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Elvio RotondoElvio Rotondo
Contributor
Bassanonet.it

Geopolitica

L’Influenza iraniana nel Medio Oriente e la presenza navale americana nel Mediterraneo

Nonostante l'isolamento e le sanzioni, l'Iran non ha mai smesso di mostrare il suo importante ruolo di attore regionale.

Pubblicato il 28-11-2023
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Rinascimento in bianco e nero

Per anni il governo iraniano ha lavorato per dotarsi dell’arma nucleare e per costruire forze e alleanze con gruppi armati che potessero agire per procura in tutto il Medio Oriente.
L'addestramento e l'armamento di gruppi di miliziani estremisti in tutta la regione sono stati i pilastri della politica estera e di sicurezza dell'Iran. Quello che la Repubblica islamica chiama "Asse della Resistenza", viene spesso descritto da altri come una "Mezzaluna sciita" (sfera religiosamente omogenea, sotto gli auspici della leadership iraniana) che si estende dallo Yemen, nella penisola arabica meridionale, attraverso l'Iraq, la Siria e il Libano, fino alla Striscia di Gaza.
Non c’è che dire, l’influenza diretta politica e militare dell'Iran nel Medio Oriente è molto estesa e contribuisce a rafforzare la rilevanza geopolitica del Paese.

Teheran sostiene di agire per proteggere i musulmani sciiti.
In particolare, supporta l’organizzazione paramilitare, Hezbollah, in Libano sin dalla guerra civile degli anni Ottanta.
Hezbollah mantiene una forza militare separata dallo Stato libanese, fornisce molti servizi di base alla popolazione e cerca di influenzare l'opinione pubblica a favore della propria causa. Si ritiene che Teheran abbia fornito al gruppo libanese potenti missili avanzati in grado di colpire navi, porti, infrastrutture energetiche e la maggior parte delle città israeliane. Teheran utilizzerebbe Hezbollah anche come deterrente contro eventuali attacchi israeliani ai suoi impianti nucleari in Iran.

Quando è scoppiato il conflitto in Siria nel 2011 il Presidente Assad è stato osteggiato dagli Stati arabi del Golfo. L'Iran ha fornito un significativo sostegno militare ed economico al suo regime. Teheran ha fornito truppe di miliziani alla Siria. Israele lo ha accusato di aver schierato ben 80.000 uomini per sostenere le forze di terra siriane, mentre la Russia forniva potenza aerea. Anche Hezbollah ha inviato combattenti dal Libano.

Dall'invasione dell'Iraq guidata dagli Stati Uniti nel 2003, l'Iran ha finanziato e addestrato gruppi di miliziani che ora costituiscono una forza separata dall'esercito iracheno. Teheran ha esteso la propria influenza all'interno del suo nemico di un tempo (guerra Iraq-Iran 1980-1988), creando milizie fedeli, acquisendo un'ampia influenza politica. L'Iraq e l'Iran sono i due più grandi paesi mediorientali a maggioranza sciita, con una forte rivalità politica ed ideologica con i paesi sunniti che dominano la maggior parte dei Paesi arabi.
È nota la dipendenza irachena dall’Iran in materia di energia elettrica.
Secondo fonti stampa esisterebbe un contrabbando di valuta pregiata verso l‘Iran e gli Stati Uniti avrebbero impedito alle banche irachene di effettuare transazioni in dollari come parte di un più ampio giro di vite sul contrabbando di dollari verso l'Iran. Ma come si suol dire, “fatta la legge trovato l’inganno” l’attività di contrabbando continuerebbe utilizzando altri sistemi: società di comodo, carte di viaggio elettroniche, negozi online, uffici di cambio etc.

Durante la guerra civile in Yemen, l'Iran ha fornito sostegno militare e addestramento agli Houthi, che si oppongono al governo riconosciuto a livello internazionale (a sostegno del quale è intervenuta una coalizione a guida saudita).
Il movimento militante sciita Houthi, è arrivato a dominare il Paese in una lunga guerra per procura, che contrappone l'Iran all'Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti. I combattimenti tra i ribelli Houthi e la coalizione saudita si sono in gran parte placati nel 2023. Il dialogo tra gli Houthi e l'Arabia Saudita, insieme alla normalizzazione iraniano-saudita, ha fatto sperare in una soluzione negoziata. La crisi umanitaria non è migliorata: 21,6 milioni di persone hanno bisogno di aiuti, tra cui 11 milioni di bambini, e più di 4,5 milioni sono gli sfollati.

Secondo alcuni analisti di Washington e Tel Aviv, per l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, Teheran avrebbe fornito almeno i mezzi e l’addestramento. Cosa smentita subito dall’Iran.
Il leader supremo dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, e altri alti funzionari iraniani hanno applaudito Hamas e minacciato di allargare la guerra, a meno che Israele non interrompa i suoi attacchi su Gaza.
Secondo un’intervista apparsa sul Teheran Times il ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, ha dichiarato che il sostegno degli Stati Uniti a Israele ha aggravato l'assalto del “regime” contro il movimento di resistenza palestinese Hamas con il massacro di civili, in particolare donne e bambini.
"Se gli israeliani non fermano la guerra e continuano con le uccisioni e i crimini contro i palestinesi, l'apertura di nuovi fronti sarà inevitabile e ciò metterà Israele in una situazione tale da fargli rimpiangere le sue azioni". Lo stesso ha aggiunto: "Hamas, la Jihad islamica e il movimento di resistenza libanese, Hezbollah, sono gruppi che agiscono in linea con gli interessi dei loro paesi. Non prendono ordini da noi”.
Il ministro ha sottolineato che Teheran non sarà spettatrice degli sviluppi regionali, ma ha anche smentito le accuse di aver inviato altre truppe iraniane in Siria, Iraq e altri Paesi della regione dallo scoppio dell'attuale conflitto a Gaza.
Con molta probabilità l’Iran non avrebbe interesse all’escalation regionale poiché sa di non poter vincere una guerra convenzionale, anche se la minaccia dei missili balistici iraniani ha continuato a progredire per gittata e precisione. (I droni fanno parte di questa minaccia).
Dal punto di vista cyber security, il mese scorso, dall'inizio della guerra di Israele contro Hamas, un gruppo di hacker iraniani avrebbe preso di mira industrie israeliane nei settori dei trasporti, della logistica e della tecnologia.
Teheran, finora, sembra abbia colto già due risultati e cioè il deragliamento degli accordi di Abramo tra Arabia Saudita e Israele e l’allineamento di Cina e Russia sulla questione palestinese.

Dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas, il dispiegamento navale statunitense nel Mediterraneo ha raggiunto livelli raramente visti negli ultimi 40 anni. Con più di 15 navi di superficie e oltre 15.000 soldati, senza contare i sottomarini di scorta, la risposta americana va oltre la semplice rassicurazione e riflette le reali preoccupazioni per il rischio di escalation regionale, in particolare con l'Iran. Gli USA avrebbero dispiegato anche una batteria THAAD (Terminal High Altitude Area Defense) e ulteriori battaglioni Patriot in tutta la regione allo scopo di aumentare la protezione delle forze statunitensi.

In particolare, nel Mediterraneo sono presenti due gruppi d’attacco navali delle portaerei americane: Ford ed Eisenhower.
Il Carrier Strike Group della USS Gerald R. Ford è arrivato il 10 ottobre nel Mar Mediterraneo orientale, per scoraggiare qualsiasi attore che cerchi di inasprire la situazione o allargare la guerra. Le forze presenti nell'area comprendono la portaerei USS Gerald R. Ford (CVN 78), con i suoi 8 squadroni di aerei d'attacco e di supporto, e l'incrociatore con missili guidati USS Normandy (CG 60) della classe Ticonderoga, nonché i cacciatorpediniere con missili guidati USS Thomas Hudner (DDG 116), USS Ramage (DDG 61), USS Carney (DDG 64) e USS Roosevelt (DDG 80) della classe Arleigh Burke.
Il cacciatorpediniere USS Carney ha abbattuto missili e droni lanciati dai ribelli Houthi in Yemen. Il 20 ottobre scorso, la nave ha intercettato tre missili che, secondo il Pentagono, sono stati lanciati dai ribelli Houthi in direzione di Israele; si tratta della prima azione diretta degli Stati Uniti in difesa di Israele nella guerra in corso con Hamas.

La USS Dwight D. Eisenhower è partita dal suo porto di origine a Norfolk, Va. Il 14 ottobre, nell'ambito di un programma di dispiegamento, si presume per dare il cambio al Gerald R. Ford Carrier Strike Group, già in servizio nel Mediterraneo. Il dispiegamento di sei mesi della Ford è stato prolungato.
Il Dwight D. Eisenhower Carrier Strike Group è arrivato nel Mediterraneo, dopo aver attraversato lo Stretto di Gibilterra insieme al cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke USS Gravely (DDG 107) e all'incrociatore della classe Ticonderoga USS Philippine Sea (CG 58). L'Ike Carrier Strike Group condurrà un dispiegamento regolarmente programmato nell'area di responsabilità del Comando europeo degli Stati Uniti a sostegno delle attività di vigilanza rafforzata e delle operazioni con gli alleati e i partner della NATO.
L'Italia ha schierato le due fregate Margottini e Fasan al largo di Gaza e del Libano a presidiare l'area del Mediterraneo di fronte a Israele dopo l'operazione congiunta Nato insieme alle due portaerei americane Eisenhower e Gerald Ford.

Secondo quanto riferito dagli osservatori navali, la USS Bataan (LHD-5) e la USS Carter Hall (LSD-50) sono nel Mar Rosso. Le due navi hanno raggiunto la nave da guerra anfibia USS Mesa Verde (LPD-19). La 26esima Unità di Spedizione dei Marines è imbarcata sulle tre navi da guerra.

Il rafforzamento navale ha lo scopo di impedire che il conflitto nel sud di Israele si espanda in altri luoghi, oltre che fungere da deterrente nei confronti di paesi o gruppi che volessero unirsi ad Hamas contro Israele.
Secondo quanto riportato da Usni news, oltre alle forze statunitensi, anche la Francia e il Regno Unito hanno inviato navi da guerra. La nave da guerra anfibia francese Tonnerre (L9014) si è unita a due fregate missilistiche nella regione, mentre la Royal Navy ha inviato la nave da sbarco classe Bay RFA Lyme Bay (L3007) e la nave ausiliaria RFA Argus (A135).

Nell’ambito della contrapposizione USA - Iran, è altresì importante ricordare la presenza della 5a Flotta, attualmente dispiegata nel Golfo Persico nella base di Manama, Bahrain. La sua area di operazione è di circa 2,5 milioni di miglia quadrate di superficie acquatica e include il Golfo Arabico, il Mar Rosso, il Golfo di Oman, il Golfo di Aden, il Mar Arabico e parti dell'Oceano Indiano. Questa area, che comprende 21 nazioni, include tre punti critici di strozzatura nello Stretto di Hormuz, nel Canale di Suez e nello Stretto di Bab al Mandeb.

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