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Parata del 2 giugno: lo sfogo tricolore di Andolfatto
Il terremoto, la festa della Repubblica e la parata militare. Il coordinatore del Circolo di Bassano del Grappa di FLI invoca la coesione sociale del Paese e critica “i giovani che disfano l'Italia a suon di click, tam tam virtuali e twitt"
Pubblicato il 01-06-2012
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Nell'imminenza della festa della Repubblica e in relazione alle polemiche sull'opportunità di organizzare la tradizionale parata militare del 2 giugno a Roma a seguito del terremoto in Emilia, il coordinatore del Circolo di Bassano del Grappa di Futuro e Libertà per l'Italia Giancarlo Andolfatto ha trasmesso in redazione un comunicato che riportiamo di seguito:
COMUNICATO
MEGLIO FISCHIARE ALLA FESTA DELLA REPUBBLICA O RIMBOCCARSI LE MANICHE IN EMILIA?
Effetti del terremoto e parata del 2 giugno per la festa della Repubblica che taluna parte politica ed i media, novelli moralizzatori del vivere civile, sempre pronti alla critica gratuita, vogliono vedere come momenti antitetici ed inconciliabili, sono invece quanto di più utile (capiamoci bene e non tentiamo di speculare sui termini, poiché nessuno si augura un terremoto) poteva succedere ad un Paese che non ha più coesione sociale.
Attorno alle popolazioni della pianura padana, dovremmo fare esercizio di solidarietà - in tutte quelle forme che ci siano possibili - così come il momento della parata dovrebbe trovarci presenti e plaudenti e nel tripudio del Tricolore trovare nuovo slancio e la passione di essere italiani.
Così sembra non sarà: ci sarebbe, infatti, un passaparola per portare a bordo sfilata, fischi e proteste. Ma tanta energia non sarebbe meglio spesa in Emilia?
La frattura sociale si avverte a diversi livelli: ricchi sempre più ricchi e poveri in quantità. Anziani che hanno fatto l'Italia rimboccandosi le maniche e giovani che la disfano a suon di click, tam tam virtuali e twitt. A lavorare? E chi ci vuole?
Appunto, chi vi vuole se sapete solo unirvi al coro dello sfascio ed andate ad ingrossare le fila della disoccupazione volontaria?
Oggi non mi va di parlare delle mie idee e delle idee del movimento di FLI per i giovani, perché sono arrabbiato, non solo con i giovani che credono di avere la parola giusta per tutte le situazioni ma con i colleghi giornalisti, catastrofisti e capaci di dar fiato solo alle cose negative o che fanno più clamore. In questi giorni ho ricevuto dall'Ordine un libretto sulla deontologia professionale: chissà se tutti noi destinatari troveremo il tempo per leggerlo o se saremo troppo occupati con gli scoop a suon di virgolettati. Già, perché con la scusa di dare per certa la fonte, si riesce anche a non prendersi la responsabilità del veleno che vien seminato.
Qualche anno fa, un funzionario statale - purtroppo per lui - aveva sollevato la questione dei costi sopportati dalla pubblica amministrazione per mandare i suoi rappresentanti a Cima Grappa in occasione della festa di agosto: che spreco di auto blu, di trasferte e pranzi, andava pontificando con le classiche "lettere al direttore", puntualmente pubblicate.
Ma riusciamo mai a fare una stima costi/benefici del nostro agire quotidiano? Ci avesse provato anche quel funzionario in occasione della festa delle genti venete in Grappa - come dovrebbero provarci oggi quanti vedono la festa della Repubblica come il più scandaloso degli sprechi - si sarebbe accorto, di come proprio le tante cerimonie avanti ai cippi dei nostri morti della prima e della seconda guerra mondiali, avessero favorito il clima di unità nazionale e garantito i decenni di pace e prosperità che abbiamo avuto la fortuna di vivere.
Quella pace e serenità che hanno favorito la democrazia ed il rispetto anche per quanti oggi giocano o si dedicano per mestiere al massacro di questa nostra società.
Giancarlo Andolfatto FLI Bassano del Grappa
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