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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Quando l'arte mette radici
Al Vam di San Zenone degli Ezzelini, una giornata dedicata al contemporaneo all'insegna del Grounding
Pubblicato il 06-05-2025
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Sabato 3 maggio, Villa Albrizzi Marini, a San Zenone degli Ezzelini, ha vissuto una giornata dedicata all’arte contemporanea, dove a convergere sono stati la chiusura della personale di coppia degli artisti buranelli Andrea Tagliapietra e Mariarosa Vio, I Think I Smell a Rat, inaugurata il 12 aprile e collocata nello Spazio Scuderia della Villa; l’apertura al pubblico della collettiva allestita nella Vam Gallery titolata Dust and Roots, frutto di un percorso di Capacity Building finanziato dalla Comunità Europea; un dibattito interessante fondato su un tema che corre affiancato alla realtà e alle azioni del contemporaneo, ovvero: "Strategie di comunicazione dell’arte, tra formazione e professionismo".
A partecipare a quest’ultimo momento, coordinato da Penzo+Fiore, duo di artisti (e coppia anche nella vita) nato nel 2009 anima di Sistema 3, tra gli altri intervenuti, Camilla Bruni e Francesca Giubilei. In estrema sintesi, si è riflettuto molto nel corso della conversazione sull’importanza dei canali social e sul ruolo delle figure ibride che si occupano di comunicazione e divulgazione dell’arte contemporanea, a metà strada tra l’influencer, il curatore, il content creator e il project manager, professioni che sempre più affiancano in modo dirompente, ai fini dell’esposizione dei contenuti che offrono e delle modalità di linguaggio con cui sono espressi, quella del giornalista esperto d’arte.

Dust and Roots, Vam Gallery, San Zenone degli Ezzelini
Sistema 3, è stato ricordato, è un progetto di rete che si pone come obiettivo la generazione di processi artistici, creativi e sociali rivolti al “pieno sviluppo della persona umana” attraverso percorsi in grado di creare valore tanto economico quanto personale e culturale e fa capo, in una prospettiva che ha come finalità la rigenerazione, alla villa veneta di San Zenone, ad Alvisopoli e una ex fornace a Murano (ne abbiamo parlato qui: shorturl.at/JOyN0).
Lo spazio della Pedemontana quest’anno è stato impegnato a riflettere sul tema del Grounding, del radicare “tra la polvere della Storia”. Il gruppo di artisti selezionati attraverso il bando “Suoli incoerenti” è stato impegnato per circa due mesi in momenti di confronto, dialogo, esperienze concrete, a indagare il tema duplice della memoria e dell’ambiente, ponendosi in osservazione e in ascolto del contesto territoriale, che è diventato attore della sua narrazione attraverso i canali dell’arte. Le nove sale della Vam Gallery ospiteranno fino a 20 luglio gli esiti di questi processi creativi, realizzati – in ordine di apparizione – da Francesco Bruno Niero, Edoardo Armellin, il duo Eleven-Fortytwo, Lisa Sieni, Lucrezia Di Carne, Chiara Benzi, Daniel Bresolin, quatrième_paysage, Giulia Gaffo.
Introdotto nell’occasione inaugurale alle ore 11.42 dalla performance sonora e video degli Eleven-Fortytwo intitolata “Ararat”, dialogante con la chiesa e la cultura armena e presente in formato di registrazione nella terza sala, il percorso della mostra invita all’osservazione attenta e all’ascolto in ogni sua manifestazione del tutto integrata, o meglio radicata e germogliante, nel contesto della villa.
Una sorta di gemmazione, perché ogni prodotto creativo presente ha una propria connotazione che parla di storia e attitudine personale riferiti all’artista che l’ha pensato e realizzato, ma nel contempo ribadisce il processo vissuto in comune che ha contribuito alla sua nascita: per fare un esempio, l’esplorazione dello spazio è stata tradotta da Lisa Sieni, che viene dal mondo della danza, in un’opera che induce a compiere passi incerti su un suolo ricoperto da polvere d’argilla tra un reticolo-giungla fatto di fibre intrecciate raccolte nel verde selvatico che attornia la villa, movimento che evoca disorientamento, ricerca di una direzione; lo stesso elemento, il grounding, più affine all’idea di “messa a terra”, è stato configurato da Armellin attraverso l’installazione di tubi di alluminio che corrono nelle stanze contrapponendo i loro accordi di rette ideali alla stortezza dei muri antichi: radicando, i tubi lucenti assumono i colori degli affreschi e delle decorazioni lavorate dal tempo presenti nelle sale.
Ad accogliere nel salone principale è un’opera intessuta nella parete, compariranno in diverse sale queste opere-rammendo (di Francesco Bruno Niero) che portano in vita creature che si nutrono di detriti e polvere e altrove evocano simbologie e storie cariche di mistero; a salutare i visitatori, nella sala numero nove, immerso nel buio e nel luccichio del pulviscolo è il giardino esterno, o meglio, la sua immagine ribaltata e diventata ombra cangiante proiettata su una parete attraverso un foro stenopeico: il disegno che man mano si crea si muove e scrive il tempo, ribadisce relazioni tra esterno e interno rispecchianti i meccanismi di manipolazione della realtà messi in atto dall’umano attraverso il singolo sguardo e la percezione personale. E poi, altrove: profili di montagne di carta e un drone incapace d’atterraggio; danze amorose di fiori e chiocciole e un tappeto di ceramica che invita a non calpestare la ferinità della natura.
“Una mostra da visitare con delicatezza”, l’esortazione dei curatori, in silenzio e in solitudine, verrebbe da aggiungere, nella condizione di poter sentire in ogni sfumatura la voce di questo mondo che racconta la sua presente vita metamorfica.
La chiusura della giornata dedicata all’arte e ai linguaggi del contemporaneo è stata affidata alla proiezione di Boreana, pluripremiato documentario diretto da Manuel Toffolo e Jordan Carraro girato sull’isola di Burano, tra i cui protagonisti figurano gli artisti Tagliapietra e Vio.
Per informazioni su orari e giorni di apertura della mostra: info@villaworks.org.
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