Ultimora
19 Nov 2025 19:46
Schlein, Manildo ha umiltà dell'ascolto, non arroganza già vista
19 Nov 2025 17:52
Carron, 'il Veneto non è estraneo al declino dell'Italia'
19 Nov 2025 16:57
'La grotta del suono', 35.000 anni di note a Caorle
19 Nov 2025 16:33
Consiglio Fenice, solidarietà a Colabianchi e conferma Venezi
19 Nov 2025 15:39
Chirra e Subrizi vincono Concorso Luciano Vincenzoni di Treviso
19 Nov 2025 15:17
A Mestre la prima grande mostra su Sandro Pertini
19 Nov 2025 21:04
Caso Garlasco, Sempio: 'c'è accanimento, spero in buona fede'
19 Nov 2025 19:58
Caso Kessler, la Germania discute sul suicidio assistito
19 Nov 2025 20:40
L'Italia è in semifinale di Coppa Davis, Austria battuta 2-0, vittorie di Berrettini e Cobolli
19 Nov 2025 20:36
Inferno di fuoco nell'Ovest dell'Ucraina, strage a Ternopil
19 Nov 2025 20:33
Mario Rossi informatore, giallo sull'email ai giornali
19 Nov 2025 20:30
LIVE BLOG UCRAINA - La giornata del 19 novembre 2025
Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Qui e Ora
Andato in scena a Teatro Remondini, il nuovo spettacolo di Mattia Torre mostra a volo radente maschere e spettri degli Italiani di oggi
Pubblicato il 06-02-2013
Visto 2.652 volte
Il “qui e ora” rappresentato sul palco racconta la fragilità della condizione umana. È una fragilità che fa ridere? Sì, è evidente, a giudicare dal volume delle risate udite in sala.
Valerio Mastandrea, con Valerio Aprea, ha portato in scena ieri e lunedì al Teatro Remondini il nuovo testo di Mattia Torre che porta questo titolo. Torre è autore fra l’altro del precedente spettacolo interpretato dall’attore romano ed è noto a giovani e meno giovani per aver firmato assieme a Vendruscolo e Ciarrapico la fortunata serie televisiva Boris.
Assistendo a Qui e Ora si sorride e si ride di gusto, si ride di noi e del nostro mondo finito a ruote all’aria, come quelle dei due scooter aggrovigliati che troneggiano sul palco, ma a tratti sale in bocca uno gusto strano, salino e amaro, che forse somiglia un po’ al segnale d’inizio di un’emorragia interna tanto temuto dai due feriti sopravissuti all’incidente che dà il via al racconto.
Mastandrea-Aurelio è uno chef quarantenne, prima dello scontro stava correndo a un appuntamento di lavoro, era atteso a una trasmissione di quelle che dilagano ovunque dedicate al culto nascente dell’impiattamento. L’altro protagonista è un suo coetaneo madre-dipendente, un uomo qualunque in difficoltà con il lavoro, con la moglie e il figlio, che ha dei problemi di espressione e di connessione, per lo shock o connaturati. I due si ritrovano feriti e storditi sull’asfalto di una strada della periferia romana, vicino al raccordo anulare, in un posto che è un non-luogo: non passa nessuno, non ci sono case intorno e loro non riescono a dare ai volontari del 118 le coordinate giuste per raggiungerli (al Pronto Soccorso rispondono al telefono dei vecchi a cui bisogna ripetere nel cornetto le cose più volte, gente “volontariamente” priva di interessamento e di memoria a breve termine).
Sulla scena incombe l’Italia: è il 2 giugno, la Festa della Repubblica, e in cielo imperano, attentando al muro del suono, le Frecce Tricolori.
Il fitto dialogo che si svolge tra i due, assieme alle chiamate fatte e ricevute dai cellulari – lo spettacolo è tutto giocato sulla parola e sulla qualità della recitazione –, denuncia un’incapacità di comunicare portata all’estremo. Aurelio e il suo compagno "sulla" strada si sfidano e palleggiano come due atleti in una partita da tennis, e sul palco tra scambi di battute e sketch divertenti salgono anche i vizi e le contraddizioni di una generazione che fa i conti con la crisi sociale e falsi miti, che abita un Paese in attesa di un Master Chef da mettere ai fornelli, che è cinicamente “qui e ora”, ma che pare condannata a non esistere se non come maschera di se stessa.
Aurelio e l'altro sono due qualunque che in realtà, al di là delle circostanze, non si incontrano né si scontrano: si riflettono come in uno specchio – e il dramma vero forse è che sembra che qui e ora nessuno possa essere per l’altro un vero sconosciuto. Tra i due ex conducenti c’è un gioco di forza tutto dialettico, spesso esilarante, a tratti malinconico – e che presto rivela tutta la sua fragilità terrena – in cui le gerarchie spesso vengono sovvertite e infine si ribaltano, nell’epilogo terminano a ruote all’aria (è d’obbligo omettere la descrizione del finale di partita in un testo come questo).
Uno spettacolo pieno di sottotracce, interpretato con maestria e molto applaudito.
Più visti
Elezioni Regionali 2025
14-11-2025
Andrea Nardin: “Mi propongo non per quello che prometto ma per quello che ho fatto”
Visto 14.099 volte
Elezioni Regionali 2025
16-11-2025
Renzo Masolo: “Il mio impegno è quello di fare comunità”
Visto 10.194 volte
Attualità
15-11-2025
PFAS Pedemontana: Vicenza Istituisce il Comitato Provinciale di Coordinamento
Visto 8.718 volte
Elezioni Regionali 2025
10-11-2025
Elena Pavan: “Sono pronta a rimettermi in gioco”
Visto 20.006 volte
Elezioni Regionali 2025
14-11-2025
Andrea Nardin: “Mi propongo non per quello che prometto ma per quello che ho fatto”
Visto 14.099 volte




