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L’apertura della posta che arriva dai vari gestori energetici è ormai per le famiglie e le attività commerciali un bollettino di guerra. Rincari che superano il 100% rispetto al 2021, in alcuni casi molto più alti. Per l’emergenza energetica il governo ha stanziato circa 8 miliardi di euro, di cui 5,5 destinati ad interventi diretti sul costo dell’energia. Tanto? Poco? Sicuramente per mantenere le bollette al costo di un anno fa la cifra necessaria sarebbe stata molto più alta, di fatto insostenibile per le casse pubbliche. In ogni caso, per le piccole attività diventa davvero complicato far fronte ad un aumento dei costi strabiliante. Segna un +120% rispetto allo scorso anno l’aumento in bolletta per Alberto Borriero, commerciante e presidente dell’Ascom bassanese.
«Un aumento pazzesco, insostenibile. Parlo solo della bolletta della luce. Dal 2008, dalla precedente crisi, abbiamo imparato a tagliare tutti gli sprechi immaginabili. In 15 anni i commercianti sono diventati specialisti per scovare tutti i rimedi per risparmiare elettricità. Anche i bonus erogati durante il Covid in parte ci hanno aiutato ad investire per superare le inefficienze».

Alberto Borriero (Presidente Commercianti Bassano) e Romano Zanon (Vicepresidente Commercianti Bassano)
Una crisi, quella in atto, che parte dalla grande geopolitica e che porta a bollette di guerra per gli utenti bassanesi. I più vecchi si ricorderanno le famose domeniche a piedi nel 1979, secondo gli analisti quella crisi potrebbe essere addirittura meno impattante di questa che si innesta in un mondo molto più energivoro.
«Meno di così non si apre la luce…»,
scherza (ma non tanto) il rappresentante dei commercianti.
«I consumi sono in calo ma i prezzi continuano a salire. Le bollette sono indecifrabili, fanno fatica a leggerle anche i nostri professionisti di Confcommercio. Sono così astruse che non si trovano con semplicità nemmeno le sorgenti di costo. Impossibile fare delle stime, chi può dirci quanto pagheremo a marzo?».
Finita la coda lunga della pandemia che ha dato una mazzata tremenda al commercio al dettaglio bassanese, il mostro energetico sarà il prossimo banco di prova per l’economia locale.
La Confcommercio nazionale pressa sulla grande politica e sui ministeri, a livello locale come ci racconta Borriero può solo supportare i propri associati. E non è comunque cosa da poco: aiuto nella richiesta della rateizzazione delle bollette, verifica della congruità dei consumi, analisi delle migliori tariffe da scegliere in base allo specifico comparto. Anche la politica locale ha pochi strumenti, però qualcosa si può comunque fare.
«Ogni negozio è un punto luce della città, in centro storico e fuori. Soprattutto per i negozi fuori dal centro, un piccolo segno di vicinanza una tantum sarebbe importante.
Le amministrazioni hanno tanti modi per venire incontro agli esercenti. Se una piccola luce può dare un segno di vita in una via, un piccolo segnale di chi gestisce la cosa pubblica ha altrettanto valore».
In centro storico ha sede – da quasi 60 anni ormai - anche il negozio di Romano Zanon, che per dovere di cronaca di Confcommercio è vicepresidente. Ha appena finito una riunione su Zoom con fornitori e distributori proprio sulla questione dei prezzi pazzi.
«Sono tutti allarmati da questi aumenti, però che non ci vengano a raccontare che tutto cade sempre dal cielo, che non era uno scenario prevedibile prima o dopo».
La sua personale statistica sull’aumento della bolletta?
«Devastante, lo scorso anno abbiamo pagato 694 euro, quest’anno 1.564 euro, conosco le fatture a memoria, non serve che vada a prenderle». Il titolare di Focus sposta il ragionamento anche sulla mazzata ulteriore che arriverà ai “survivors” del commercio al dettaglio dopo la pandemia e l’esplosione dell’online. Ovvero la riduzione dei margini che si fa sempre più forte.
«Nonostante la concorrenza spietata del web cerchiamo di non ribaltare sul prezzo finale tutti questi aumenti. I piccoli negozi ormai sono pesi piuma che fanno a botte con i pesi massimi. Sulle bollette stiamo attenti da sempre, i consumi sono in progressiva diminuzione. Nei 270 mq di negozio abbiamo quasi tutte luci a led, anche questa è una strategia di riduzione dei costi».
Da quest’ultima crisi energetica emerge la voglia di togliersi dalle scarpe tanti piccoli sassolini da parte degli esercenti e dei commercianti dopo due anni in cui le hanno viste veramente tutte.
«Alla politica locale non chiedo niente, anzi non chiedo niente nemmeno a quello nazionale. Basta bonus a pioggia, o incentivi che si tramutano in burocrazia infinita. Fateci fare impresa permettendoci di farla abbassando la pressione fiscale. Fatelo da subito sul carburante e sulle bollette».
Chiudiamo con un ragionamento sul centro storico: dall’inizio del Covid, soprattutto nelle fasi più stringenti delle restrizioni, ha rappresentato l’ultimo presidio di socialità e vitalità grazie proprio alla “resistenza” dei piccoli negozi.
«Ovviamente saremo costretti a chiudere le luci dei nostri locali, anche perché dopo le 18.30 non c’è più nessuno in giro. Per sessant’anni abbiamo tenuto le luci aperte anche di sera, per dare l’idea di un centro abitato, vivo, sicuro, dove poter fare due passi. I bassanesi tra un po’ vedranno le vetrine spente».
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