforo è rosso, su entrambi i lati, ma non c'è nessun “countdown” e nessuna multa in agguato. Anche perché, pochi metri più in là dell'impianto semaforico, non si può proprio passare. Oggi è il D-Day della chiusura temporanea al transito pedonale del Ponte degli Alpini. Durerà fino a venerdì 31 marzo, per consentire le operazioni di allestimento e di messa in sicurezza del cantiere dei tanto attesi lavori di ripristino e consolidamento statico del celebre e malandato manufatto.
Un blocco nella circolazione tra le due sponde del Brenta che, di fatto, divide in due la città. Bassano Est e Bassano Ovest: fatte le debite proporzioni, proprio come Berlino negli anni del Muro. Almeno così viene percepita l'attuale cesura - che da questa mattina interrompe la principale comunicazione pedonale tra il centro storico e la destra Brenta - da parte soprattutto degli operatori economici di Borgo Angarano. Che pur avendo da sempre auspicato, come la città intera, l'attesissimo inizio dei lavori di restauro del Ponte ora si sentono fortemente penalizzati dalla partenza dei medesimi.
Per capire le ragioni di una protesta che sembra covare con toni sempre più accesi, faccio quindi quello che devo fare: andare direttamente in via Angarano per intercettare il pensiero dei commercianti, ma anche dei normali cittadini, che incontrerò per strada. Tutti disposti a dire la loro con tanto di nome e cognome, eccezion fatta per un paio di noti professionisti del settore costruzioni che esprimono al cronista alcune osservazioni, a patto di restare anonimi.

Foto Alessandro Tich

Li chiamerò, nel prosieguo di questo articolo, “Mister X”.

Appena arrivato in via Angarano la prima persona che incontro è Maurizio Bassani, continuatore dell'attività del padre nella storica bottega di barbiere in via Scalabrini, presente in Borgo da più di 60 anni. La quale, in quanto tale, è uno dei principali C.S.O. (Centri Smistamento Opinioni) del quartiere, dove si incontrano e si incrociano i pareri e gli umori dei residenti.
Alla mia domanda su come il Borgo stia reagendo alla chiusura del Ponte, Bassani riferisce delle “perplessità” degli abitanti non solo sui lavori che da oggi stanno sconvolgendo la vita del rione ma anche, più in generale, “sulla scarsa presenza degli amministratori comunali nell'impatto coi cittadini”. Poi aggiunge la sua opinione personale, che dice essere condivisa anche da molte altre persone.
“Sui disagi conseguenti alla chiusura del Ponte, che in due anni e mezzo o anche tre anni avverrà altre volte - mi dice -, il Comune poteva fare un business. Bastava fare una passerella sul fiume, come ha fatto Christo sul lago d'Iseo, e sarebbe diventata un'attrazione turistica. Sarebbe stato un beneficio per tutti.”
Quello della passerella di collegamento tra le due sponde del Brenta, come vedremo, sarà un tema ricorrente nei pensieri di chi in zona Angarano svolge la propria attività.
E sempre secondo Bassani, la pedana fluviale che consentirebbe al centro e alla destra Brenta di rimanere collegati anche quando il Ponte è “off limits”, sarebbe un'opera facilmente finanziabile da qualche sponsor privato. Che secondo il mio interlocutore potrebbe anche essere - tanto per non fare nomi - un famoso industriale dei jeans che al Ponte stesso, in Borgo Angarano, ci abita attaccato.

Raggiungo l'entrata di Angarano del Ponte degli Alpini, dopo avere già immortalato il lato opposto in centro storico, mentre gli addetti della ditta Euro Edile Srl di Postioma (Tv) stanno allestendo per conto della Vardanega i primi ponteggi per la messa in sicurezza del manufatto e chiudendo ai curiosi la visuale dei lavori in corso.
Prima che la transenna che sbarra il passaggio venga totalmente coperta da un doppio telone bianco, riesco a scattare delle foto del “cantiere in divenire” che potrete vedere nella photogallery pubblicata in calce a questo reportage.
Tra le persone che osservano le operazioni c'è anche Mister X n.1 (noto architetto) che chiede alcune spiegazioni tecniche al capocantiere. Il quale ha l'ordine di non parlare con la stampa, ma non può sottrarsi - anche con la stampa presente - alle domande volanti degli altri cittadini. Apprendo così, in questo modo “indiretto”, che una volta terminati i lavori di montaggio, e riaperto il Ponte al transito, il passaggio pedonale sarà consentito ai due lati del manufatto, su due corsie di circa un metro e mezzo di larghezza, che andranno percorse ciascuna a senso unico. La gente, di conseguenza, dovrà essere necessariamente “canalizzata”.
Poi Mister X n.1 chiede al responsabile tecnico se sia già stato definito il piano delle “ture”. Risposta: “No, non lo abbiamo ancora definito.” Qualche minuto dopo, essendo ignorante in materia, chiedo io all'architetto senza nome che cosa siano queste “ture”.
“Le “ture” - mi spiega - sono le chiusure del fiume per i lavori in alveo. Non sono ancora d'accordo. Ora si avvicina anche il periodo primaverile delle possibili piene del Brenta. Sarà per questo che iniziano i lavori dai coppi sul tetto.”

I camion e le macchine operatrici della Vardanega, ovviamente, non sono ancora all'opera.
Ma in via Angarano lo “stato di cantiere” si respira ad ogni angolo.
Davanti a Palazzo Bonaguro, una delle due basi logistiche della ditta appaltatrice del restauro, vige il divieto permanente di sosta con rimozione per consentire l'andirivieni di mezzi che partirà dal prossimo aprile.
Habemus anche il cartello di cantiere: un grande cartellone posizionato davanti alla statua del “Bacio dell'Alpino”, all'imbocco del Ponte, che attira inevitabilmente la curiosità degli astanti.
Sul pannello sono indicati tutti i dati relativi all'appalto e la durata prevista del cantiere: 850 giorni. Ovvero, come pure specificato nel tabellone: “Data di Inizio dei Lavori: 1/03/2017” e “Data di Ultimazione dei Lavori prevista: 29/06/2019”. Prendiamone nota.
Il “Checkpoint Charlie” della situazione è la postazione davanti alla Birreria Lowen dove staziona, negli orari annunciati, una macchina della Polizia Locale con un agente preposto alla viabilità e a dare informazioni ai passanti che le richiedano.
E le richieste di informazioni, già nella mattina del primo giorno di blocco temporaneo del Ponte, non sono mancate. Come ci riferisce l'agente in questione, la gente chiede soprattutto “per quanto tempo il Ponte rimarrà chiuso”. Ma anche, come nel caso dei turisti che arrivano a piedi, “che strada bisogna fare per raggiungere il centro”.
È quello che ha chiesto questa mattina, ad esempio, una coppia di austriaci. Nella “sfiga” di non poter attraversare il celebre monumento, i due turisti austriaci hanno avuto anche un po' di fortuna: il vigile in questione parla infatti un po' di tedesco.

Ma sarà poi vero che col Ponte Vecchio interrotto al transito la città è realmente “tagliata in due”? In fin dei conti, si può sempre raggiungere Borgo Angarano in macchina, come abbiamo sempre fatto provenendo dal centro, oltrepassando il Ponte Nuovo. Poca strada da percorrere al volante, neanche fosse il Grande Raccordo Anulare di Roma.
Ma a sentire gli esercenti e i commercianti che operano in zona, e che lavorano soprattutto con un'utenza di clienti e di turisti che arrivano dal centro storico attraverso il Ponte degli Alpini, l'effetto Muro di Berlino è davvero evidente.
“Qui le comitive e gran parte della gente arrivano dal centro passando per il Ponte. La stazione dei treni è in sinistra Brenta e i pullman turistici si fermano tutti di là. L'80% dei clienti dei locali e dei negozi di Angarano proviene dall'altra sponda del fiume.”
Chi lo dice è Sandro Chiminello, notissimo banconiere della Taverna Al Ponte, altresì conosciuto urbi et orbi come “Il Muto”. Che nell'occasione, interpellato sui disagi dei lavori in corso, non resta per nulla in silenzio. “Speriamo che da venerdì a domenica sera, quando l'allestimento del cantiere si fermerà per il weekend - continua Chiminello -, il Comune faccia riaprire il passaggio per permetterci di lavorare un po'.”
Più drastico il solitamente pacato Luigi Ferraro, titolare del negozio di specialità alimentari “Il Melario”, sempre a pochi metri dal manufatto.
“Se sarà possibile - mi dice - chiederemo un risarcimento al Comune per i disagi e i mancati incassi provocati dalla chiusura del Ponte. Gli affitti e le tasse noi li dobbiamo pagare comunque. Bisogna che ne recuperiamo almeno una parte.”
Le preoccupazioni guardano anche al futuro. Ferraro riferisce che all'incontro di giovedì scorso con i commercianti in Comune, l'assessore Roberto Campagnolo ha anticipato che la prossima chiusura del Ponte avverrà tra un anno e durerà circa un mese, per consentire la posa della famosa maxi “trave reticolare” lungo tutta la base del monumento.
Un mese che, senza soluzioni che permettano il passaggio pedonale tra le due sponde, viene già visto come un'eternità.

Tra una lamentela e l'altra degli operatori del commercio, incontro anche Mister X n. 2 (noto ingegnere), il secondo professionista del settore, con numerosi cantieri all'attivo, che sta osservando sul posto la partenza dei lavori con cognizione di causa. E con critica di natura operativa cotta e servita in tempo reale.
“I ponteggi - dichiara l'ingegnere - potevano essere allestiti diversamente, in modo da consentire comunque il passaggio ai pedoni.”
L'esperto mi spiega anche tecnicamente come si poteva fare, ma non essendo io del mestiere non sarei in grado di spiegarlo bene, a mia volta, ai miei lettori: fatto sta che questo benedetto restauro - che durerà almeno due anni e mezzo e che comprende anche le operazioni preliminari iniziate oggi - è già oggetto di contestazioni “esterne” sin dai primi minuti.
Quindi mi sposto nella attigua piazzetta Angarano e lì incontro Pietro Maso.
Non è “quel” Pietro Maso che potreste pensare di primo acchito: si tratta di un suo omonimo molto più anziano, 82 anni splendidamente portati, che in fatto di restauri e ricostruzioni del Ponte la sa davvero lunga.
“Mi ghe xero nel '47 quando i 'o ga ricostruìo” - mi rivela in puro vernacolo locale, che sicuramente non riuscirò a trascrivere correttamente, per la qual cosa chiedo venia ai bassanesi doc. “Gavevo dòdese ani - racconta ancora Maso - e con me nono partìvimo dal Lazareto e portàvimo sui cavài i legnami che 'ndavimo torli su a Foza, ma no ghe xera tuto sto casotto che ghe sarà 'deso.”
Poche, ma sentite parole. Anche sulle soluzioni alternative per consentire il passaggio tra le due rive, come già erano state predisposte 70 anni fa: “Ghe xera anca 'a passerea, che 'ncuo andaria ben anca par i turisti. Se no che giro ghe toca far?”. Ciao Pietro, te si grande.

“Il lunedì mattina siamo uno dei pochi locali aperti in via Angarano e abbiamo sempre lavorato molto bene con le colazioni. Oggi la differenza la vedi: c'è il deserto.”
Parola di Teo Zanus, alias TeoChef, titolare del locale “Cucina TeoChef”.
Il quale contesta “il fatto di aver comunicato 3-4 giorni prima la chiusura del Ponte, quando lo si poteva fare almeno due mesi prima”, ma anche che “non si era mai parlato di chiusura effettiva, lasciando aperta l'ipotesi di una passerella esterna o di una pedana di passaggio interna”.
“Dire oggi, come è stato detto alla riunione coi commercianti, che una passerella non si può fare perché costerebbe 140mila euro e i soldi non ci sono, è un arrampicarsi sugli specchi - afferma Zanus -. Quando metteranno la “maxi trave” il Ponte sarà chiuso per altre 4-5 settimane. Bisognerà organizzarsi, come fai a “splittare” una città in due in questa maniera e per tutto questo tempo? C'è una mancata comunicazione nei confronti della destra Brenta e soprattutto di Angarano.”
“Adesso questa è una zona molto bella, sono state aperte molte nuove attività e investite risorse imprenditoriali per creare un'unica via turistica - sottolinea -. Ma se ci chiudono il passaggio anche per una settimana a xe dura, tosi. Le spese continuano a andare avanti, l'acqua bolle a mezzogiorno e al dieci del mese bisogna pagare il personale.”
“Se fai un ponte Bailey per permettere il passaggio da una riva all'altra, lo vendi da solo - conclude un TeoChef particolarmente contrariato -. Per loro invece, per gli amministratori, questa via e questo Borgo sono solo uno spazio materiale, una zona asettica.”

Morale della favola? Già dalle prime ore di chiusura temporanea del Ponte degli Alpini mi rendo conto di una cosa: in questi giorni Bassano del Grappa è davvero divisa in due, non solo fisicamente ma anche nelle opinioni.
Me ne sarei accorto più tardi, nel pomeriggio, a Bassano Est, ovvero nella poco frequentata via Marinali in centro storico dove non si può certo dire che gli affari per i negozianti vadano a gonfie vele. Qui infatti, riguardo alle rimostranze dei suoi colleghi di Angarano, un commerciante della via sbotterà al vostro cronista: “I ga ciapà schei fin deso, podarà spetare 7-8 giorni. Quando i ne gà sarà 'a strada par el Tribunae qua no gavemo fato niente. 'Deso che i ne a sararà de novo, vol dire che protestaremo anca noialtri.”
Insomma: non sappia la destra Brenta ciò che fa la sinistra, e viceversa.
Poco dopo le undici di mattina lascio Bassano Ovest con il taccuino pieno di appunti e prendo la macchina per tornare in redazione. Fino a Borgo Angarano, infatti, ci sono andato in auto.
È vero che il giro del Ponte Nuovo per arrivare in destra Brenta non è il Grande Raccordo Anulare, ma mica avevo voglia di sciropparmelo a piedi.

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