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Opera Estate Festival

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Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Interviste

Tra faglie, orme e pelle: uno sguardo alle nuove letterature

Da mercoledì 18 a sabato 21 giugno, a Villa Angaran San Giuseppe, la terza edizione degli Stati generali della letteratura in Veneto

Pubblicato il 17-06-2025
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Opera Estate Festival

Villa Angaran San Giuseppe ospiterà da mercoledì 18 a sabato 21 giugno la terza edizione degli Stati generali della letteratura in Veneto, manifestazione che quest’anno avrà come tema conduttore: Dietro la mappa.
Curata da Paolo Malaguti, Andrea Pase e Alberto Trentin, la rassegna, che rientra nell’ampia programmazione del progetto che individua Bassano come “Città veneta della Cultura 2025”, rappresenta un appuntamento ormai di rito per autori, editori, lettori e appassionati di letteratura e vede concretizzarsi una nuova collaborazione, con il Museo di Geografia dell’Università di Padova.

Villa Angaran San Giuseppe - veduta aerea (fonte FB)

Il filo rosso individuato dai curatori unisce infatti nel 2025 letteratura e geografia attraverso tre parole chiave: “faglie”, i mutamenti che attraversano il tessuto sociale e culturale del Veneto; “orme”, le tracce inattese e significative che definiscono il nostro paesaggio; “pelle”, vista come identità e confine, primo contatto e soglia di incontro. L'evento non intende rappresentare una dimensione autocelebrativa, bensì uno spazio per il dialogo critico e l’immaginazione condivisa, un’opportunità per riflettere sul presente e il futuro della letteratura in Veneto, seconda regione dove secondo i dati statistici si vendono più libri in Italia.
Il programma, allestito in collaborazione con la scuola di scrittura Alba Pratalia e la Libreria Palazzo Roberti, ha avuto come anteprima la presentazione del libro Gli uomini pesce, di Wu Ming 1, e sarà aperto ufficialmente la sera di mercoledì dai curatori, con un dialogo moderato da Federica Augusta Rossi. L’incontro sarà seguito da uno spettacolo teatrale intitolato “Un zogo da putei”, proposto dalla Compagnia Teatro Veneto Città di Este.
La formula “conferenza+spettacolo” sarà riproposta anche nei giorni seguenti: giovedì 19 si discuterà delle orme lasciate dalla letteratura con Pietro Lacasella e Matteo Melchiorre, il focus sugli alberi; seguirà un Walkabout intitolato “Par vardar - Trittico veneto”, con letture e riflessioni sulle opere degli scrittori Andrea Zanzotto, Ferdinando Camon e Vitaliano Trevisan.
Venerdì 20, l’archeologo Luca Zaghetto e Andrea Pase approfondiranno il tema delle geografie “bestiali” della nostra regione; in serata il tema dello spettacolo creato da Diego e Marta Dalla Via sarà la geografia dell’Antropocene “e altri poceti”, anche qui, a fare la sua comparsa, la lingua veneta.
Sabato 21, il programma inizierà all’alba, con un laboratorio di scrittura condotto da Sara Marinello e Alberto Trentin; alle 10.30 è atteso un evento di forte richiamo, il raduno dei Gruppi di Lettura del Veneto, organizzato in collaborazione con l’AIB (Associazione Italiana Biblioteche – sezione Veneto), momento in cui sarà inserito un confronto su letture condivise affrontate nei gruppi quest’anno, alcune delle quali proposte in un’azione coordinata dallo scrittore Paolo Malaguti.
La giornata proseguirà con momenti che attraversano i luoghi delle autobiografie narrate in prima persona, organizzato dalla Biblioteca civica; poi della letteratura dell’infanzia; infine del dialogo sull’umano e il civile narrato anche in musica e poesia, grazie ancora alle parole di Zanzotto. Tra i protagonisti: Cristina Bellemo, Susanna Mattiangeli, Federica Ortolan, Enrico Prevedello, Mariapia Veladiano, Ginevra Lamberti e Patrizia Laquidara.
All’interno della quattro giorni troverà spazio una fase realizzativa del progetto di Marco Paolini e Jole Film “Fabbrica del mondo”, in questo frangente finalizzato a raccontare l’Italia attraverso i suoi alberi-fiume. “Atlante delle rive”, anche grazie ai lavori svolti da persone con diverse competenze presenti in questi giorni in Villa, sfocerà in uno spettacolo che porta il titolo Bestiario idrico, in calendario all’interno di Operaestate Festival il 15 settembre, una prima nazionale.
Il progetto triennale intende raccontare l’Italia attraverso i distretti idrografici, i fiumi, le rive, le opere idrauliche, le loro storie e i loro nomi, al fine di ridare consapevolezza della geografia fisica del Paese e alla gestione della risorsa idrica, e di valorizzare uso e riuso delle acque.
Parliamo di questo e di altri temi che stanno al centro degli Stati Generali con il professor Andrea Pase.

Cosa significa, qui e oggi, esplorare la letteratura con uno sguardo geografico e antropologico-sociale?
La letteratura, nelle sue molteplici e sempre mutevoli forme, non esplora solo l’interiorità: non è mai introflessa, seppur attiva da moti della psiche e da esigenze intime di corrispondenza estetica fra pensiero, vissuti ed espressione linguistica. Proverei ad articolare lo sguardo letterario verso il mondo e verso la società sviluppando le tre metafore che fanno da filo conduttore degli Stati generali 2025.
Innanzitutto, la letteratura è un sismografo, in grado di registrare i movimenti che avvengono in profondità, nella nostra relazione con l’ambiente come nei processi più nascosti attivi nella società. Dal cambiamento climatico all’avvento delle intelligenze artificiali tutto il tessuto fisico e sociale nel quale e del quale viviamo sta cambiando drasticamente: più che di cambiamento sarebbe anzi bene parlare di una vera e propria metamorfosi, come proposto nel suo ultimo libro da Ulrich Beck. Nulla è più come prima: non lo è il clima, non lo sono i ghiacciai, non lo sarà il livello del mare; non lo è il lavoro, non lo sono gli strumenti di comunicazione sociale, non lo sarà l’interfaccia tra mente e devices.
In anticipo sul mondo che verrà, romanzo e poesia segnalano le derive del continente instabile su cui poggiano i nostri piedi. In secondo luogo, la letteratura segue le tracce di ciò che è oltre l’umano, nel senso che riesce a dar voce agli esseri viventi non-umani, e persino all’acqua, alle rocce, al vento. O almeno può provare a farlo. Siamo sempre più coscienti delle mille interconnessioni fra piante, funghi, suolo, animali, insetti, falde sotterranee e scorrimenti superficiali, pollini e spore. Noi siamo parte di questo, anche se a lungo la modernità occidentale non ha voluto vederlo. Infine la letteratura accarezza la pelle, lenisce le ferite che graffiano la superficie di contatto fra noi e il mondo, fra i corpi e tra i corpi e l’ambiente. Noi siamo la pellicola sottile che ci contiene, ci dà forma, ci collega con ciò che è fuori, con gli altri. Questa pelle, la pelle del Veneto, dei suoi abitanti, sta mutando, è sempre più colorata, sempre più ricca di sfumature, di segni, di vita. Faglie, orme e pelle ci sembrano essere riferimenti essenziali per poter guardare il pianeta e la società con occhi diversi, con scritture nuove, con libri inediti.

Dal suo osservatorio, vede in atto progetti o situazioni in cui la geografia, la storia e la narrativa possono collaborare per raccontare il Veneto di oggi?
Per capire cosa stia succedendo nel Veneto odierno dobbiamo guardare “dietro la mappa”. Rovesciando il tappeto delle immagini stereotipate, come il mitizzato “modello veneto”, possiamo cogliere tutti i nodi che contemporaneamente aggrovigliano e tengono insieme il tempo presente.
Non cerchiamo un’eccezionalità del Veneto: quanto tempo perso a inventare supposte “identità ancestrali” della veneticità! In realtà e più prosaicamente, siamo come tutti gli altri luoghi del pianeta: attraversati dalla tempesta del mutamento, che destruttura schemi cognitivi e forme della convivenza sociale. Però qui siamo, inevitabilmente situati, collocati in uno spazio a cui cerchiamo di dare senso. A questo possono servire nuove mappe, fatte anche delle parole scritte nei romanzi, nei racconti, nelle poesie. Profondità storica e consapevolezza della multiscalarità delle relazioni sociali, economiche e culturali dialogano con la capacità della letteratura di trovare termini nuovi per dire il cambiamento.
Qui inglese e dialetto possono accostarsi all’italiano, in una pluralità linguistica capace di cogliere la novità in strati diversi della società e dei processi che ci avvolgono. Solo dopo aver rovesciato la mappa potremo tutti insieme disegnarne di nuove. Ne abbiamo tanto bisogno. Qualche indicazione di rotta potrà venire dalle giornate bassanesi che stanno per iniziare.

Per i dettagli del programma e le modalità di partecipazione: www.villangaransangiuseppe.it.


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