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Altro che Forza Italia. Nei territori dove il partito di Silvio Berlusconi un tempo arrivava a percentuali di maggioranza relativa, oggi si può tranquillamente affermare che il nuovo e incontrastato primo partito è il più trasversale “Forza Inps”. È il partito che rappresenta al meglio la demografia di Bassano, ma non solo: si tratta infatti di un partito nazionale, potentissimo e in costante sviluppo.
È il partito dei pensionati. Grazie ai dati aggiornatissimi, messi a disposizione dalle banche dati dell’Inps (incredibilmente virtuoso nelle tempistiche di riscontro e risposta), è possibile scattare una veloce fotografia della demografia lavorativa a Bassano. In soldoni: una istantanea della percentuale della popolazione che lavora e di quella che giustamente si gode la pensione. L’Istituto di previdenza sociale paga l’assegno mensile, dopo l’accorpamento dell’Inpdap avvenuto nel lontano 2012, a quasi tutti i pensionati.
È il datore di lavoro dei pensionati del settore privato e di quelli del settore pubblico.

Ovviamente quelli che presentiamo qui di seguito non sono dati esaustivi, mancano per esempio quelli delle cosiddette casse professionali. Inoltre, all’interno delle statistiche disponibili si nascondono tante fattispecie particolari. In primis, le pensioni di invalidità che fanno riferimento a particolari situazioni sociali e anagrafiche. In ogni caso, maneggiare i dati pensionistici dell’Inps permette di ricostruire uno spaccato molto aderente alla realtà e utilissimo per interpretare la città nelle sue evoluzioni.
I dati sulle pensioni vanno letti in combinato con quelli della demografia generale: ne scaturisce un quadro di prospettiva sicuramente non spumeggiante per il “partito del lavoro” cittadino.
I residenti a Bassano del Grappa al mese di agosto 2021 sono 42.063, un numero ragguardevole che ne fa l’ottava città del Veneto.
I pensionati totali sono invece 15.241 al dicembre 2021, 12.997 che arrivano dal lavoro nel settore privato e 2.244 dal settore pubblico.
Il 36.23 per cento della popolazione bassanese di fatto percepisce una qualche forma di pensione, più di un bassanese su 3 non è più attivo nel mercato del lavoro. Riprendendo un fortunato articolo dello scorso anno sulla demografia bassanese, si può ribadire che le constatazioni sull’invecchiamento progressivo della città si replicano a prescindere dalle angolazioni di osservazione.
L’età media dei bassanesi è di 46,6 anni, nel 2020 un quarto dei bassanesi aveva già compiuto i 65 anni (il 9% ne aveva addirittura più di 80).
Le sole pensioni di vecchiaia e anzianità sono in totale 9.359, con un importo medio per i lavoratori provenienti dal settore privato di circa 1.226 euro mensili.
Dentro a questi numeri grezzi ci sono come anticipato molti dati da ponderare, come per esempio quelli riguardanti le 2.114 persone che percepiscono un assegno derivante da invalidità. I “superstiti”, ovvero i cittadini bassanesi che fruiscono di una assegno derivante dai diritti pensionistici di altri sono 2.872, con un incasso medio mensile che varia dai 672,03 euro per i “privati” fino ai 1.194,73 euro degli “ex pubblici”.
Le statistiche di questo genere si prestano a tutte le proiezioni possibili, giornalisticamente interessa però osservare le tendenze di fondo della società bassanese. E vale la pena riportare un altro significativo aspetto rinveniente dalle elaborazioni in cui Maria Letizia Tanturri metteva in fila le criticità della demografia cittadina (www.bassanonet.it/news/28989-la_citt_che_muore.html).
“Su 100 giovani con meno di 15 anni ci sono quasi 200 anziani over 65. E queste percentuali aumenteranno ulteriormente nei prossimi 10 anni, quando le generazioni numerose dei baby boomers supereranno la soglia dei 65 anni, ingrossando le fila della popolazione anziana”. Già nel 2020, cento persone in età lavorativa (15-49) dovevano sostenere 60 persone (40 anziani e 20 giovani).
I dati dell’Inps e della demografia sono interessanti soprattutto sotto il profilo economico. Come cambierà l’economia in una città di pensionati? Come si muoverà la ricchezza? Quali attività commerciali sono destinate a resistere e quali vedranno progressivamente sempre meno utenti?
(Ps. Per gli amanti della storia politica cittadina, Forza Italia alle elezioni politiche del maggio 2001 arrivò al 36,32 per cento nel voto proporzionale per la Camera dei Deputati)
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