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Ambiente

La Regione ci succhia l'acqua

Comuni del Brenta in subbuglio per il progetto di sfruttamento dell'acquifero del fiume di Veneto Acque Spa. Previsto un abbassamento della falda di 68 cm. L'assessore provinciale Pellizzari: “Assieme ai sindaci per limitare i prelievi”

Pubblicato il 05-10-2011
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Elena Pavan

Si chiama “Derivazione dalle falde del Medio Brenta” ed è il progetto definitivo redatto da Veneto Acque Spa, società regionale, per definire le quantità di prelievo dalla falda del Brenta. Il prelievo previsto è di 950 litri al secondo senza opere di ricarica a monte.
Il che si tradurrà in un abbassamento della falda di ben 68 centimetri nel raggio di 4 chilometri, per un totale di 50 chilometri quadrati. Questo secondo gli studi e i monitoraggi effettuati dall’Università di Padova in collaborazione con il Centro Idrico di Novoledo.
Il territorio interessato è quello dei Comuni di Carmignano di Brenta, Cittadella, Fontaniva, Pozzoleone, Cartigliano, Nove e Bassano del Grappa i cui primi cittadini hanno sollevato una vivace protesta di fronte a un ente regionale che sembra non tener conto delle loro ragioni.

L'intervento regionale "Derivazione delle falde del Medio Brenta" interessa il territorio compreso tra Carmignano di Brenta e Bassano del Grappa

Ragioni che vengono sostenute con fermezza dall’assessore provinciale ai Beni Ambientali e alle Risorse Idriche Paolo Pellizzari che si schiera accanto ai sindaci e ha più volte cercato, fino ad oggi invano, un contatto diretto con l’assessore regionale competente Maurizio Conte.
“In merito all’accordo di programma per la tutela delle risorse idriche superficiali e sotterranee del fiume Brenta e alle mancate opere di ricarica ho scritto in Regione e sto cercando un contatto diretto - spiega Pellizzari- Riguardo all’acquifero del Brenta, la Provincia ha realizzato il modello matematico sulla ricarica delle falde e il progetto Democrito, altro studio fondamentale per la ricarica dell'acquifero del Brenta. Abbiamo fornito dunque tutte le indagini del caso, ma non c’è stato coinvolgimento. Spiace molto questo atteggiamento della Regione, laddove fino a poco tempo fa la collaborazione era proficua e positiva”.
Il problema è - come informa ancora la Provincia - che il progetto regionale da un lato amplia l’impianto irriguo, portando beneficio all’agricoltura, dall’altro aumenta i prelievi dal Brenta, ne diminuisce la portata e quindi la capacità disperdente soprattutto nei mesi estivi, proprio quando di acqua ce n’è meno. Altra conseguenza negativa è la minore diluizione dei reflui del depuratore di Bassano, con grave rischio per la qualità dell’acqua del Brenta e dei Comuni rivieraschi.
“I sindaci dei Comuni interessati - aggiunge Pellizzari - hanno espressamente chiesto di recente che il progetto definitivo venga rigettato dalla Commissione VIA perché potenzialmente dannoso per il territorio proprio alla luce degli scenari emersi dal Modello matematico idrogeologico ovvero proprio le indagini condotte dalla Provincia. Non posso dunque che trovarmi d’accordo con loro ed anzi confermare il mio impegno a confrontarmi con la Regione Veneto a difendere gli interessi del territorio vicentino e chiedere una maggiore attenzione da parte dell'Assessore Regionale Conte”.
Crescente la preoccupazione dei sindaci. Anche perché nella legge di bilancio della Regione Veneto 2011 e previsionali successivi, i finanziamenti per gli interventi di salvaguardia idrica richiesti dal territorio dell’area Brenta sono insufficienti e scarsamente definiti.
“La Regione - afferma Pellizzari - pensa intanto a prelevare l’acqua, con un rischio di compromissione della falda che allarma poiché il prelievo non viene compensato con certezza da una uguale ricarica, con un bilancio idrico destinato a incrementare il passivo.”
L’appello è rivolto insomma alla Commissione VIA e all’assessore regionale competente.
“Mi affianco ai sindaci - conclude Pellizzari - e a nome della Provincia chiedo ancora una volta un coinvolgimento diretto e una ulteriore valutazione del caso”.

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