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Alessandro TichAlessandro Tich
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L'Amministrazione di Bassano chiede ai privati di segnalare aree dismesse e degradate di proprietà da riqualificare ai sensi della Legge regionale sul commercio: vi saranno collocate nuove strutture di vendita medie e grandi

Pubblicato il 15-09-2014
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A Bassano del Grappa, come nelle altre città del Veneto, c'è ancora spazio per l'insediamento di nuove medie e grandi strutture commerciali.
Lo impone la Legge regionale n. 50 del 2012 (“Politiche per lo sviluppo del sistema commerciale nella Regione Veneto”), ma a una precisa condizione, come da specifica direttiva europea: al di fuori dei centri storici e delle cinture esterne dei territori comunali non interessate da aree residenziali (campagna, zone montane, aree produttive isolate ecc.) le nuove strutture di vendita di media o grande dimensione - ovvero, nel primo caso, di superficie superiore ai 1500 mq e, nel secondo, di superficie superiore ai 2500 mq - non potranno collocarsi in immobili a destinazione commerciale costruiti ex novo, ma solo ed esclusivamente in “aree o strutture dismesse e degradate”, dotate dei requisiti previsti e recuperate allo scopo.
In altre parole: nessun consumo ulteriore di suolo, ma un riutilizzo attivo di quella parte del patrimonio edilizio esistente altrimenti condannata al deterioramento o all'abbandono. “La legge va applicata - spiega in conferenza stampa l'assessore alla Pianificazione urbana sostenibile Linda Munari - e riguarda un tema a noi molto caro: evitare il consumo di territorio all'esterno e recuperare ciò che già abbiamo all'interno dell'area urbanizzata.”

L'assessore Linda Munari spiega in conferenza stampa la logica dell'intervento (foto Alessandro Tich)

Perché proprio di questo si tratta: la legge regionale impone la regola del recupero a destinazione commerciale delle strutture dismesse nell'ampia porzione di città che viene definita “centro urbano” e cioè nelle cosiddette “aree di urbanizzazione consolidata”. Praticamente la città intera, fatta esclusione appunto per il centro storico - che costituisce un tema a parte - e per le zone periferiche e non significativamente urbanizzate di cui sopra.
Non si tratta però di un recupero ad uso commerciale automatico. Tanto per capirci: qualora esistessero ad esempio 20 immobili dismessi di media e grande dimensione, ciò non significa che vi sorgeranno necessariamente 20 nuove attività di vendita di medio e grosso taglio.
I futuri insediamenti commerciali (e sono già arrivate in Comune delle richieste al riguardo) saranno comunque oggetto di una pianificazione strategica che l'Amministrazione comunale attuerà di concerto con le categorie economiche.
E i nuovi arrivati, come prevede la stessa legge della Regione, dovranno comunque soddisfare “la crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva del sistema commerciale”. Dovranno, cioè, essere congruenti con le esigenze del territorio e a servizio della collettività. Tema già al centro del laboratorio partecipato all'Urban Center che vede seduti sullo stesso tavolo l'Amministrazione comunale e le associazioni di categoria per monitorare, in campo urbanistico-commerciale, “il polso della domanda”.
Qualsiasi attività commerciale rispettivamente sopra i 1500 e i 2500 mq che pertanto si insedierà in “centro urbano” dovrà quindi trovare la sua sede in uno degli immobili di ex aree degradate che nel frattempo saranno stati inseriti nella pianificazione urbanistica del Comune, col cambio di destinazione d'uso - se non già a destinazione commerciale - che dovrà essere approvato dal consiglio comunale.
Ma questa sarà la seconda fase dell'intera operazione. Ai “contenuti” si penserà dopo, ora è il momento di individuare i “contenitori” disponibili all'occorrenza.
Per questo motivo la giunta comunale di Bassano, con apposita delibera e avviso pubblico, avvia ufficialmente la ricognizione sul patrimonio edilizio riutilizzabile in tal senso: entro 30 giorni da oggi i proprietari privati di “aree degradate da riqualificare” possono segnalare al Comune (Sportello Unico Attività Produttive presso l'area V Urbanistica) la disponibilità dell'area di proprietà a scopo recupero urbanistico.
Sarà poi l'Amministrazione, una volta raccolte le proposte, a individuare quelle “più congruenti” che saranno inserite per la nuova destinazione commerciale “all'interno della pianificazione urbanistica vigente”.
Il “degrado” da riqualificare viene inteso, sempre ai sensi della Legge regionale, in tre diverse accezioni: degrado edilizio (patrimonio architettonico di scarsa qualità, inutilizzato, sottoutilizzato o impropriamente utilizzato, inadeguato sotto il profilo energetico, ambientale ecc.); degrado urbanistico (impianto disorganico o incompiuto, scarsità di attrezzature e servizi ecc.) e infine degrado socio-economico (condizioni di abbandono o di sovraffollamento degli immobili ecc.).
“E' un procedimento pubblico - conferma l'assessore Munari - con le segnalazioni delle aree degradate da parte dei portatori di interesse, in cui collocheremo le nuove richieste di strutture di vendita. E' nostra intenzione fare passaggi di condivisione, con il coinvolgimento dopo le segnalazioni delle categorie economiche e degli stessi portatori di interesse. Lo scopo ultimo è quello della rigenerazione urbana, a servizio della comunità.”
Lo stesso discorso di “condivisione” vale per il centro storico, dove tuttavia - come già detto - i vincoli della Legge regionale non sussistono e qualsiasi struttura commerciale medio-grande (tipo gli attuali Upim e Ovs) può liberamente collocarsi, nel momento in cui sussista la disponibilità delle superfici commerciali adeguate, su autorizzazione del Comune.
“Sulle strutture di vendita medio-grandi in centro storico non siamo contrari - specifica l'assessore -. E' tuttavia una questione condizionata da valutazioni di opportunità, una struttura commerciale ha senso di esistere dove può portare beneficio. Gli spazi utili in centro storico non sono numerosi e anche in questo caso è necessaria la concertazione con le categorie, per la delicatezza del tema.”
Comunque sia, negli altri quartieri e agglomerati del “centro urbano” bassanese, si profila un inedito scenario commerciale, costituito da nuovi insediamenti medio-grandi che nel prossimo futuro troveranno spazio nelle aree di degrado recuperate. Con la sincera speranza - con tutti i buoni sforzi di concertazione di questo mondo e con gli ancora attuali chiari di luna in campo economico - che non siano tutti ipermercati cinesi.

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