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Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Incontri

Dioblù

Paolo Colagrande è tornato a Bassano al Caffè dei Libri per la presentazione del suo ultimo romanzo

Pubblicato il 11-06-2010
Visto 2.663 volte

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Elena Pavan

Un romanzo ironico-storico, o storico-ironico, dipende dove si vuol mettere l’accentazione, quello di Paolo Colagrande presentato al Caffè dei Libri. L’autore era già stato a Bassano un paio di anni fa ospite del Piccolo Festival della letteratura, se ne ricorda con piacere e nel corso della presentazione ha anche raccontato un aneddoto divertente sul suo arrivo con incidente annesso al festival (non gli è più partita la macchina, non sua, che gli aveva fatto raggiungere la nostra città e durante la serata della presentazione è nata una gag divertente su “c’è un meccanico in sala?”). Generosamente, nel corso dell’incontro a Vicolo Gamba offre molte letture delle pagine del libro, e la tensione per l’happening si scioglie a contatto con le storie. Colagrande ama leggere ad alta voce, lo fa anche quando ci sono “scritture in corso”, è un modo per verificare l’”onestà” di ciò che viene messo nero su bianco, e forse “è questo il modo giusto di presentare ciò che si scrive”, leggendolo appunto. “Dioblù” parla di un ribelle per caso nato con addosso la scomunica che si sente addosso 137 anni, che ha vissuto l’esperienza del “riformatorio”, o meglio dell’istituto di correzione denominato “Monellini ribelli all’autorità patria” e che attraversa il ventennio fascista filtrando la realtà attraverso i dispositivi ottici deformanti dell’ironia e del “diversamente pazzo”: sono filtri rossi o blu, a seconda dei casi, con lieve aggiunta di gas che invita al sorriso o bollicine di frizzantissima comicità. E’ una scrittura apparentemente leggera quella di Colagrande, in realtà ricchissima e intessuta di registri e di linguaggi appartenenti a mondi molto diversi, l’autore ha dichiarato apertamente il suo amore letterario per il “Manuale dell’agronomo” e parlando della rivista di cui con altri è il fondatore, “Laccalappiacani”, fa capire che la sua parabola ad ampio spettro cattura forte segnali da ogni dove.

a destra Paolo Colagrande

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