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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Modalità lettura 1 - n.4
Una recensione di Il silenzio del mare, un brevissimo, toccante e intenso romanzo di Vercors
Pubblicato il 29-03-2020
Visto 1.719 volte
Il silenzio del mare è il titolo di un brevissimo, toccante e intenso romanzo di Vercors (Parigi, 1902-1991) tradotto da Natalia Ginzburg per Einaudi nel 1945 (Edizioni Einaudi 2015, 47 pagine, 9.50 euro).
Vercors è lo pseudonimo di Jean Bruller, il fondatore delle “Editions de Minuit” che hanno pubblicato le maggiori opere letterarie francesi della Resistenza. Questo è il primo libro che ha scritto, rimasto uno dei documenti morali più significativi della nostra epoca, ancora più importante perché scritto “con il piede straniero sul cuore”. Appena uscito, subito fatto tradurre da De Gaulle, fu paracadutato in numerose copie sull’Inghilterra, perché servisse ai soldati da incitamento.
Il racconto di questo “scrittore dell’ombra” ha cinque protagonisti: la guerra, un giovane ufficiale tedesco, un anziano zio e sua nipote, e il silenzio. Il mare è quello di un paesino sulla costa della Francia occupata dalle truppe naziste.
Nella casa del vecchio e sua nipote compare un giorno un ospite sgradito, un usurpatore, il giovane ufficiale tedesco Werner Von Ebrennac, che prende possesso di una camera al piano superiore. Il nemico della Francia è accolto da due statue di sale, che gli rifiutano ciò che possono: la parola. L’ufficiale è bello, è gentile, educato. Comprende la loro resistenza e la onora, la trova degna di rispetto; attraversa la cortina di silenzio alzata dai due e conversa da solo, senza ottenere risposte e senza dimostrare di attendersele. Parla con amore di musica, quella tedesca; conosce i grandi scrittori francesi e considera la letteratura di Francia l’espressione più alta, perché corale, del pensiero umano; descrive l’invasione della Francia come motivo di crescita e di ritrovata alleanza tra due popoli.
Trascorrono i mesi invernali, ma un giorno, dopo un breve soggiorno a Parigi, dove è stato convocato dai suoi superiori, anche Werner si fa silenzioso. La cruda realtà irrompe tra le quattro mura della casa, infrange i vetri appannati dal calore umano, e si rompe anche il silenzio.
Dal romanzo è stato tratto un film, nel 1947, diretto da Jean-Pierre Melville, e nel 2004 è uscito un film-remake diretto da Pierre Boutron, dove diventa spuma di mare, o panna montata, il legame che Werner aveva con la ragazza: il discorso tra le righe fra i due personaggi, il Tedesco e la Francese, vola molto più alto nel libro, come lo fanno del resto i personaggi di “Dolce”, in Suite Francese, di Irene Némirovsky, che raccontano una storia analoga. Eppure la narrazione di Vercos, per la sua pulizia, e per quel silenzio così musicale, così marino, che fa da contraltare alle urla pazze della guerra, penetra in così poche pagine più in profondità, scandagliando propensioni all’abisso dell’animo umano che davvero non vorremmo vedere.
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